Arresti della Polizia di Stato
Alle prime ore di stamane la Squadra Mobile della Questura di Roma ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di alcuni indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi ed accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, tutti aggravati dall'art. 7 l. 203/1991 per aver agevolato l'operatività della 'ndrangheta, con articolazioni territoriali operanti in Calabria e nella provincia di Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.
1. CREA Enrico Rocco, nato a Stilo (RC) il 10.02.1958;
2. CREA Massimiliano, nato a Roma il 24.08.1971;
3. CREA Mario, nato a Roma il 02.11.1988;
4. BAVA Mirko, nato a Soverato (CZ) il 26.08.1993;
5. PISANI Marco, nato a Roma il 01.07.1968;
6. COSSU Sebastiano nato ad Oliena (SS) il 24.10.1961;
7. MANCINI Valter, nato a Roma il 28.10.1965.
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, si sono concentrate sulle attività criminali poste in essere dagli appartenenti alla famiglia calabrese dei CREA insediatasi nella Capitale da diversi anni ed originaria di Stilo (RC), centro dell'alto ionio reggino situato tra i comuni di Monasterace e Guardavalle, già teatro nel recente passato di violente faide tra famiglie di 'ndrangheta e, da ultimo, della nota "faida dei boschi" che ha mietuto diverse decine di morti ammazzati tra i clan contrapposti.
Proprio l'elevata ostilità tra le famiglie di 'ndrangheta operanti nel centro di Stilo ha determinato, alcuni anni orsono, alcuni membri della famiglia CREA a trovare spazio fuori dalla Calabria.
In primis i fratelli CREA Adolfo, 1971, e CREA Aldo Cosimo, 1974, cugini degli odierni arrestati, i quali fuggiti dalla guerra di mafia contro i GALLACE-NOVELLA che li stava vedendo soccombere, si stabilirono a Torino all'inizio degli anni 2000 per poi essere arrestati il successivo 8 giugno 2011 per il reato di associazione di tipo mafioso, nel corso dell'operazione "Minotauro".
Da qui il mutamento della stessa struttura portante del "Locale" di 'ndrangheta di Stilo che ha visto emergere, in maniera preponderante, la famiglia mafiosa dei GALLACE di Guardavalle a discapito dei NOVELLA, dei VALLELUNGA e dei SIA-PROCOPIO, un tempo capi incontrastati di quel territorio.
E' stata documentata la penetrazione del gruppo CREA nel territorio della Capitale ed, in particolare, nel quartiere di Primavalle ove gli stessi sono riconosciuti come autonomo gruppo criminale e gestiscono diversi bar e attività commerciali in zona che hanno rappresentato, nel corso delle investigazioni, un "punto di incontro" e di riferimento per altri personaggi legati alla criminalità.
Tra le eterogenee attività criminali espletate dalla famiglia CREA sono state evidenziate lo spaccio di sostanze stupefacenti e le estorsioni in danno di commercianti, tenuto anche conto che - proprio grazie alla gestione diretta di attività commerciali - i CREA sono riusciti ad inserirsi nel tessuto economico, commerciale e sociale del quartiere, imponendo la loro presenza nel territorio.
A conferma della pericolosità criminale degli odierni arrestati sono state acquisite anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia CRETAROLA Gianni - esecutore materiale dell'omicidio di FEMIA Vincenzo ritenuto il "referente romano" del noto clan NIRTA di San Luca (RC) - il quale ha riferito, con dovizia di particolari, la struttura criminale dei CREA ed i suoi collegamenti operativi con altre organizzazioni presenti nella Capitale, primo tra tutte il clan ALVARO di Sinopoli (RC).
E' emerso, in particolare, il ruolo criminale preminente di CREA Enrico Rocco, 1958, e del fratello Umberto, 1955, che, nonostante le restrizioni dello stato di detenzione in cui si trovavano, inviavano nel corso dei colloqui in carcere le disposizioni esecutive che venivano puntualmente eseguite, in maniera sistematica, dagli altri componenti ed affiliati della famiglia.
In particolare, è interessante rilevare come i componenti più giovani della famiglia, BAVA Mirko e CREA Mario, si recavano periodicamente ai colloqui in carcere, portando notizie e ricevendo le disposizioni che poi distribuivano agli altri affiliati. Riguardo ai predetti BAVA e CREA, gli stessi venivano arrestati, lo scorso 8 maggio, poiché trovati in possesso rispettivamente di un'arma da fuoco priva di matricola e diverse munizioni e di due manufatti esplosivi artigianali.
Oltre a CREA Umberto ed Enrico Rocco le redini della famiglia erano tenute anche dall'altro fratello CREA Massimiliano, il quale era prevalentemente deputato alla gestione dei traffici di sostanze stupefacenti.
Da ultimo l'attività della Squadra Mobile ha documentato la presenza di altre "giovani leve" che si occupavano di tutte le attività operative della famiglia CREA che andavano dall'incombenza di "fare da autista" agli anziani del sodalizio, all'accompagnamento di "ospiti" che venivano dalla Calabria ed, infine, dall'utilizzo quale "manovalanza spiccia", quando era necessario utilizzare violenza o minacce verso terzi, anche con l'uso delle armi da fuoco, ovvero per dirimere controversie.
Tra questi, oltre ai citati BAVA Mirko e CREA Mario, anche VANNICOLA Jacopo, genero di CREA Enrico Rocco - arrestato il 22.04.2014 per detenzione di sostanza stupefacente del tipo cocaina - MANCINI Valter e COSSU Sebastiano che detenevano illecitamente elevate quantità di sostanze stupefacenti di varia natura destinate alla cessione a terzi.
In particolare, proprio l'arresto di VANNICOLA Jacopo creerà grande fermento all'interno della famiglia CREA confermando, in tal modo, che il traffico di sostanze stupefacenti costituiva l'attività principale del sodalizio criminale e determinando i CREA ed i principali affiliati all'organizzazione ad disporre un vero e proprio summit presso un bar in zona Primavalle.
Tra gli indagati, colpiti da provvedimento cautelare in carcere, è stato altresì identificato un poliziotto, in servizio presso la Squadra Mobile, che è ritenuto responsabile di essersi introdotto nel sistema d'indagine Interforze SDI, con abuso dei poteri ed in violazione ai doveri inerenti il servizio, per raccogliere informazioni in merito ad indagini a carico dei soggetti coinvolti nell'indagine, reato parimenti aggravato dall'art. 7 l. 203/1991.