Eseguita una nuova ordinanza dalla squadra mobile. Si aggrava la posizione di Giovanni Battista Ceniti
Ieri pomeriggio, la Squadra Mobile di Roma ha notificato una ordinanza cautelare a Giovanni Battista CENITI, già detenuto perché ritenuto responsabile, in concorso con altre persone, dell'omicidio di Silvio Fanella; il giovane ora è accusato anche del tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato e in concorso con Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa.
Come si ricorderà, il 3 luglio scorso un commando composto da almeno tre uomini fece irruzione nell'abitazione di Fanella, in via della Camilluccia. Ne nacque una colluttazione, all'esito della quale il predetto, già coinvolto e condannato in primo grado per le vicende legate alla truffa Telecom Sparkle - che avevano visto coinvolto il noto Gennaro Mokbel - rimase ucciso da un colpo d'arma da fuoco che lo raggiunse al petto. Nella circostanza, rimase ferito anche un componente del gruppo, Giovanni Battista Ceniti, che venne abbandonato sul ciglio della strada, forse perché creduto morto.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile romana, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, avevano già consentito di arrestare, il 7 settembre scorso, altri due partecipanti al delitto, Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, il primo legato all'eversione nera; a loro carico, il G.I.P. aveva contestato, in una ordinanza restrittiva della libertà personale, l'omicidio e il tentato sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato in concorso. Proprio quest'ultima imputazione è stata ora elevata anche nei confronti di Giovanni Battista Ceniti, detenuto sino a ieri solo per il concorso in omicidio.
La volontà di sequestrare Fanella, probabilmente al fine di estorcergli indicazioni circa il nascondiglio ove erano detenuti i beni di illecita provenienza accumulati in occasione dei fatti per i quali era stato condannato in primo grado, è emersa già nel corso delle prime attività, circostanza nella quale furono rinvenuti sulla scena del crimine alcuni oggetti, segnatamente fascette di plastica da elettricista e nastro adesivo, contenuti in una borsa lasciata sul posto dagli attentatori, utili all'immobilizzazione della vittima. Un ulteriore elemento di conferma all'ipotesi del sequestro, ora contestata anche a Ceniti, lo si acquisisce dagli accertamenti preliminari condotti sul materiale in sequestro, in particolare su una torcia che, in realtà, è risultata essere una pistola elettrica tipo taser, utile a stordire, con una violenta scarica elettrica, un uomo, rendendolo inerte.
Altrettanto rilevante, sotto il profilo investigativo, è il fatto che, all'esito delle attività tecniche delegate al Servizio di Polizia Scientifica, è emerso che le armi presenti sulla scena del crimine fossero due, probabilmente una beretta mod. 34 cal. 9, dalla quale è stato esploso il colpo che ha ferito mortalmente Fanella, e una pistola a salve modello kimar 85, opportunamente modificata e idonea a esplodere cartucce del medesimo calibro.
Proseguono le indagini della Squadra Mobile volte a identificare i basisti romani e gli organizzatori del tentato sequestro di Fanella: in tale contesto figura, tra gli indagati per l'omicidio, Emanuele Macchi di Cellere, ex terrorista dell'estrema destra con precedenti per associazione terroristica, banda armata e detenzione di materiale esplodente, noto militante dei movimenti neofascisti romani negli anni '70 e '80, tra i protagonisti del Movimento Rivoluzionario Popolare e considerato persona di fiducia di Pierluigi CONCUTELLI, quest'ultimo membro di Ordine Nuovo e condannato per l'omicidio del Giudice Vittorio OCCORSIO.
Macchi Di Cellere, di nobili natali, nato e cresciuto ai Parioli, ma da tempo residente a Ostia, era stato arrestato il 3 marzo 2012 in quanto sorpreso nel porticciolo della Marina aeroporto di Sestri Ponente, a Genova, con 165 chili di cocaina purissima, per un valore superiore agli 8 milioni di euro, proveniente da Santo Domingo e destinata al mercato della Capitale; attività quest'ultima coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo ligure.
Gli agenti della Squadra Mobile avevano individuato Macchi Di Cellere in Francia, ove si era rifugiato a bordo del suo 10 metri a vela, la CISGASHOW 34. L'uomo, condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per quel reato, era evaso dagli arresti domiciliari, ai quali era ristretto, da scontarsi presso la sua abitazione a Ostia; la Corte d'Appello di Genova, su richiesta della Procura Generale, aveva ripristinato a suo carico la custodia cautelare in carcere. Le ricerche nel Sud della Francia, condotte dagli Agenti della Squadra Mobile, della Polizia transalpina e dell'Interpol, hanno permesso di localizzare il natante tra oltre 5000 imbarcazioni: Macchi era stato sorpreso, nel pomeriggio del 9 settembre, mentre rientrava sulla sua barca dopo che si era recato a fare la spesa per la cena.