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“Vasaio” pusher arrestato dalla Polizia al Casilino

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polizia di stato

sequestrati nel suo appartamento-laboratorio oltre 10 kg di stupefacenti tra marjiuana, hashish e cocaina.

Gli orizzonti commerciali nelle attività di spaccio si ampliano e la specializzazione si sostituisce ad una attività conosciuta negli ambienti investigativi come "politraffico".

E' la nuova tendenza generata dalle necessità di un progressivo adeguamento ad un mercato in continua evoluzione e che interessa anche alcune zone della capitale.

Sempre più spesso infatti le Forze dell'Ordine si trovano di fronte a spacciatori che preferiscono non specializzarsi su una sola sostanza, ma "adattarsi" alle richieste dei loro clienti.

E' il caso di D.A. cittadino albanese di 42 anni che è stato sorpreso dagli agenti del Commissariato Trevi con oltre 10 kg di sostanze stupefacenti.

Gli investigatori, diretti dal dr. Lorenzo Suraci, sono arrivati a lui nel corso di alcuni servizi antidroga e grazie al pedinamento di diversi clienti abituali, con i quali il cittadino albanese manteneva dei frequenti rapporti commerciali.

Quando nella tarda mattinata di ieri hanno fatto irruzione all'interno del suo appartamento in Via Onifai, nel quartiere Casilino, i poliziotti hanno sequestrato circa 7 Kg di marijuana idroponica, coltivata e prodotta in Albania, 3 kg di hashish suddivisi in 30 panetti e circa mezzo kg di cocaina.

L'abitazione, che viene utilizzata dal pusher anche come laboratorio per la lavorazione della terracotta, è stato allestita e organizzata per "lavorare" le sostanze stupefacenti tagliarle e confezionarle anche per la vendita al dettaglio.

Gli investigatori hanno infatti sequestrato, oltre alla cospicua quantità di droga, anche il materiale per le lavorazioni.

Oltre 1 Kg. di sostanza da taglio, una pressa artigianale per il confezionamento dei panetti, un frullatore, diversi bilancini elettronici e rotoli di cellophane.

I poliziotti stanno ora concentrando la loro attenzione su numerosi appunti manoscritti sui quali sono indicate cifre e nominativi e su 4 telefoni cellulari probabilmente utilizzati dal giovane per mantenere i contatti con i suoi clienti.

L' attività di D.A., secondo gli investigatori si sarebbe concretizzata attraverso una duplice veste di spacciatore al dettaglio e grossista.

Le indagini proseguono quindi per accertare eventuali collegamenti con organizzazioni criminali est europee e se ed in qualche modo la sua attività artigianale possa essere utilizzata o collegata con l'attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le sostanze venivano infatti compattate in mattoncini riportanti la lettera "P", iniziale della parola albanese "Poçar"il cui significato è appunto "Vasaio".


23/03/2013

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