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Roma. Cannibalizzavano societa’ dopo averle ridotte al fallimento

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Eseguite tredici misure di custodie cautelari tra Guidonia, Napoli ed Avellino

Avevano messo in piedi un vero e proprio sodalizio criminoso che si articolava tra Guidonia, Napoli ed Avellino. Cannibalizzavano società dopo averle ridotte al fallimento infiltrandosi nei C.d.A..

L'operazione denominata "Malafemmina" condotta dagli uomini del Commissariato Tivoli, ha portato questa mattina all'esecuzione di tredici misure di custodia cautelare emesse dall'Autorità Giudiziaria.

Per tutti l'accusa è di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, estorsione, truffa aggravata, ricettazione e circonvenzione di incapace.

Il modus operandi era sempre lo stesso. Utilizzo di nomi falsi, sedi fittizie di uffici e depositi e pagamenti effettuati su conti correnti che venivano svuotati.

Il gruppo prima rilevava delle attività in difficoltà economica, sostituendo l'amministratore originario con una "testa di legno" poi, dopo averne acquisito il controllo, ne prosciugava le restanti risorse.

Prima dell'epilogo, che portava le società all'inevitabile fallimento, l'organizzazione, acquistava una svariata quantità di merce omettendo poi di pagarla ai fornitori.

Molte le società "vittime" dei raggiri del sodalizio. Più di 70 i fornitori truffati, per un "bottino" complessivo di circa 3 milioni di euro accertati.

S.C., napoletano di 47 anni, era la "mente" del gruppo. Assieme alla compagna, S.B. di 39 anni, si occupava della ricerca delle ditte da raggirare nel territorio laziale e delle "basi" da adibire a deposito merci.

I loro principali "dipendenti" erano D.M.G. e E.R., entrambi napoletani di 38 anni.

Il primo si occupava di scovare dei dati relativi alle aziende "esca".

Il secondo era il "ragioniere" del gruppo. Era lui che si relazionava con i fornitori cercando di accaparrarsi la loro fiducia ottenendo così, ingenti quantitativi di merce con la formula del pagamento dilazionato.

D.M.G. si occupava di trasportare e scaricare la merce nei magazzini- deposito.

La merce acquistata veniva poi rivenduta attraverso canali preferenziali a parenti ed amici.

La stessa "attività" era stata messa in campo anche, sul territorio napoletano. A gestire questo altro ramo dell'associazione c'era il fratello del napoletano, S.G. di 48 anni.

E' stata la denuncia di un imprenditore locale che, caduto nella rete dell'organizzazione, si è rivolto agli agenti del Commissariato di Tivoli, a far scattare le indagini.

L'uomo che gestiva assieme al figlio una società di autotrasporti, attraverso dei conoscenti, era stato contattato da un componente del gruppo, D.M.G., di 38 anni, che approfittando delle difficoltà dell'uomo si era offerto di aiutarlo ad uscire dalla crisi proponendogli come amministratore uno dei complici.

In breve tempo, i due erano riusciti a raggirare il figlio dell'uomo e dietro continue minacce erano riuscii a spolpare i conti correnti della ditta ed a ottenere migliaia di euro di merci dai vari fornitori riempiendo la società di ulteriori debiti.

Gli investigatori si sono messi subito al lavoro.

Attraverso una serie di indagini, compiute anche grazie alla fattiva collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Avellino, sono riusciti a ricostruire l'attività criminosa del sodalizio.

Le perquisizioni effettuate presso le abitazioni dei tredici arrestati e presso i magazzini adibiti a deposito, hanno portato al rinvenimento di numerose merci facenti capo alle società "rilevate" dal gruppo.

Per S.C.,S.G.,S.B., D.M.G., E.R., L.S., V.M. è scattata la misura di custodia cautelare in carcere. Gli altri sei componenti del gruppo, S.M., S.G., E.G., U.A.,I.A., e P.F, sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari.


04/05/2011

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