La Squdra Mobile di Reggio Emilia prosegue nell'operazione che h aportato ad oltre 200 denunce per truffa ai danni dello Stato: ieri sono scattate altre 5 denunce.
La possibilità di "emergere" dal lavoro nero per cittadini stranieri extracomunitari che alla data del 1° aprile 2009 prestavano attività lavorativa come colf e badanti era stata prevista dalla Legge 102/2009 con la quale i datori di lavoro italiani, stranieri comunitari o extracomunitari potevano presentare dichiarazione di emersione dal 1° al 30 settembre 2009 nei confronti di lavoratori extracomunitari che alla data del 30 giugno 2009 erano occupati irregolarmente, da almeno tre mesi, come addetti al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare o all'assistenza di persone affette da patologie o handicap, che ne limitano l'autosufficienza e continuavano ad essere occupati nello svolgimento delle citate attività, alla data di presentazione della domanda.
Oltre a tali requisiti la legge prevedeva che i datori di lavoro potessero presentare dichiarazioni di emersione per un numero massimo di tre lavoratori, in particolare una dichiarazione per colf e due per badanti.
Le prescrizioni della legge 102 prevedevano un reddito annuo non inferiore a ventimila euro nel caso di richiesta di emersione per colf, mentre per la regolarizzazione di badanti era necessaria una certificazione rilasciata da struttura sanitaria pubblica o da medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale attestante la sussistenza della limitazione dell'autosufficienza della persona per cui si richiedeva l'assistenza al momento in cui era sorto il rapporto di lavoro con il cittadino extracomunitario.
Inoltre sia nei casi di lavoro domestico o di assistenza alla persona, era previsto il pagamento di un contributo forfettario di 500 euro per ciascun lavoratore da regolarizzare.
Le modalità di presentazione delle istanze prevedevano in via esclusiva che la dichiarazione di sussistenza del rapporto di lavoro dovesse esser presentata esclusivamente per via telematica allo sportello unico per l'Immigrazione presso la Prefettura-U.T.G. competente del luogo ove era in atto il rapporto di lavoro, la cui ricevuta doveva essere consegnata dal datore di lavoro al lavoratore ai fini dell'attestazione dell'avvenuta presentazione della domanda di emersione.
Lo sportello unico per l'Immigrazione dopo aver ricevuto le domande dal sistema informatico del Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno avrebbe provveduto alla verifica del numero massimo di domande consentite da parte dello stesso datore di lavoro, considerando "irricevibili" quelle in esubero e successivamente avrebbe acquisito dalla Questura il parere sull'insussistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore extracomunitario e dopo un'ulteriore verifica dei requisiti indicati avrebbe proceduto alla stipula del contratto di soggiorno fra datore di lavoro e lavoratore.
Dallo scorso mese di gennaio la Squadra Mobile di Reggio Emilia in collaborazione con l'Ufficio Immigrazione per gli aspetti di relativa competenza ha avviato una serie di accertamenti su "pratiche" di emersione relative inizialmente a datori di lavoro che avevano presentato istanze in numero superiore a quello consentito dalla Legge.
I sospetti dei poliziotti della Squadra Mobile venivano poi confermati da quelli che progressivamente emergevano nel corso della trattazione delle istanze presso lo Sportello Unico per l'Immigrazione della Prefettura.
Questi risultavano aver presentato un numero di istanze di emersione superiore alle tre consentite dalla Legge.
I preliminari accertamenti consentivano di avviare una complessa ed articolata attività di indagine basata su:
ü verifica del numero di dichiarazioni presentate dal datore di lavoro
ü verifica della presenza del lavoratore nel luogo indicato sull'istanza
ü rintraccio di quelli che apparivano "falsi beneficiari" della legge e raccolta delle loro dichiarazioni
ü convocazione dei falsi datori di lavoro
Tale attività investigativa consentiva di accertare in tutti i casi esaminati l'insussistenza ab origine del rapporto di lavoro e quindi l'assenza dell'aspirante colf o badante nel luogo di lavoro indicato e che la maggior parte dei lavoratori non sono stati rintracciati nei luoghi di lavoro.
Al termine dell''indagine condotta da un pool di investigatori dedicatisi all'analisi di 258 casi e durata 6 mesi ha consentito di evitare una colossale truffa ai danni dello Stato e di denunciare 46 datori di lavoro per i reati di favoreggiamento della permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari clandestini al fine di trarne ingiusto profitto e di false dichiarazioni a pubblico ufficiale nonché, in concorso con 204 falsi lavoratori per il reato di truffa e tentata truffa.
Nella maggior parte dei casi lo stesso falso datore di lavoro, privo di qualsiasi reddito dichiarato, aveva proceduto all'invio di diverse decine di istanze nei confronti di altrettanti falsi lavoratori con i quali vi era stato semplicemente un accordo truffaldino che prevedeva la consegna di ricevute di presentazione da parte del datore di lavoro, fondate su false dichiarazioni di lavoro, e la dazione di somme di denaro che oscillavano tra i 2500 e i 3000 euro da parte di falsi lavoratori consapevoli dell'inesistenza del rapporto di lavoro, con lo scopo finale di ottenere il permesso di soggiorno.
E' risultato che molti dei falsi datori di lavoro proponevano "l'affare" agli stranieri clandestini rintracciati in vari luoghi quali giardini pubblici, bar ed in genere posti di aggregazione per extracomunitari.
Le indagini della Squadra Mobile proseguono lungo la direttiva tracciata dai primi risultati dell'operazione: ieri gli investigatori hanno infatti denunciato altre 5 persone.
Nel mirino dei poliziotti sono finiti 2 datori di lavoro italiani, un 77enne reggiano ed un 48enne della provincia modenese, entrambi pregiudicati e 3 stranieri, 1 cinese e 2 marocchini.
L'accusa, come per i precedenti denunciati, è di truffa ai danni dello Stato.