La Legge 3 agosto 1998, n. 269 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori” ha introdotto nell’impianto penale italiano una serie di disposizioni che perseguono, severamente, le parafilie orientate verso i bambini. Nell’agosto del 2017, la direttiva tesa a precisare le aree d’intervento dei comparti delle specialità, ha affidato alla Polizia Postale e delle Comunicazioni la competenza privilegiata nel contrasto a quei reati, esecrabili.
La Polizia Postale, da sempre particolarmente impegnata nell’attività di salvaguardia dei minori e di tutte le fasce deboli, nel corso del 2020 ha monitorato 33.681 siti, oscurando 2.446 spazi web; ha proceduto all’arresto di 69 persone e ne ha denunciate 1.192 per reati relativi allo sfruttamento sessuale online di minori.
In tale ambito, un noto medico della provincia di Ravenna è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari al termine di una complessa e articolata indagine svolta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna in materia di pedopornografia online.
L’indagine, coordinata dal P.M. dott. Bruno Fedeli della Procura della Repubblica di Bologna e dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, trae origine dall’attività a carico di un altro utente dedito allo scambio di immagini e video prodotti mediante lo sfruttamento sessuale di minori degli anni 18.
I successivi accertamenti hanno condotto gli investigatori direttamente al professionista ravennate, responsabile di detenzione e cessione di materiale di pornografia minorile.
Nel corso della perquisizione eseguita dagli operatori della Polizia Postale nel novembre scorso, l’uomo, consapevole dell’illiceità delle sue condotte e pensando di riuscire ad occultarne le tracce, cercava di disfarsi del proprio cellulare che veniva prontamente recuperato dagli Agenti.
L’analisi dello smartphone e dei dispositivi sequestrati durante la perquisizione permetteva di rilevare la presenza di oltre 400 files tra immagini e video a contenuto pedopornografico, nonché di numerosissime chat su diverse piattaforme social da cui è emerso un chiaro interesse dell’indagato a reperire materiale ritraente minori anche di età prepubere.