Acquistavano armi micidiali per corrispondenza dalla Polonia, eludendo i divieti previsti dalla legge italiana. E’ stata svolta un’attività d’indagine nei confronti di 80 soggetti residenti in Italia – i quali hanno acquistato per corrispondenza dall’estero armi ad aria compressa con potenza superiore a 7,5 joule, considerate quindi, armi da fuoco. In tale contesto sono state sequestrate oltre 90 armi detenute illegalmente. Gli investigatori di 48 Squadre Mobili[1], coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, a partire dalle prime ore della mattina del 13 giugno 2018, hanno effettuato 78 perquisizioni in tutto il territorio nazionale, in esecuzione di un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna nei confronti di altrettante persone, residenti in diverse località della penisola, tutte indagate in ordine al reato di cui all’ art. 17 L. 110/75 (acquisto di armi per corrispondenza), nonché per detenzione illegale di armi comuni da sparo/armi clandestine, reati commessi fra il 2016 ed il 2017, quando gli indagati acquistavano dalla Polonia armi ad aria compressa con potenza superiore ai limiti consentiti dalla legge italiana per la libera vendita, ovvero superiore a 7.5 Joule, considerate quindi secondo la legislazione vigente, armi da fuoco.
I fatti traggono origine nel Settembre 2016, quando gli uomini della Squadra Mobile e della Sezione Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Enna, acquisivano la notizia che un soggetto residente nella provincia ennese aveva acquistato svariati prodotti da negozi on-line, fornendo dati di pagamento di carte di credito rivelatesi essere clonate. Pertanto, all’epoca, gli investigatori del capoluogo siciliano predisponevano idoneo servizio al fine di intercettare parte della merce provento del delitto di truffa, nella cittadina di Centuripe. Gli agenti, quindi, monitoravano un corriere intento ad effettuare consegne nel centro di Centuripe e nella circostanza sorprendevano un uomo, poi identificato in P. V., intento a ritirare, dall’addetto della società di trasporti, il pacco contenente la merce truffata, oggetto della denuncia di un commerciante. L’uomo sottoposto a perquisizione presso la sua abitazione ubicata in quella cittadina, veniva trovato in possesso di altra merce di apparente provenienza illecita, per lo più acquistata on line[2]. Tra la merce rinvenuta, sottoposta a sequestro, vi era un fucile ad aria compressa di fabbricazione turca, cal. 22 (5,5 mm), completo di munizionamento, nonché un cannocchiale di precisione per fucile, il tutto acquistato presso una società avente sede in Polonia. La predetta arma risultava essere di potenza pari a 27 joule, pertanto non di libera vendita, nonché clandestina, in quanto mancante dei requisiti di legge circa la sua introduzione del territorio nazionale.
In considerazione delle risultanze acquisite l’uomo all’epoca veniva tratto in arresto poiché colto nella flagranza dei reati di ricettazione di merce provento di truffa, ex art. 648 c.p. nonché di detenzione di arma clandestina, ex art. 23, comma 1, lettera 1), Legge nr. 110 del 1975 ed infine di ricettazione della stessa arma. Si risaliva quindi alla provenienza di tale arma, acquistata online da un sito polacco ed inviata tramite corriere sul territorio nazionale.
La Squadra Mobile di Enna, nel prosieguo dell’attività di indagine tesa a risalire alle modalità di introduzione dell’arma nel territorio nazionale, veniva coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, la quale avanzava richiesta, ovvero un European Investigation Order (EIO) – usato per la prima volta nel distretto della Corte d’Appello di Caltanissetta, ed uno dei primi in assoluto emanato nei confronti della Polonia - presso l’Autorità Giudiziaria Polacca per accertare chi fossero stati i soggetti residenti in Italia che avevano acquistato per corrispondenza armi vietate dalla legislazione italiana dal 2016 al 2017 presso la ditta estera. Detta Autorità Giudiziaria straniera, a fronte della citata richiesta, forniva al Magistrato che coordinava le indagini n.81 fatture di acquisto di armi da parte di soggetti residenti nel territorio italiano, tutti debitamente identificati dalla Squadra Mobile di Enna, attraverso un complesso e certosino lavoro – svolto anche con la collaborazione delle altre Squadre Mobili coinvolte - di incrocio dei dati ricavabili dalle fatture, con le Banche dati in uso alle forze di Polizia, anche quelle contenenti dati fiscali, e gli Uffici Anagrafe dei Comuni interessati. Per tale motivo la Procura della Repubblica di Enna emetteva il decreto di perquisizione locale e di sequestro con contestuale Informazione di Garanzia a carico degli 80 acquirenti di armi. Al fine di dare esecuzione ai provvedimenti in questione, venivano delegate le Squadre Mobili secondo la rispettiva competenza territoriale.
Complessivamente, nel corso delle operazioni, sono stati ottenuti i seguenti risultati:
• eseguite nr. 78 perquisizioni, identificando oltre 90 soggetti;
• denunciati nr. 78 soggetti, a vario titolo, perché trovati in possesso di armi
Illecitamente acquistate, a carico dei quali si è proceduto alla contestazione di reato
per la violazione di cui all’art. 17 L. 110/75 (acquisto di armi per corrispondenza),
nonché a quella del reato di omessa denuncia della detenzione armi di cui all’art. 38
T.U.L.P.S, nonché detenzione di arma clandestina e/o arma comune da sparo;
• sequestrate nr. 92 armi, di svariati modelli, di fabbricazione straniera, ed in
particolare nr. 80 carabine e nr. 12 pistole ad aria compressa.
Inoltre, per le armi sequestrate è in corso l’approfondimento degli accertamenti per verificare se le stesse risultino catalogate/verificate nel Catalogo Nazionale Armi, ed appurarne quindi la natura clandestina. Fra i riscontri degni di maggior attenzione occorre menzionare quello svolto dalla Squadra Mobile di Rimini, la quale ha trovato a casa di un unico soggetto n. 15 fucili ad aria compressa, di potenza verosimilmente superiore a 7,5 Joule, tutti dotati di mirino ottico, nonché un vero e proprio poligono privato nel giardino.
Nell’operazione sono stati impiegati oltre 500 poliziotti su tutto il territorio nazionale.
In tale ambito, gli investigatori della Squadra Mobile di Ravenna e del Commissariato di Lugo, hanno proceduto rispettivamente alla perquisizione di due residenze a Ravenna e Alfonsine. Nell’abitazione di un 72enne ravennate gli investigatori hanno sequestrato una pistola ad aria compressa ZASDAR, mod. PP700 cal. 22, una carabina FEINWERKBAU OBENDORF mod. Feinwerkbau 150 cal.4,5 (per la quale in seguito è stata dimostrata la legale detenzione), due pistole a CO2 marca Crosman e una baionetta della lunghezza di 37,5 cm, priva della relativa indicazione di provenienza.
Ad Alfonsine gli agenti del Commissariato di Lugo, hanno sequestrato a carico di un uomo di 62 anni, un fucile ROSMAN SUMMIT mod. 30040.177 cal. 4,5 mm.
Entrambi sono stati indagati in stato di libertà per i reati di acquisto di armi per corrispondenza e omessa denuncia di detenzione.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, ha coordinato brillantemente le indagini, nella persona del Procuratore Capo della Repubblica dott. Massimo Palmeri e del
Sostituto Procuratore Dr. Francesco Lo Gerfo, ed ha illustrato l’attività di indagine nel corso di una Conferenza stampa tenutasi stamane, presso l’Auditorium Falcone e Borsellino del Palazzo di Giustizia di Enna. Perfetta si è rivelata la sinergia operativa nell’occasione tra gli uomini delle varie Squadre Mobili che hanno operato, coordinate dal Servizio Centrale Operativo.
[1] Agrigento, Ancona, Avellino, Bari, Belluno, Bergamo, Brescia, Cagliari, Catania, Como, Crotone,Forli’-Cesena, Frosinone, Grosseto, Imperia, L’Aquila, La Spezia, Lecce, Lecco, Lucca, Massa Carrara, Milano, Modena, Napoli, Novara, Padova, Pavia, Pisa, Pistoia, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rieti, Roma, Sassari , Sondrio, Taranto, Teramo, Torino, Trapani, Trento, Treviso, Varese, Venezia, Verbania, Vicenza, Viterbo, nonché la collaborazione del Comando Compagnia Carabinieri di Marsala, Stazione di Pantelleria.
[2] La condotta criminale dell’uomo si inseriva nella catena delittuosa del fenomeno, delle truffe perpetrate nell’ambito degli acquisti su internet, ove soggetti - inventando sempre diversi nomi di fantasia, ed utilizzando dati di carte di credito, a volte anche reperiti nel c.d.“deep-web”, nonché documenti d’identità falsi ed utenze intestate fittiziamente a soggetti ignari - riescono ad effettuare centinaia di acquisti presso i più svariati negozi on-line, senza spendita di denaro, per poi rivendere tutto, magari anche sfruttando a loro volta proprio l’anonimato che offre il canale del web.