La Polizia di Stato con gli uomini del Commissariato di Faenza ha svolto, in particolare negli ultimi due anni, una capillare e costante attività investigativa che ha portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 22 minori e 6 maggiorenni per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato, ai sensi dell’art. 640 bis del codice penale.
L’attività è partita da un attento monitoraggio del sempre crescente fenomeno dei minori in stato di abbandono ed è stata compiuta dai poliziotti faentini in stretta sinergia con il Comune di Faenza.
Il fenomeno riguarda per lo più ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, quasi tutti di origine albanese, che giungono numerosi ormai da anni nel territorio di Faenza (come in quelli limitrofi) e poi vi permangono, trovando accoglienza in strutture di servizi ed educative messe a disposizione dagli Enti Locali.
L’ingresso dei minori albanesi nel territorio italiano è attuato spesso utilizzando uno stratagemma “illecito” che di fatto permette agli stessi il mantenimento nel nostro Paese e un elevato standard educativo fino al compimento della maggiore età, il tutto a carico dell’Amministrazione locale. In questo modo i minori vengono inseriti nel sistema di tutela riservato ai “minori non accompagnati”, mentre le loro famiglie vivono altrove, spesso in Albania o a volte anche nel nostro Paese.
Gli agenti del Commissariato di Faenza hanno avuto modo di rilevare che in alcune circostanze i minori sono stati accompagnati in Italia da parenti, da amici connazionali o addirittura dagli stessi genitori i quali, una volta oltrepassata la frontiera italiana (solitamente quella marittima di Bari o Brindisi) fanno ritorno in Albania, a volte anche il giorno stesso, mentre il minore viene fatto salire su un treno o pullman diretto in una città del nord Italia ben precisa, nello specifico Faenza, dove è stato accertato che esistono strutture ricettive ed educative in grado di assisterli.
Solitamente il minore viene ospitato per qualche giorno da un parente o amico di famiglia residente in quel Comune, il quale, conoscendo il territorio, si rende disponibile ad indicargli la strada dell’Ufficio di Polizia, dove lo stesso si reca simulando così il suo stato di abbandono.
Le indagini, che in questi ultimi mesi hanno consentito di effettuare anche alcune perquisizioni nei domicili di coloro che hanno ospitato o si sono resi partecipi nell’agevolare l’ingresso e la permanenza illegale del minore nel territorio dello Stato, quindi a commettere il reato di truffa aggravata in danno dello Stato, hanno portato a contestare anche il reato di ingresso illegale nel territorio nazionale da parte del minore.
Recentemente, la Polizia di Faenza ha denunciato all’Autorità Giudiziaria tre cittadini albanesi, di cui un minore, per il reato di “truffa aggravata in danno dello Stato, in
concorso tra loro” poiché, dalle indagini svolte, si è potuto accertare che la madre del minore proveniente dall’Albania era entrata insieme al figlio in Italia a seguito di un invito
formale di ospitalità da parte di un connazionale residente a Faenza.
Il minore poi, giunto in Italia con la madre, dopo qualche giorno si era presentato presso il Commissariato di Faenza simulando il suo stato di abbandono, verosimilmente su indicazione della stessa madre e del connazionale.
Nel corso delle indagini, l’Autorità Giudiziaria competente ha delegato gli investigatori a eseguire una perquisizione domiciliare nei confronti dell’albanese ospitante, al fine di rinvenire il passaporto e/o altri documenti riconducibili al minore in questione, avendo appunto il fondato motivo che potesse aver fornito alloggio al minore nei giorni prima della sua presentazione in Commissariato.
La perquisizione ha dato esito negativo, anche se l’indagato, nel corso dell’interrogatorio delegato dall’Autorità Giudiziaria per chiarire i dettagli dell’ospitalità e dei movimenti della donna e del minore, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La polizia giudiziaria ha inoltre accertato, attraverso la polizia di frontiera marittima di Brindisi, che la madre del minore, dopo due giorni dal suo arrivo in Italia, ha fatto rientro in Albania.
Sono ora in corso ulteriori accertamenti investigativi per chiarire in modo completo i particolari della vicenda.
Il Commissariato di Faenza continua comunque a monitorare costantemente il fenomeno, considerato anche il suo evidente impatto sociale.
Ravenna, 18 febbraio 2017