I complici libici nel far salire a bordo del gommone i migranti, ferivano a morte un giovane eritreo di 25 anni con un colpo di bastone alla nuca.
La Polizia di Stato di Ragusa - Squadra Mobile - con la collaborazione della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Compagnia Carabinieri di Modica ha eseguito il fermo di J. M. nato in Gambia l'01.01.1995 e B. K. nato in Sierra Leone il 03.06.1990, in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l'ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità.
Il 06/05/2014 la fregata "SCIROCCO" della Marina Militare italiana dirigeva la proprio rotta verso due gommoni che versavano in serie difficoltà ed aveva richiesto soccorso mediante telefono satellitare. Le ricerche dei natanti da parte dell'unità navale militare venivano effettuate anche con l'utilizzo dell'elicottero. La nave durante le fasi di soccorso dei due gommoni verificava che tra i 103 soggetti del secondo gommone ve ne era uno senza vita, il cui cadavere veniva anch'esso trasbordato sull'unità militare. A conclusione dell'attività di soccorso la nave Scirocco dirigeva verso il porto di Pozzallo ove ormeggiava alle ore 11.00. Prima delle fasi di sbarco la Polizia Giudiziaria e la Polizia Scientifica unitamente ai medici della Sanità Marittima ed al Medico legale ispezionavano il cadavere del giovane eritreo al fine di appurare le cause del decesso. Il medico legale con grande professionalità, sin dai primi istanti, asseriva che la morte era dovuta ad un evento traumatico occorso circa 30 ore prima.
Dopo il soccorso e l'assistenza sanitaria dei migranti, la Polizia di Stato iniziava le procedure di identificazione e di intervista insieme ai mediatori.
Immediatamente, gli uomini della Squadra Mobile della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri in questa occasione hanno dovuto triplicare le forze al fine di individuare gli scafisti di ogni singola imbarcazione soccorsa ma grazie all'esperienza maturata sul campo della Polizia Giudiziaria, i connazionali del giovane deceduto erano i primi a cedere ed a raccontare le drammatiche fasi dell'uccisione del loro amico tra lacrime e rabbia per quanto accaduto.
Dalle indagini è emerso con assoluta chiarezza espositiva dei migranti ascoltati come testimoni, che i libici sin da quando si trovavano nei capannoni in più di 500 li picchiavano senza alcun motivo. Durante le fasi di trasferimento dal capannone alla spiaggia i libici continuavano a picchiare tutti comprese le donne ed i colpi inferti con dei grossi bastoni in legno erano indirizzati alla testa, al collo, alle gambe in ogni parte del corpo. Proprio in una di queste fasi, nel salire a bordo, uno degli eritrei veniva colpito violentemente alla nuca e cadeva esamine al centro del gommone; nel contempo arrivavano tutti gli altri e lo calpestavano per raggiungere il posto indicato dagli scafisti.
Le indagini condotte dagli investigatori durate 16 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di essersi associati, con dei libici al momento ignoti, che hanno ucciso uno dei migranti. Dalle dichiarazioni raccolte è stato possibile appurare le modalità dell'omicidio del giovane eritreo che seppur non permettono di determinare responsabilità dirette dei due scafisti per la morte del ragazzo eritreo, di sicuro risponderanno anche per il reato voluto solo dai loro consociati libici che lo hanno ferito a morte.
Al termine dell'Attività di Polizia, gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Modica disposizione dell'Autorità Giudiziaria Iblea.