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Nuovo Sbarco e la Squadra Mobile arresta famiglia di scafisti egiziana.

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Padre e figli gestivano “l’affare immigrazione”. Il più piccolo degli scafisti ha 14 anni ed i testimoni lo indicano come quello che stava ai comandi del peschereccio insieme al padre.

La Polizia di Stato - Squadra Mobile - unitamente alla Sezione Operativa della Guardia i Finanza ed alla Compagnia dei Carabinieri di Modica, ha tratto in arresto H. S. nato in Egitto di 53 anni, A. I. I. nato in Egitto di 19 anni, M. S. N. nato in Egitto di anni 23, A. S. I. nato in Egitto di anni 18 e H. O. nato di anni 21 e denunciato i minori H.M. di anni 14 e H.A. di anni 17, per essere stati tutti promotori, predisponendo beni e approntando strutture logistico-organizzative volte a reclutare e concentrare i migranti sulle coste egiziane, riscuotere le somme di denaro imposte agli stessi migranti quale costo per l'intero viaggio, provvedere alle loro esigenze abitative per favorire l'ingresso clandestino in Italia.

Gli scafisti hanno condotto i 281 soggetti presenti sull'imbarcazione, di cui 167 uomini (90 minori), 38 donne e 76 bambini piccoli anche neonati, prevalentemente di nazionalità egiziana e siriana, a bordo di un natante avvistato dalla nave militare ALISEO che ha trasferito i migranti a bordo e li ha poi portati nel porto di Pozzall e una volta fatti scendere dalla nave, i migranti raggiungevano a bordo di pullman i centri per immigrati di Pozzallo e Comiso. L'Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa e la Polizia Scientifica si occupavano di identificarli uno per uno.

LE INDAGINI

Come sempre, le indagini la Squadra Mobile della Polizia di Stato, i Carabinieri e la Sezione Operativa Navale le iniziano salendo a bordo della nave che ha trasportato i migranti. I poliziotti, appena approdata la nave unitamente ai militari hanno iniziato a cercare indizi e segni su ogni migrante che potessero essere utili per identificare gli scafisti.

Dopo una prima ricognizione sulla nave, inizia una seconda fase quella di entrare in empatia con i migranti che per la Polizia sono i potenziali testimoni. Basta poco a volte, una bottiglia d'acqua, una sigaretta o una pacca sulla spalla accompagnata da un sorriso e chi è onesto ti aiuterà. Spesso però, vi è una grande diffidenza nei confronti della Polizia perché i migranti vengono da paesi lontani con culture completamente diverse e sistemi di governo completamente diversi, dove la Polizia non è rispettata ma temuta e quindi hanno paura.

Individuati i sospettati ed i potenziali testimoni inizia il lungo lavoro della verbalizzazione delle dichiarazioni, sempre difficili da "digerire" nonostante l'esperienza decennale della Polizia Giudiziaria nella Provincia di Ragusa.

Dalle risultanze investigative è emerso chiaramente che questo viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che egiziani ed il ruolo predominante era quello della famiglia HAMEDA che aiutata da altri tre soggetti ha potuto speculare sulla vita dei migranti, operazione che se non fossero stati arrestati avrebbe fruttato loro centinaia di miglia di euro.

La particolarità di questa associazione criminale è dettata dal fatto che il padre in quanto raìs ha coinvolto nel traffico di migranti il figlio di appena 14 anni ed un altro di 17.

Lui, il comandante del peschereccio unitamente al figlio più grande erano già stati in Italia ed avevano avuto problemi di varia natura con la legge italiana, questo lo ha portato, durante la traduzione in lingua araba fatta da un interprete della Polizia Giudiziaria del provvedimento di fermo, a sorridere durante la lettura e volgendo il capo verso il resto dell'equipaggio ha proferito testuali parole: "non vi preoccupate tanto in Italia non c'è legge e non si paga nulla. Io in Italia ho commesso di tutto e solo una volta sono andato a finire in carcere rimanendovi per pochi giorni, poi mi hanno mandato in Egitto".

In questo caso il raìs non ha fatto i conti con gli investigatori della Polizia Giudiziaria, difatti la Procura della Repubblica di Ragusa potrà chiedere la punizione dei colpevoli ed il giudice potrà infliggere una pena fino a 15 anni di reclusione in carcere e 25.000 euro per ogni migrante fatto entrare clandestinamente in Italia.

"Se l'emergenza immigrazione continua, gli sforzi della Polizia Giudiziaria espressi in questi giorni vengono comunque ripagati per aver identificato criminali violenti, sfruttatori di condizioni umane disagiate di poveri migranti che fuggono dai loro paesi, il tutto al fine di poter guadagnare denaro".


28/04/2014

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