Oltre alle testimonianze dei migranti gli investigatori hanno utilizzato una foto scattata durante la navigazione che ritraeva lo scafista con il timone in una mano ed il navigatore nell’altra.
La Polizia a seguito dello sbarco di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di un cittadino sudanese, classe 1989.
I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati, identificati e trasferiti in altri centri.
La nave cargo “Alexander Maersk” battente bandiera danese procedeva al salvataggio di 113 persone di varie nazionalità (in prevalenza sudanesi) che erano a bordo di un piccolo scafo. Il salvataggio era stato disposto da IMRCC Roma in quanto aveva avuto notizia dell’evento tramite chiamata da un’utenza satellitare Thuraya e confermata da un avvistamento da parte di un velivolo dell’assetto aereo della Marina Militare. La motonave “Alexander Maersk” dopo aver effettuato il soccorso e recupero approdava a Pozzallo il 25 giugno u.s.
Dopo le operazioni sanitarie di rito, i migranti venivano trasferiti presso il locale Hotspot per le operazioni di identificazione.
Gli uomini della Polizia di Stato – Servizio Centrale Operativo e Squadra Mobile Questura di Ragusa - con la partecipazione di un’aliquota della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Pozzallo, hanno sottoposto a fermo uno scafista responsabile di aver condotto la piccola imbarcazione in legno.
I migranti venivano ascoltati dalla Polizia già nelle prime fasi dello sbarco ovvero la notte tra il 25 e 26 giugno.
In questa occasione i migranti sono stati molto collaborativi permettendo alla Polizia di raccogliere fonti di prova tali da sottoporre a fermo un sudanese e ricostruire le varie fasi della loro migrazione.
Alcuni sudanesi hanno riferito di aver pagato quasi 5.000 dollari per raggiungere l’Europa. Per loro ogni passaggio da un paese all’altro costava denaro. L’imbarco dalla Libia per l’Italia è costato circa 700 euro cadauno ma quelli precedenti per passare le frontiere erano stati molto più cari. Dalle dichiarazioni dello scafista è emerso che quest’ultimo si fosse accordato con i libici per condurre il natante. Lo scafista non era stato nella connection house insieme agli altri migranti, segno di un precedente accordo criminale con gli organizzatori libici. Inoltre nel momento in cui sono saliti a bordo, lo scafista dialogava con dei libici che dopo la partenza restavano in spiaggia mentre loro prendevano il largo. È stato sempre lo scafista a chiamare i soccorsi una volta allontanatisi dalle coste libiche mediante un telefono satellitare, tanto che dopo poco sono stati raggiunti da un velivolo e poi dalla nave mercantile che li ha soccorsi.
Ad avvalorare le dichiarazioni dei migranti, testimoni della traversata e quindi delle responsabilità dello scafista, anche una foto estrapolata da uno dei cellulari sottoposti a controllo nelle fasi di sbarco.
La foto acquisita ritrae lo scafista con il timone in una mano e il navigatore satellitare nell’altra.
Dopo gli accertamenti sull’identità dello scafista mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale della Polizia di Stato lo ha condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione della Procura della Repubblica.
Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno ristretto lo scafista (dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica) presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio per un’anticipazione della formazione della prova utile ai fini dibattimentali.
Al riguardo si rappresenta che sono moltissime le sentenze di condanna dell’Autorità Giudiziaria in ordine al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.