Con la fine di giugno si è conclusa "Freedom", la prima di una serie di operazioni ad alto impatto della Polizia di Stato contro il caporalato, che ha visto impegnate le Squadre Mobili di Caserta, Foggia, Latina, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine. L'obiettivo è il contrasto dello sfruttamento di migranti irregolari costretti per pochi euro a lavorare con orari pesantissimi, in condizioni anche igieniche disumane, senza alcun giorno di riposo o altro diritto garantito. Fenomeno criminale diffuso soprattutto in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia e tipico prevalentemente del settore agricolo, anche se con il tempo si è diffuso a quelli dell'edilizia, manifatturiero, della ristorazione e del turismo. Si tratta di assunzioni "in nero", con la completa inosservanza delle norme contributivo-previdenziali e di sicurezza sui luoghi di lavoro, che realizzano vere e proprie forme di riduzione in schiavitù perpetrate da cosiddetti "caporali", autori dell'attività illecita d'intermediazione tra domanda e offerta. Nel corso dei servizi di controllo, rilevamento e contrasto svolti nelle province citate, che hanno coinvolto anche altre amministrazioni ed altri uffici della Polizia di Stato, sono state identificate 235 persone (tra datori di lavoro e dipendenti) e controllate 26 aziende.
In provincia di Potenza, con l’ausilio dell’Ispettorato del Lavoro di Potenza, sono state controllate tre aziende agricole sedenti nei comuni di Lavello, Montemilone e Banzi, con relativa identificazione di circa 20 braccianti agricoli di cui 11 del Burkina Faso, 2 rumeni ed i restanti di nazionalità italiana, senza tuttavia riscontrare evidenti situazioni di sfruttamento della manodopera e la presenza di insediamenti abitativi abusivi, riconducibili a presunte attività di “caporalato”. L’operazione ha visto coinvolti gli uomini della Squadra Mobile coadiuvati da personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura, nonché del Commissariato della P.S. di Melfi e del Reparto Prevenzione Crimine Basilicata.