OPERAZIONE CUPRUM
Lo scorso mese di maggio un equipaggio della "Squadra Volante" della Questura di Pordenone interveniva presso un’azienda dedita al commercio all'ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici sita in Pordenone dove constatava che ignoti, dopo aver forzato la rete metallica di protezione, s’erano introdotti all’interno dell’azienda ed avevano asportato oltre tre tonnellate di rame dal valore commerciale di oltre 35.ooo euro. Analogo fatto si verificava qualche giorno dopo quando ignoti, agendo sempre nottetempo, s’introducevano nuovamente nella medesima azienda ed asportavano ulteriori venti chilogrammi di rame. In seguito a tali furti gli agenti della Squadra Mobile, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Pordenone, dr. Marco Faion, avviavano una complessa ed articolata attività investigativa, svoltasi anche attraverso attività di carattere tecnico, che permetteva di individuare e trarre in arresto i componenti di un sodalizio delinquenziale, composto da almeno otto cittadini di origine rumena, uno solo dei quali residente in Italia e quasi tutti gravati da precedenti penali anche specifici, dediti alla commissione in via sistematica e continuativa di furti di rame e altro materiale ferroso in tutto il centro – nord Italia. |
Le indagini permettevano di appurare come il gruppo, oltre ad aver commesso un terzo furto in danno della medesima ditta colpita in precedenza, aveva anche tentato di commettere un furto in danno di un’altra ditta dedita al commercio di materiale ferroso sedente in Azzano Decimo (PN); in questo caso il gruppo, dopo aver reciso la rete metallica di protezione, a causa dell’attivazione del sistema d’allarme non riusciva a portare a termine il furto che invece andava a compimento in data 27 giugno quando la banda asportava oltre due tonnellate di rame da un’azienda sita in provincia di Padova. Le indagini permettevano di appurare come il sodalizio delinquenziale agiva utilizzando sempre lo stesso collaudato modus operandi: a commettere i colpi non erano sempre tutti e otto gli indagati, ma un gruppo di loro composto, di volta in volta, da tre o quattro soggetti i quali, dopo esser giunti in Italia direttamente dalla Romania a bordo di due auto, di cui una solitamente un minivan, sceglievano l’obiettivo da colpire mediante una ricerca su internet, e poi passavano all’azione utilizzando sempre la medesima tecnica: praticato un foro all’interno della recinzione, i ladri facevano accesso all’interno dell’azienda e, in pochi minuti, asportavano materiale ferroso, in particolar modo, rame e lo caricavano nelle autovetture. |
Terminata l’azione delittuosa il gruppo solitamente faceva immediato ritorno in Romania; talvolta invece decideva di sostare presso stazioni di servizio autostradale, evitando in ogni caso di alloggiare presso hotel o alberghi così da rendere più difficoltose le investigazioni. Al termine dell’attività investigativa, il Pubblico Ministero procedente condividendo appieno le risultanze investigative raccolte dagli investigatori della Squadra Mobile, richiedeva ed otteneva dal GIP dr. Rodolfo Piccin l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sette degli otto indagati. In seguito a mirati servizi volti alla localizzazione degli indagati, lo scorso 1 ottobre personale della Squadra Mobile individuava due degli arrestati, B.R. di anni ventisette e L.D. di anni ventitré, sull’ autostrada A34, direzione Trieste, mentre a bordo di un’autovettura tentavano di lasciare il territorio nazionale; unitamente a personale della Polizia Stradale, i due venivano bloccati e tratti in arresto ed associati alla casa circondariale di Trieste. All’interno dell’autovettura venivano rinvenute e sequestrate numerose barrette di stagno della dimensione di circa 50 cm cadauna dal peso complessivo di oltre 3 tonnellate, nonché altro materiale ferroso, probabile provento di furto. |