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La Polizia di Stato di Pordenone rintraccia e cattura in Olanda 37enne ricercato romeno specializzato in furti seriali in esercizi commerciali in Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna

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Squadra Mobile

Nell’ambito delle attività condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Pordenone finalizzate al rintraccio e alla cattura di ricercati o latitanti rifugiatisi all’estero, gli investigatori della Destra Tagliamento localizzavano la presenza di un catturando Romeno, attivo in Nord Europa tra l’Inghilterra e l’Olanda.

Venivano quindi attivati i canali del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia che consentivano, nella giornata di lunedì 6 aprile u.s. di bloccare all’aeroporto di Eindhoven il cittadino romeno BOBIRCA Tiberiu Marian, 37enne, condannato in via definitiva alla pena detentiva in carcere di anni 4, mesi4 e giorni 23 per una lunga scia di reati predatori e contro la persona commessi tra il 3.11.2013 e il 14.5.2015 in Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna, colpito da Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.) per i reati di furto, falso, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

Il latitante era stato tratto in arresto dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone la notte del 14 maggio 2015  al termine di una complessa attività investigativa volta all’individuazione di una banda responsabile di  16 reati predatori commessi tra le province di Pordenone, Venezia, Padova, Brescia, Bologna, Ravenna e Forlì procurandosi un illecito profitto pari a 170.000 Euro in denaro contante e apparecchiature Hi-Tech quali Personal Computer e telefoni cellulari.

     In particolare, il sodalizio criminale agli ordini del Bobirca, composto da altri tre cittadini Romeni,

  • OPROIU Irinel Bogdan, 37enne, allo stato detenuto in Italia in esecuzione di Mandato di arresto Europeo emesso a seguito della predetta attività,
  • DRANGA Stefan, nato il 29enne, allo stato detenuto in Italia in esecuzione di Mandato di arresto Europeo emesso a seguito della predetta attività,
  • DINESCU Damian, 41enne, allo stato detenuto in Italia in esecuzione di Mandato di arresto Europeo emesso a seguito della predetta attività,  

anch’essi latitanti e colpiti da altrettanti M.A.E. per i medesimi titoli di reato e già tutti precedentemente tratti in arresto nel corso dei mesi precedenti a seguito di serrate indagini della locale Squadra Mobile, si era reso responsabile di una lunga scia di furti pluriaggravati in danno di centri commerciali, sale slot, bar e magazzini, sia in territorio urbano che in provincia; il collaudato modus operandi prevedeva il furto di attrezzature edili e apparecchiature quali scale, torce, flessibili e fiamme ossidriche che venivano poi utilizzati per le effrazioni notturne negli esercizi commerciali precedentemente individuati a seguito di accurati sopralluoghi.

I positivi riscontri investigativi confermavano la piena responsabilità in merito agli accertati e contestati capi di imputazione a carico degli arrestati, che venivano condannati con sentenza n. 408/2017 emessa in data 17.5.2017 dal Tribunale Ordinario di Pordenone, condanna confermata dalla sentenza n. 336/2018 emessa in data 5.3.2018 dalla Corte d’Appello di Trieste, divenuta definitiva in data 20.4.2018.

Poiché il prevenuto ed i suoi complici durante le fasi del processo si erano resi irreperibili, in data 22 agosto 2018 il Procuratore della Repubblica di Pordenone dott. Raffaele Tito emetteva Mandato di Arresto Europeo al fine di dare concreta attuazione alla richiamata sentenza e assicurare i condannati alla giustizia.

Le indagini immediatamente attivate da parte della Squadra Mobile della Questura di Pordenone al fine di rintracciare il catturando si indirizzavano dapprima nei confronti del nucleo familiare e dei contatti noti, onde ricostruirne gli spostamenti e reperire le prime tracce utili alla sua individuazione.

Le prime risultanze, a seguito di ricerche sul territorio e mirati servizi di o.c.p. restituivano esito negativo, permettendo tuttavia di accertare come il ricercato avesse lasciato il territorio nazionale nel tentativo di assicurarsi l’impunità.

Gli investigatori dunque, coordinati dalla procedente A.G., avviavano complesse attività di carattere tecnico volte a individuare tracce telematiche e contatti del ricercato attraverso utenze cellulari a lui riconducibili ovvero ai suoi più stretti familiari, nonché tramite una capillare disamina delle più diffuse piattaforme informatiche e “social network”.

Da tali accertamenti si poteva così confermare l’utilizzo da parte del ricercato di una utenza cellulare britannica, utilizzata giornalmente da questi per connessioni al sistema di messaggistica “Whatssapp”, nonché, attraverso un alias, di un profilo “Facebook” dal quale questa Squadra Mobile poteva risalire al “link” di accesso e all’indirizzo “id”.

A conferma della localizzazione del ricercato in territorio britannico, oltre all’utilizzo della citata utenza telefonica, in  tempi recenti si rilevava, sempre sul predetto profilo “Facebook”, il post di una fotografia ritraente proprio il latitante con, perfettamente riconoscibile sullo sfondo, la ruota panoramica di Londra “London Eye” situata sulla riva sud del Tamigi.

Il successivo sviluppo delle informazioni così acquisite consentiva di accertare altresì come il catturando avesse messo in vendita due autovetture con targa britannica, inserzioni postate su una ulteriore bacheca virtuale riconducibile a cittadini romeni residenti nella cittadina di Slough, borgo ubicato pochi km ad ovest di Londra.

Il contesto investigativo così delineato permetteva infine di rilevare che in Inghilterra risultava soggiornare anche il fratello del ricercato, residente proprio nella cittadina di Slough, confermando così ulteriormente come questi tentasse di  sottrarsi alle ricerche in quella località.

I riscontri investigativi così delineati venivano partecipati senza ritardo ai collaterali organi investigativi esteri tramite il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e Interpol, onde consentire la cattura e la consegna del condannato alle Autorità Italiane e dare esecuzione al richiamato provvedimento M.A.E. secondo i previsti protocolli internazionali di Polizia.

    


09/04/2020

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