Questura di Pordenone

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La Polizia di Stato della Questura disarticola una pericolosa rete di spaccio di stupefacenti attiva in città e provincia destinata anche a minorenni.

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Squadra Mobile

Agli arresti due cittadini italiani e obbligo di firma per un cittadino moldavo residenti in città

Al termine di una complessa attività di indagine volta ad infrenare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio Pordenonese, anche in pregiudizio di minori, nella mattinata odierna la Squadra Mobile della Questura ha dato esecuzione a una Ordinanza di Applicazione di Misura Cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico disposta dal G.I.P. del Tribunale di Pordenone, Dr. Eugenio Pergola, a carico di D.D. 25enne, domiciliato a Pordenone e  C.S. 20enne, residente a Pordenone, entrambi cittadini ialiani mentre con il medesimo provvedimento la procedente A.G. disponeva la sottoposizione all’obbligo di presentazione in Questura per M. A., 23enne, cittadino moldavo  residente a Pordenone;  tutti già gravati, nonostante la giovane età, da numerosi precedenti specifici in materia di stupefacenti.

Le positive risultanze investigative, supportate anche da attività tecnica e di intercettazione, hanno permesso agli investigatori di ricostruire minuziosamente una consolidata e radicata attività di spaccio di droga che i tre indagati gestivano in città e provincia, sia agendo in prima persona che utilizzando complici di volta in volta individuati, dimostrando di fatto di essere i veri e propri vertici di questa organizzazione, non esitando a cedere ingenti quantitativi di marijuana anche a minori e in prossimità di plessi scolastici.

La presente indagine si sviluppa dall’arresto in flagranza degli odierni indagati e di altri due complici effettuato in data 25.10.2019 dalla Squadra Mobile della Questura, in occasione del quale a seguito di un servizio di osservazione e pedinamento gli agenti bloccavano i quattro soggetti procedendo alla perquisizione degli stessi, che permetteva di rinvenire tre sacchetti in plastica trasparente, uno termosaldato e due aperti, contenenti complessivamente 476 grammi di marijuana, a piena conferma del quadro investigativo delineato.

I poliziotti della Questura hanno potuto altresì dimostrare con certezza  come i tre giovani usufruissero di un collaudato canale di approvvigionamento dello stupefacente dalla vicina Slovenia, ove si recavano anche più volte alla settimana per rifornire le piazze di spaccio cittadine, documentando dettagliatamente innumerevoli viaggi e successive cessioni, come riportato nell’Ordinanza dallo stesso G.I.P. “…le indagini permettono di delineare in modo chiaro e netto i ruoli rivestiti dai singoli indagati, i rapporti tra i soggetti coinvolti nel traffico di sostanze illecite, nonché mi canali di approvvigionamento”.

Infatti il sistema utilizzato per gli acquisti prevedeva l’impiego di due autovetture, una delle quali con funzione di “staffetta di sicurezza” quale stratagemma per segnalare tempestivamente al secondo veicolo, con a bordo la droga, l’eventuale presenza di posti di blocco delle Forze dell’Ordine lungo l’autostrada, dirottando con congruo anticipo i complici sulla viabilità secondaria.

In particolare, l’attività di indagine ha evidenziato riscontri chiari e precisi in merito agli accertati e contestati capi di imputazione, afferenti la continuativa attività di spaccio di sostanza stupefacente (marijuana) ex art. 73 comma 1 del D.P.R. 309/90 nella provincia Pordenonese, posta in essere dagli indagati a partire dal mese di gennaio 2019.

La ulteriore valorizzazione degli elementi investigativi, comprese le numerose testimonianze acquisite, hanno permesso di quantificare in oltre 10 kg di marijuana lo stupefacente importato e immesso sul mercato dagli odierni indagati i quali, considerando il prezzo al grammo di circa 15/20 euro, incameravano settimanalmente profitti illeciti per decine di migliaia di euro pro capite.

Particolarmente significativa dell’elevato spessore criminale dei tre giovani si è poi rivelata la peculiare modalità di “consegna” delle dosi, la quale si articolava alla stregua di vere e proprie “ordinazioni a domicilio”, mediante comunicazioni che avvenivano quasi esclusivamente  attraverso social network quali “Whatsapp” e “Instagram”, per rendere più difficoltose eventuali attività di captazione da parte degli investigatori.

Addirittura, a conferma della loro accortezza, gli indagati utilizzavano apparecchi cellulari privi di Sim Card agganciandoli via “Wi-Fi” ad altri telefoni cellulari , rendendo in tal modo quasi impossibile ricondurre i dispositivi ad uno o più soggetti identificabili.

 

I richiamati provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti da personale della squadra Mobile nelle prime ore della mattinata odierna.

 

 


22/01/2020

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