Pistoia: 23 arrestati per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d'asta
Nella mattinata odierna la Polizia di Stato (in collaborazione nella fase esecutiva con personale proveniente dalla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione e dalle Digos delle Questure di Firenze - Prato - Lucca - Pisa - Massa ed al Reparto Prevenzione Crimine Toscana) ha eseguito n. 23 ordinanze di custodia cautelare (di cui 11 in carcere e 12 agli arresti domiciliari) in ordine ai reati di associazione per delinquere, turbativa d'asta, corruzione e concussione emesse dal Gip presso il Tribunale di Pistoia dott. Roberto Tredici su richiesta della Procura della Repubblica di Pistoia. Nelle operazioni di perquisizione ci si è avvalsi altresì della collaborazione della Guardia di Finanza di Pistoia.
Le indagini svolte dalla DIGOS di Pistoia e coordinate dal dott. Francesco Sottosanti (Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia) sono iniziate nell'ottobre 2010 ed hanno riguardato il sistema di assegnazione dei lavori pubblici presso vari enti territoriali e non territoriali della Provincia di Pistoia.
I primi accertamenti hanno riguardato il servizio lavori pubblici del Comune di Pistoia e i rapporti tra il responsabile di tale ufficio e gli imprenditori che ottenevano l'aggiudicazione delle gare.
Gli appostamenti ed i pedinamenti effettuati avevano consentito di rilevare una continua ed amicale frequentazione tra il dirigente pubblico e gli imprenditori più importanti con modalità sicuramente esorbitanti rispetto ai normali rapporti di carattere professionale.
Tale dato trovava un primo riscontro nell'analisi dei tabulati telefonici, che evidenziavano e confermavano i contatti al di fuori degli orari lavorativi.
Si esaminavano poi le determine dirigenziali rinvenibili sul sito internet del Comune di Pistoia a partire dal 2006 a firma dello stesso dirigente del servizio lavori pubblici. Si rilevava così che la maggior parte dei lavori edili e stradali (aggiudicati mediante affidamento diretto, mediante procedura negoziata con o senza pubblicazione di bando ovvero mediante la procedura aperta dell'asta pubblica) erano stati sistematicamente assegnati ad un numero ristretto di operatori economici della provincia di Pistoia e che essi coincidevano proprio con quegli imprenditori che avevano rapporti frequenti e confidenziali con il dirigente del servizio.
Si rilevava il frequente ricorso al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa rispetto a quello del prezzo più basso, così mantenendo una maggiore discrezionalità nella valutazione delle offerte presentate; nonchè la valorizzazione di voci per l'attribuzione dei punteggi che lasciavano ampia discrezionalità all'amministrazione.
Si appurava l'uso distorto dell'affidamento diretto per i lavori in economia, ricorrendosi a tale procedura in mancanza dei presupposti richiesti dalla norma e così consentendo al funzionario pubblico di evitare di dover ricorrere ad una gara pubblica.
Si accertava altresì il frequente ricorso alle varianti in corso d'opera quale strumento per aggirare la normativa in materia di contratti pubblici. Tale espediente in molti casi consentiva di aggiudicare inizialmente la gara stimando un costo dell'opera più basso che permetteva l'affidamento diretto; successivamente mediante lo strumento della variante si assegnavano gli ulteriori lavori (in realtà, individuabili sin dall'inizio) alla ditta che già ne aveva ottenuto l'aggiudicazione. In tal modo si aggiudicava con affidamento diretto un lavoro per il quale sarebbe stata necessaria una gara, così violando la normativa in materia di contratti pubblici ed i principi di concorrenza, trasparenza e rotazione.
Si rilevava poi che i medesimi imprenditori ricorrevano quali aggiudicatari delle gare più importanti indette da altri enti territoriali e non territoriali della provincia pistoiese.
A seguito di tali significativi elementi venivano attivate le operazioni di intercettazione telefonica ed ambientale, costantemente accompagnate da servizi di osservazione, controllo e pedinamento eseguiti dalla DIGOS di Pistoia.
Tali attività di indagine hanno consentito di rilevare l'esistenza di un sistema evidentemente già collaudato ed in pieno funzionamento.
Gli indagati sin dall'inizio si sono dimostrati estremamente accorti e riservati nelle comunicazioni telefoniche, rimandando le discussioni relative alle gare a incontri di persona tenuti in luoghi aperti, in locali pubblici, in cene fissate all'ultimo momento o senza dare indicazioni precise sul luogo di svolgimento.
Nonostante tali precauzioni le indagini hanno consentito di acquisire forti elementi di prova. Si sono accertate le frequentazioni giornaliere tra imprenditori e funzionari pubblici, il reiterato pagamento di somme di denaro, la corresponsione di favori ed utilità varie ai funzionari pubblici.
In alcuni casi, in prossimità dell'aggiudicazione di una gara, si è accertata l'organizzazione di incontri presso locali pubblici cui prendevano parte i componenti della commissione giudicatrice, un imprenditore partecipante alla gara e i tecnici di tale imprenditore all'evidente scopo di concordare le modalità per far ottenere l'aggiudicazione della gara, che poi puntualmente l'imprenditore riusciva a vincere.
E' emerso altresì che in alcuni casi i direttori dei lavori (che avrebbero dovuto fungere da controllori dell'imprenditore privato nell'interesse della stazione appaltante) venivano nominati su indicazione e richiesta dell'appaltatore per evitare i controlli o per ottenere con maggiore facilità le varianti in corso d'opera e così rientrare del costo della tangente o del ribasso praticato in sede di offerta.
Vi sono conversazioni dalle quali emerge l'esistenza di un sistema per la gestione e la spartizione degli appalti pubblici in palese violazione della normativa in materia di contratti pubblici e dei principi di concorrenza e di buon andamento della pubblica amministrazione.
Si è accertata l'esistenza di una corruzione diffusa e sistematica che piega la funzione pubblica agli interessi di alcuni privati, così inevitabilmente recando un danno agli interessi della collettività e dell'amministrazione locale. I funzionari pubblici coinvolti dalle indagini hanno utilizzato il loro ruolo per favorire sistematicamente alcuni imprenditori privati dai quali venivano in vario modo remunerati.
Sono stati, quindi, ritenuti sussistenti i reati di corruzione aggravata e di turbata libertà degli incanti aggravata in relazione a varie gare di appalto bandite dal Comune di Pistoia e da altri enti territoriali e non territoriali della provincia pistoiese.
Le indagini sinora svolte hanno consentito altresì di ipotizzare il reato di concussione in relazione ai contributi versati per il "Festival Blues" di Pistoia del 2011. Si è accertato, infatti, che le sponsorizzazione venivano richieste e pretese dal dirigente del servizio lavori pubblici del Comune in misura percentuale sull'ammontare dei lavori edili e stradali che egli aveva fatto ottenere agli imprenditori privati, i quali dovevano aderire a tali richieste per poter ottenere in futuro ulteriori lavori dall'amministrazione locale.
Infine, conformemente a quanto ipotizzato dalla PG e dalla Procura, il Gip ha ritenuto l'esistenza e la piena operatività di un'associazione per delinquere dedita ai reati di corruzione aggravata e di turbata libertà degli incanti aggravata che coinvolgeva alcuni imprenditori e funzionari pubblici unitamente ad un altro indagato (qualificato nell'ordinanza come promotore ed organizzatore) che vantava molteplici conoscenze presso gli ambienti politici locali e regionali e presso le varie amministrazioni locali.
L'associazione aveva la possibilità e la capacità di programmare le attività criminose, di far nominare uomini di propria fiducia negli uffici tecnici o negli organismi che avrebbero dovuto aggiudicare lavori pubblici e di far ottenere le gare pubbliche più importanti agli imprenditori del gruppo.
Si è accertata una notevole capacità di penetrazione dell'associazione all'interno delle amministrazioni locali ed una grande capacità di condizionamento delle scelte al solo scopo di favorire gli interessi del gruppo, controllando l'aggiudicazione degli appalti e delle nomine negli uffici pubblici e condizionando in alcuni casi le scelte politiche di pertinenza esclusiva degli amministratori pubblici.
In conclusione, oltre alla diffusione e sistematicità delle condotte illecite di corruzione e turbativa d'asta con violazione dei principi posti a fondamento del buon funzionamento dell'amministrazione nel settore dei lavori pubblici presso il Comune di Pistoia ed altri enti della provincia pistoiese, si è accertata la presenza di una struttura criminale in grado di condizionare le gare di appalto per i lavori pubblici grazie al continuo ricorso alla corruzione così alterando la concorrenza e la trasparenza.
Tali condotte hanno inevitabili ricadute sui principi di libertà di iniziativa economica e sul buon funzionamento delle pubbliche amministrazioni locali, nonché sugli obiettivi di economicità, efficienza e contenimento della spesa che devono guidare l'operato delle pubbliche amministrazioni in tali settori. L'interesse della collettività è stato accantonato e si è utilizzata regolarmente la pratica della turbativa d'asta, dell'abuso d'ufficio e della corruzione per favorire gli imprenditori privati e premiare i pubblici ufficiali infedeli facendo loro acquisire poteri economici e politici in danno degli altri imprenditori, delle pubbliche amministrazioni e della collettività.
Con l'aiuto e la collaborazione del mondo imprenditoriale e politico e degli amministratori locali dovranno essere proseguite ed approfondite le indagine presso altre amministrazioni locali o presso altri uffici delle medesime amministrazioni.