Questura di Pistoia

Si finge appartenente ai corpi speciali per sedurre e perseguitare una donna

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Un 42ennne pistoiese è stato denunciato dalla Polizia di Stato per essersi spacciato per un appartenente alle forze speciali per sedurre e perseguitare una coetanea.

Al termine degli accertamenti condotti dalla Divisione di Polizia Anticrimine della Questura di Pistoia, diretta dal I° Dirigente dott. Luca GORRONE, è scattato l’ammonimento del Questore e la denuncia all’autorità giudiziaria. Ora rischia fino a sei anni e mezzo di carcere.

Dopo i due ultracinquantenni pistoiesi allontanati dalle loro abitazione di proprietà per comportamenti persecutori nei confronti rispettivamente della convivente e dei condomini, una nuova storia di stalking ai limiti del credibile ha interessato l’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura di Pistoia.

Un pistoiese di 42 anni ha infatti messo in atto un elaborato “copione” per riuscire ad ingannare e sedurre una coetanea, già sposata e con famiglia, conosciuta in adolescenza e incontrata casualmente dopo anni, per poi continuare a perseguitarla per mesi mettendo in atto comportamenti frutto di un disegno criminoso pianificato nei minimi dettagli, con il solo scopo di costringerla inizialmente a inviare foto intime e poter quindi poi compiere atti sfociati in vere e proprie azioni criminali nei suoi confronti, progettando il completo assoggettamento ai propri voleri della vittima.

L’uomo ha, infatti, dapprima convinto la donna di essere un appartenente a particolari corpi speciali di pronto intervento di una forza di polizia, specializzati in attività di contrasto “anti-stalker” (chiaramente pregandola di non divulgare in alcun modo questa sua “involontaria” confidenza), poi ha creato un falso profilo facebook e ha cominciato a perseguitarla come anonimo stalker, ed infine si è offerto di aiutarla a difendersi dal “misterioso” persecutore, intervenendo come “operatore/macchina da guerra antistalker” per rintracciarlo e “eliminarlo”.

Naturalmente, prima di vantarsi di aver “eliminato” fisicamente lo stalker, l’uomo ha mostrato foto e filmati di repertorio delle vere forze di polizia antiterrorismo reperibili in rete, spacciandosi per uno di loro, in modo da rendere sempre più verosimile le sue doti di tutore della legge attivo, impavido e feroce; si inventa persino un proprio nome in codice. Facendo credere alla vittima di averla inserita in un programma particolare specifico per questo tipo di reati, riesce a monitorarle telefono, mail e profilo facebook ottenendo dall’ignara vittima le credenziali di accesso, naturalmente “per proteggerla”.

Quando la donna attraversa una crisi per le persecuzioni che le sta infliggendo e da cui contemporaneamente finge di operarsi per difenderla, l’uomo arriva persino ad accompagnarla alle sedute di psicoterapia, presentandosi spudoratamente al professionista indossando il passamontagna per “tutelare” la propria identità e per avvalorare nei confronti di lei la propria posizione e immagine “protettiva”.

Grazie al vantaggio dato dalla spudorata dichiarazione di aver “eliminato” il pericoloso persecutore, approfittando della vulnerabilità indotta nella donna, riuscirà infine ad intrecciare con lei una relazione extraconiugale, che prosegue tra alti e bassi, dovuti soprattutto e paradossalmente alla gelosia dell’uomo.

Dopo un certo tempo arriva a pretendere il trofeo definitivo delle proprie fatiche: un legame affettivo esclusivo.

Nei fatti è geloso, possessivo e alterna la minaccia di rivelare pubblicamente la loro relazione a quella di togliersi la vita se dovesse essere lasciato ogni volta che la donna tenta di interrompere la relazione.

A questo punto è diventato un “ordinario” (se così si può dire) persecutore, che mette in atto ogni attività tipica dello stalker, con appostamenti, minacce, centinaia di telefonate e messaggi giornalieri e altro, col solo fine di mantenere o riprendere in ogni modo il rapporto nelle sue varie fasi. L’attività persecutoria arriva a colpire anche tutti coloro che circondano la donna, parenti (la madre) e soprattutto gli amici, dopo che la ragazza, in un momento di coraggio, lo aveva “bannato” sui social network.

L’uomo non esita a ricordarle e a rinfacciarle più volte che, grazie a lui (!), è ancora sotto protezione nel programma speciale anti-stalking, e che è stato lui a salvarla da quel pericoloso criminale, esponendosi in prima persona.

Finalmente la donna realizza il suo ruolo di vittima e comprende il livello di pericolo rappresentato dall’uomo, e comincia a temere concretamente per la sua stessa incolumità e per quella dei propri familiari, in particolar modo dei propri figli: comincia a cambiare continuamente le proprie abitudini di vita, inutilmente, e alla fine, esasperata, si rivolge ad un centro di aiuto, che la aiuta a presentare una istanza di ammonimento alla Questura.

Di fronte ad una donna ormai preda di in un grave stato di ansia e di paura, mentre ancora l’uomo continua a seguirla e cercarla anche attraverso azioni rivolte contro la madre o altre persone a lei vicine, proprio con lo scopo di reperire informazioni e apprendere le sue nuove abitudini, il Questore di Pistoia, fatti gli opportuni urgenti accertamenti, emettere immediatamente il provvedimento di Ammonimento, risultando necessario interrompere con decisione la crescente attività persecutoria in atto.

Intanto il personale della Divisione ottiene ed esegue misure straordinarie anche da parte della Magistratura pistoiese, e la settimana scorsa, alle prime luci dell’alba, gli agenti dell’Anticrimine si sono presentati a casa del finto “collega” per una mirata perquisizione, che ha consentito di rinvenire strumenti informatici e di interesse investigativo, nonché gli indumenti utilizzati per il perverso e folle piano posto in essere: tra questi l’inquietante “mefisto”, il tipico passamontagna utilizzato dalle forze speciali, con cui si era presentato alle visite dello specialista che curava la donna. 

La Polizia di Stato, attraverso la Questura di Pistoia, ricorda come la Sua organizzazione prevede molti livelli ed Uffici specializzati per contrastare questi fenomeni di violenza sia in fase preventiva che repressiva, raccomandando a chiunque immagini anche solo di poter essere già vittima di questa tipologia di reati persecutori l’importanza di rivolgersi il prima possibile e direttamente agli Uffici preposti, anche attraverso gli sportelli e le strutture del territorio creati proprio per aiutare ogni donna contro ogni tipo e forma di violenza nei suoi confronti.

Raccomanda anche a parenti, familiari e amici a non sottovalutare nessuna condizione di disagio e fragilità in cui vengono a trovarsi le vittime di questi atti di persecuzione, anche perché è l’intera cerchia familiare che comunque si troverà ad affrontare direttamente o indirettamente gli effetti di queste situazioni difficili e pericolose.

Non è un caso se in media ogni due mesi la Divisione effettua le proprie indagini e i riscontri su comportamenti persecutori segnalati proprio da familiari, amici e persino vicini di casa, concludendoli con la notifica di un Ammonimento del Questore.

È bene ricordare che l’Ammonimento del Questore è la prima misura di prevenzione che può essere messa a tutela della vittima di questo genere di reati.

Pur sembrando un semplice “avviso” nei confronti dei persecutori, non va dimenticato che per i destinatari della misura che non ne rispettino le prescrizioni, ogni ulteriore comportamento persecutorio diventa perseguibile d’ufficio (non richiede quindi una ulteriore volontà della vittima ad essere protetta), prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e l’aumento delle pene di un terzo: in pratica è come se l’autore delle violenze e persecuzioni venisse avvertito che da quel momento in poi non ha più di fronte la vittima isolata delle sue “attenzioni”, ma l’intero apparato della Pubblica Sicurezza.


04/10/2018

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