La polizia ferma sospettato di omicidio
Vent'anni, romena. Il suo nome è E. C. B., per tutti "Cristina". Venuta in Italia per una vita migliore e finita a battere i marciapiedi
della provincia di Parma. Ed è qui che ha trovato una fine orribile. Prima strangolata e poi gettata in un canale.
La scomparsa della giovane era però già stata denunciata verso mezzogiorno e mezzo da un'amica. Quest'ultima aveva segnalato alla
Squadra mobile che "Cristina", la sera prima (domenica) stava lavorando in via Emilia Ovest, nella zona vicino all'hotel Parma e Congressi. Poi era
arrivato un cliente. Uno abituale, che anche le altre lucciole conoscevano
I due iniziano una lunga discussione. La discussione si fa violenta e lei per difesa azzanna la mano dell'uomo, morde forte, tanto da fargli
sanguinare il mignolo e l'indice. Il cliente non ci vede più e afferra il collo della donna, stringe tanto fino a che non sviene. Poi,
impaurito, si toglie la cintura e la stringe al collo della lucciola: la strangola in pochi minuti. Un delitto d'impeto, consumato in pochi
attimi.
Compiuto il terribile gesto trascina il cadavere sino ad un canale.
L'indomani però gli inquirenti sono già sulle sue tracce. Una amica della prostituta ne ha infatti denunciato la scomparsa. Gli
uomini della Mobile temono sia troppo tardi. A ragione. Quando le forze dell'ordine raggiungono casa del sospettato e lo fermano è infatti
già stato ritrovato il corpo di "Cristina", senza vita. Un agricoltore ha allertato i carabinieri di Noceto. Sul posto arrivano gli
inquirenti col presunto assassino. I vestiti della ragazza, il cellulare, la cintura con cui è stata strngolata vengono ritrovati nella
zona. Il 52enne indica anche il cassonetto dove ha gettato la borsetta.
L'uomo ammette quasi subito, almeno parzialmente, le sue responsabilità. Viene condotto in questura, dove gli agenti della Mobile e il pm,
titolare dell'indagine, lo interrogano fino a tarda sera. Messo alle strette, crolla e confessa: "Mi ha rifiutato, non ci ho più visto e
l'ho strangolata". Ora è nel carcere di via Burla. Su di lui pende l'accusa di omicidio volontario