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LA POLIZIA DI STATO, ARRESTA DUE PRESUNTI SCAFISTI SENEGALESI.

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LA POLIZIA DI STATO ARRESTA DUE PRESUNTI SCAFISTI RESPONSABILI, IN CONCORSO, DEL REATO DI FAVOREGGIAMENTO AGGRAVATO DELL'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.

Agenti della Polizia di Stato appartenenti alla sezione "Criminalità Organizzata" della Squadra Mobile di Palermo, in data 07 Giugno u.s., hanno eseguito, di iniziativa, il fermo di JOB Pap 24enne e JOB Mamoda Lamine 25enne, entrambi senegalesi, perché gravemente indiziati di delitti in concorso tra di loro e con altri soggetti ignoti, appartenenti ad una organizzazione criminale operante in Sudan e Libia, dedita all'ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio italiano, ponendosi alla guida di un gommone in viaggio tra la Libia e l'Italia, a bordo del quale si trovavano circa centoventi stranieri, e conducendo il natante nelle acque del mar Mediterraneo fino a quando non veniva soccorso dalla nave della Marina Militare Italiana "SFINGE".

L'annosa problematica riguardante l'immigrazione clandestina, di cittadini extracomunitari, sul territorio italiano, nasce dalla necessità di fuggire dalla miseria, dalle guerre e dalla disperazione, gettandosi tra le fauci di cinici soggetti che, in aperta violazione delle norme sull'immigrazione, ma ancor prima sulle norme di vita e di civiltà, non esita a trasportare, su imbarcazioni di vario genere, migranti, senza alcun rispetto per le condizioni di viaggio e di sicurezza, al solo scopo di trarne profitto.

In questa occasione, ad attraccare al porto di Palermo, dopo avere recuperato un gommone alla deriva, di quindici metri, con a bordo centoventi migranti, è la corvetta, della Marina Militare, "SFINGE". Durante le fasi di segnalamento, gli investigatori, con una attenta ed accurata attività di indagine, sono riusciti, coadiuvati da un interprete, ad ottenere significative informazioni, da quattro migranti di nazionalità eritrea.

Infatti i cittadini eritrei, dopo avere raccontato il calvario vissuto durante il viaggio per raggiungere le coste della Libia, hanno fornito dettagli importantissimi sulle persone che si sono occupate di trasportarli , una volta preso il largo, verso le coste italiane.

L'individuazione dei due presunti scafisti è avvenuta a seguito di alcuni particolari emersi, dai racconti di quattro naufraghi eritrei, infatti gli stessi hanno indicato due soggetti, fornendo informazioni su etnia ed abbigliamento, tali da permettere la loro identificazione.

Il racconto dei quattro, sentiti in diverse fasi dagli investigatori, ha permesso di capire il "modus operandi" degli scafisti. Infatti, i due si alternavano nelle operazioni relative al controllo della rotta al timone, e mantenevano i contatti con i complici tra le coste libiche e italiane, mediante un telefono cellulare.

Le dichiarazioni dei testimoni hanno consentito di far luce sui particolari dell'ennesimo viaggio della speranza, proceduto a tappe forzate, partito da latitudini sub sahariane, passato attraverso fasi intermedie in territori libici e conclusosi quasi tragicamente in mare.

Le indagini hanno rivelato come un viaggio, dal luogo di partenza e passando per la Libia, potesse arrivare a costare, al singolo straniero, quasi 5000 dollari.

Le dichiarazioni, inoltre, dei testimoni, hanno confermato come la gestione del viaggio intero sia appannaggio di organizzazioni strutturate e transnazionali .

Su disposizione dell'Autorità Giudiziaria i due sono stati tradotti, al termine delle operazioni di rito, presso la locale Casa Circondariale "Ucciardone", in regime di vita comune con divieto di incontro tra di loro.


10/06/2014

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