Gli agenti della sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile hanno individuato in un 70enne napoletano il responsabile di diverse truffe consumate ai danni di privati aspiranti venditori di Rolex.
Fra questi un padovano, anche lui raggirato col medesimo sistema.
Presentatosi sotto falso nome e fingendosi interessato all'acquisto del Rolex da 10.500 euro di cui la vittima aveva inserito un annuncio di vendita sul sito subito.it, il 70enne si è presentato il giorno concordato per la compravendita con un assegno circolare apparentemente emesso da un Istituto bancario bolognese.
Ottenuta conferma dalla verifica della copertura dalla stessa dipendente della propria banca, la quale aveva a sua volta ricevuto riscontro positivo da parte di uno pseudo impiegato della banca della controparte, la vittima convinta di ricevere il prezzo pattuito, ha consegnato l'orologio, scoprendo solo successivamente che l’assegno era contraffatto e che il suo valore veniva stornato dal suo conto.
Il 70enne ha colpito in maniera del tutto analoga in numerose altre occasioni (per otto delle quali è stato denunciato alle rispettive Procure) nei territori della Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Veneto (oltre che a Padova, ha successivamente colpito anche in provincia di Treviso).
Il modus operandi si è rivelato essere sempre lo stesso e grazie ad esso i poliziotti della Squadra Mobile di Padova sono riusciti a restringere il campo di ricerca, prima ad un più cospicuo gruppo di pregiudicati campani, già noti proprio per questa tipologia di truffa e poi al 70enne, riconosciuto dalla vittima ed incastrato grazie agli accertamenti operati sui telefoni utilizzati ai fini della truffa, risultati in suo possesso proprio in quei giorni.
In sostanza il truffatore fingeva il pagamento dei Rolex mediante un assegno circolare, ricorrendo al “bene emissione”, strumento interbancario per verificare l'autenticità di un assegno mediante richiesta alla banca emittente il titolo di credito circa l'effettiva emissione dello stesso.
Il trucco sta nel fatto che, allorquando la banca ove è aperto il conto corrente della vittima sul quale andrebbe versato l’assegno circolare, richiede alla presunta banca emittente l’effettiva esistenza del titolo, un complice del truffatore si aggancia fisicamente alla linea telefonica della medesima banca emittente (pur senza recare interruzione al servizio), sostituendosi di fatto all’operatore bancario e traendo in inganno oltre che la parte offesa, anche la banca titolata all’incasso dell’assegno, cui viene comunicato falsamente che il titolo di pagamento ha piena copertura.
Ottenuta tale falsa rassicurazione, è dunque lo stesso operatore di sportello della Banca della parte offesa a dare garanzie sulla bontà dell’operazione, salvo scoprire, solo quando ormai è troppo tardi, che anziché aver parlato con un operatore della Banca emittente l’assegno, si è inconsapevolmente parlato con un complice del truffatore.