Come raccontano i recenti tragici fatti di cronaca nazionale, talvolta l’aggressore, nonostante denunciato per reiterate violazioni a danno della vittima, risultava ancora in possesso di armi, perché titolare di licenza per difesa personale o per pratica sportiva.
Per evitare, in tutti questi casi, una spirale violenta, il Questore ha voluto affrontare il problema applicando una linea dura, disponendo che nel caso di episodi di stalking, richieste di ammonimento e litigi familiari o di vicinato se reiterati o particolarmente violenti, le pattuglie sul territorio provvedano al sequestro cautelativo di pistole o fucili da caccia e al ritiro delle relative autorizzazioni, qualora qualcuno tra i coinvolti ne sia in possesso.
Non è necessario aver commesso il reato per provvedere al ritiro delle armi, basta una mera conflittualità relazionale per creare il pericolo e quindi procedere cautelativamente.
Gli strumenti per intervenire ci sono: ogni possessore di arma è inserito in una banca dati immediatamente consultabile dagli operatori di Polizia impegnati in casi di liti in famiglia o episodi di stalking. Accertata quindi la presenza di armi in casa, pistole o fucili, immediatamente le stesse vengono sequestrate e portate via, anche nel caso in cui l’arma sia storica o di valore artistico.
Negli ultimi anni i reati di genere hanno destato parecchio allarme sociale attesa la frequenza con cui vengono perpetrati, basti pensare che nella sola provincia di Padova, dal 2017 ad oggi, nei confronti delle donne sono stati commessi 2 omicidi e 2 sono stati tentati, 418 lesioni dolose, 94 percosse e 376 minacce.
Per non ricordarsi delle donne solo l’8 marzo, nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia di Stato ha investito specializzando operatori in grado di rispondere alla richiesta di aiuto delle vittime, che, sentendosi più a loro agio, acquistano la forza di recidere rapporti ancora legati da vincoli affettivi, denunciando il loro carnefice.
Grazie alla capacità dei poliziotti della Questura di Padova di aiutare le vittime a superare la paura di restare sole, che le induce a tacere gli episodi di violenza domestica, la Divisione Anticrimine, sempre dal 2017 ad oggi, ha emesso complessivamente 25 ammonimenti.
L’ammonimento del Questore nei confronti del persecutore è uno strumento molto utile, perché interrompe un comportamento diventato ossessivo, evitando le lungaggini del processo ma anche necessario a mettere fine a comportamenti devianti di aggressori abituati a vedere le donne come una proprietà.
Uno degli ammonimenti emessi dal Questore di Padova, ha riguardato un marito extracomunitario che aveva picchiato per l’ennesima volta per futili motivi e brutalmente la moglie italiana di 34 anni, incinta del secondo figlio, fino a perforarle il timpano, un secondo, invece, un padovano di 35 anni, che, accecato dalla gelosia, aveva preso a pugni la moglie, fratturandole la mandibola. Da ultimo il provvedimento adottato lo scorso 15 marzo nei confronti di un nepalese che, al termine di un’escalation di aggressività nei confronti della moglie, l’aveva malmenata con incontrollata violenza, davanti ai loro figli minori, tentando di strangolarla per il solo fatto di essere stato rimproverato per aver trascorso l’ennesima serata a giocare alle slot machine.
In questo ambito, oltre alla tutela offerta dalla legge, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata a fare da sentinella per intercettare il prima possibile comportamenti violenti e intimidatori e quindi poter intervenire tempestivamente.
In questa prospettiva si muove l’adozione del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite), che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalla sala operativa ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.
In questo stesso contesto è appunto possibile verificare se tra i soggetti coinvolti ci sia qualche detentore di armi e quindi valutare se procedere con il ritiro cautelativo.
La Questura di Padova, nel corso degli ultimi mesi, ha proceduto a 9 sequestri cautelativi, 4 dei quali resi necessari per motivi conflittuali e per i quali è attualmente in corso l’iter amministrativo finalizzato all’adozione del provvedimento di divieto di detenzione da parte della Prefettura.
In una circostanza gli agenti hanno proceduto al ritiro di un paio di pistole e due fucili, durante un intervento per un acceso diverbio tra fratello e sorella, alterata perché il fratello non voleva lasciarle le chiavi di casa. Nonostante nessuno dei due avesse riportato lesioni, gli operatori hanno valutato di procedere al ritiro cautelativo delle armi, appartenute al defunto genitore, in quanto la giovane era stata dimessa dal reparto di psichiatria e ne aveva la disponibilità in quanto custodite nella casa dove abitava.
Da 2017 ad oggi, invece, la Questura di Padova ha proceduto a 94 rigetti e revoche dell’autorizzazione del porto d’armi perché venuti a mancare i requisiti psico-fisici o i requisiti soggettivi.
In atto sono vigenti nella provincia di Padova n. 7482 porti fucili da caccia e n. 11062 per uso sportivo. I titolari di licenza uso sportivo o caccia possono detenere un numero illimitato di armi lunghe e fino a tre pistole, con un massimo di 1500 cartucce.
Lo strumento di difesa da considerarsi più efficace per la Questura di Padova è il chiamare immediatamente il 113 in caso di pericolo.