I reati ipotizzati vanno dall'associaizone a delinquere di stampo camorristico all'estorsione. Sequestrati beni per oltre 60 milioni.
Questa mattina la Squadra Mobile della Questura di Napoli ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA di Napoli nei confronti di capi e gregari del clan LO RUSSO che controlla i traffici illeciti nei quartieri periferici di Piscinola, Miano, Chiaiano e Marianella.
Il provvedimento rappresenta l'epilogo di una lunga e complessa attività investigativa che si è protratta per oltre tre anni dai quali sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, in ordine a molteplici e allarmanti fattispecie.
Le indagini, oltre che di strumenti tradizionali, quali le intercettazioni ambientali e telefoniche e le riprese video dei luoghi preposti alla piazza di spaccio, si sono avvalse del contributo dichiarativo di privati cittadini e di collaboratori di giustizia, che hanno permesso la ricostruzione del complessivo ed esaustivo mosaico delle attività del clan nel periodo del monitoraggio.Oltre alla identificazione di un nutrito gruppo di affiliati (anche con ruoli apicali) al Clan Lo Russo, e all'accertamento di delitti tipici delle associazioni mafiose, estorsioni e fatti di sangue, le indagini hanno evidenziato l'esistenza di ulteriori articolazioni criminali, in vario modo riconducibili al medesimo clan, dedite alla gestione di una piazza di spaccio al rione Don Guanella, alla realizzazione di usure ed estorsioni in danno di imprenditori e privati cittadini, alla gestione del mercato dell'abusivismo edilizio nella zona di Piscinola e Miano.
In questo ultimo settore l'attività degli indagati si esplicava in una duplice direzione: l'imposizione di proprie imprese edili di riferimento e di una tangente in denaro a chi intendesse realizzare una costruzione abusiva da un lato, la corruzione del personale della Polizia Municipale preposto alla repressione dell'abusivismo (sono quattro appartenenti alla Polizia municipale del Comune di Napoli arrestati per corruzione) dall'altro.
Anche la capillare attività di estorsione accertata è sintomo di una penetrazione assoluta nel tessuto produttivo cittadino, il cui velo di oppressione è squarciato episodicamente dalla collaborazione di privati cittadini, che hanno contributo all'accertamento dei fatti.
Contestualmente al provvedimento restrittivo, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo disposto dalla D.D.A. nei confronti di alcuni degli indagati, in esito al quale sono stati sequestrati beni per oltre 60 milioni di euro, tra cui circa 70 immobili, oltre 30 società, 76 tra auto e moto ed un centinaio di conti correnti bancari.