Nella giornata di giovedì 13 luglio 2023, la Squadra Mobile di Modena ha proceduto al fermo di indiziato di delitto per il reato di rapina pluriaggravata nei confronti di un cittadino di nazionalità marocchina, irregolare sul territorio italiano, senza fissa dimora e con numerosi precedenti penali in materia di stupefacenti, reati contro il patrimonio e la persona.
Nello specifico, mercoledì 12 luglio intorno alle ore 06.00 una pattuglia della Squadra Volante interveniva presso l’abitazione di una giovane, sita nel centro storico di Modena, la quale raccontava e denunciava di essere appena stata vittima di una rapina nella sua abitazione da parte di un giovane magrebino. In particolare, la stessa raccontava che intorno alle 04.30, un uomo si era introdotto in casa sua dal lucernario della sua camera da letto e con ripetute minacce la aveva, dapprima costretta a consegnargli una somma di denaro di circa 200 euro in contanti e, successivamente, la aveva costretta ad accompagnarlo in strada per prelevare da diversi sportelli ATM altri contanti con due carte bancomat a lei intestate facendosi consegnare la ulteriore somma di 1000 euro. La giovane riferiva che durante tutte le fasi della rapina, durata circa un’ora e mezza, l’uomo le aveva intimato di non guardarlo in volto obbligandola altresì ad indossare un paio di occhiali da sole per non essere in seguito riconosciuto, prendendole, altresì, il telefono cellulare per impedirle di chiamare le forze di polizia.
Sulla scorta di quanto narrato la Squadra Mobile provvedeva immediatamente ad acquisire e visionare le immagini degli impianti di video sorveglianza dalle quali si aveva modo di riscontrare quanto raccontato dalla giovane donna e di acquisire dettagli importanti sia sull’abbigliamento indossato dal rapinatore durante la commissione del reato sia sula colore e modello della biciletta da lui utilizzata nell’occasione.
Veniva dunque immediatamente diramata una disposizione di rintracci alle volanti di zona che, nella mattinata di giovedì, individuavano un giovane corrispondente a quello accuratamente descritto dalla vittima della rapina che veniva accompagnato in Questura per le procedure di identificazione attesa la mancanza di documenti di identità. Contemporaneamente la Squadra Mobile, a coronamento di una incessante attività d’indagine, individuava una struttura di accoglienza sita in Modena ove il giovane occasionalmente si recava per mangiare, vestirsi e custodire i propri i effetti personali all’interno di alcuni armadietti. Dentro ad uno degli armadietti veniva rinvenuto uno zaino con all’interno l’identico abbigliamento (berretto, maglia e scarpe da ginnastica) indossato durante la rapina perfettamente coincidente a quello ritratto nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza cittadina installate dal Comune di Modena.
L’uomo accompagnato in Questura presentava altresì cicatrici su una mano e su un avambraccio perfettamente coincidenti a quelle descritte dalla giovane.
A seguito del foto-segnalamento e della disamina del certificato dattiloscopica ottenuto tramite AFIS (Automatic Identification Fingerprint System), si accertava che l’uomo aveva declinato numerose identità diverse in occasione di precedenti foto-segnalamenti riportando condanne definitive sotto falso nome. Risultava altresì che l’indagato l’1 aprile 2023 era stato scarcerato per fine pena dalla Casa Circondariale di Piacenza ove era stato associato in esecuzione di condanna definitiva per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e furto aggravato.
Sussistendo un grave quadro indiziario ed il concreto pericolo di fuga, la Squadra Mobile procedeva al fermo del giovane magrebino associandolo alla Casa Circondariale di Modena.
La Procura della Repubblica di Modena ritenendo sussistenti i presupposti in fatto e diritto giustificanti il fermo, chiedeva al Giudice per le Indagini Preliminari la convalida della misura precautelare e l’applicazione della misura della custodia in carcere in relazione al delitto di rapina pluriaggravata.
All’esito dell’udienza e dell’interrogatorio, il 15 luglio scorso, il GIP convalidava il fermo ed applicava all’indagato la richiesta misura della custodia in carcere.