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Milano: la Polizia di Stato arresta latitante 53enne che deve scontare 13 anni di pena in carcere

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La settimana scorsa la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso la Corte d’Appello di Milano, ha proceduto all’arresto del latitante 53enne G. M., nato a Milano il 25.8.1966, che deve espiare la pena di 13 anni e 8 giorni di reclusione e di un anno di arresto per reati contro il patrimonio, contro la fede pubblica ed in materia di armi commessi anche in forma associativa.

Il 53enne falsificava documenti per commettere reati contro il patrimonio e si è garantito un indebito arricchimento pari a svariati milioni delle vecchie lire alla fine degli anni Novanta e a decine di migliaia di euro nei soli primi anni Duemila. Ricercato dal 2004, dopo un brevissimo periodo di latitanza in Italia, si era trasferito in Argentina ove aveva cambiato alcune identità e si era spacciato per un esperto di chirurgia estetica.

Il 7 ottobre scorso è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Milano grazie ad una costante attività di monitoraggio nei confronti di soggetti destinatari di condanne definitive, analizzando social network, fonti aperte, nonché le abitudini e i movimenti delle persone più vicine ai ricercati.

Qualche giorno fa il latitante era tornato in Italia per un breve soggiorno e, una volta giunto alla frontiera aerea di Fiumicino con un documento genuino rilasciato dalle Autorità Consolari Argentine, ma riportante false generalità, sono cominciate le attività di osservazione e di pedinamento di tutte le persone ritenute vicine all’uomo da parte della Polizia di Stato: l’uomo è stato individuato in prossimità dell’abitazione della madre.

All’atto del controllo, il latitante ha esibito il documento falso con il quale era entrato nel territorio nazionale ed è stato trovato in compagnia di una donna di origini sudamericane che ha dichiarato di essere la sua compagna.

Erano in possesso di una consistente somma in denaro nonché di alcuni documenti di identità e di numerose carte bancomat rilasciate da istituti di credito argentini e riportanti le false generalità con le quali il latitante si nascondeva in Argentina.

Anche in altre occasioni era giunto nel nostro Paese sotto mentite spoglie e aveva viaggiato indisturbato verso altri Paesi del Sudamerica.

Dal 1993 è stato ripetutamente sottoposto a misure cautelari personali e ha poi riportato numerose condanne per associazione per delinquere, ricettazione, falso materiale, favoreggiamento reale, truffa, violazione delle norme sull’uso delle carte di credito, contraffazione di pubblici sigilli e possesso ingiustificato di chiavi alterate.

Nonostante l’applicazione alla fine degli anni Novanta dell’Avviso Orale da parte del Questore di Lecco, ha continuato a delinquere architettando un sistema di riciclaggio di assegni rubati all’interno del quale era il destinatario ultimo delle somme di denaro che a lui confluivano dopo essere state versate su conti correnti aperti da soggetti compiacenti.

Dopo la commissione di questo ennesimo reato è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ma, da un’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Milano, è stato svelato che ciò nonostante lo stesso ha fatto parte ancora una volta di un sodalizio criminale dedito alla sottrazione di assegni ed al successivo incasso degli stessi, questa volta grazie alla falsificazione di documenti di identità. In occasione della perquisizione effettuata in quella circostanza presso la sua abitazione sono stati sequestrati strumenti, apparecchiature ed altro materiale per la falsificazione tra cui cliché per la stampa di numeri di carte identità, timbri tondi e lineari di alcuni Comuni italiani, moduli cartacei e plastificati di patenti, di carte identità e di codici fiscali, carnet di assegni nonché libretti postali.

I poliziotti proseguono le indagini finalizzate a ricostruire le modalità con le quali l’uomo ha ottenuto il rilascio del documento valido per l’espatrio, ad accertare la regolarità delle attività svolte in Sudamerica e a recuperare il patrimonio trasferito nel Paese Sudamericano nonché ad individuare eventuali fiancheggiatori.


15/10/2019

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