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La Squadra Mobile decapita famiglia mafiosa dedita all’usura

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Gli arrestati, due fratelli e il cognato, costringevano un imprenditore locale a corrispondere interessi usurai

La Squadra Mobile ha eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di due soggetti ed una di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di un terzo resisi responsabili del reato di usura ai danni di un imprenditore locale.

Gli arrestati, due fratelli e il cognato degli stessi, tutti facenti parte della nota famiglia mafiosa messinese Bonaffini, sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di usura, perpetrato tra aprile 2010 e luglio 2011, ai danni di un commerciante messinese in ristrettezze economiche al quale era stato concordato un prestito di 5000 euro.

"L'accordo" stipulato tra l'imprenditore e uno dei due fratelli prevedeva la restituzione di una somma mensile di interessi pari a 600 euro sino alla restituzione della somma prestatagli in un'unica soluzione.

Quando, nel marzo 2011, l'estortore era stato arrestato nell'ambito dell'Operazione Fenice, il compito di riscuotere il debito era stato assunto dal fratello e dal cognato.

In caso di ritardo nel pagamento degli interessi però lo stesso estortore raggiungeva comunque la vittima telefonicamente profferendo pesantissime minacce nei suoi confronti.

Contravvenendo poi alle restrizioni previste dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e dalla misura cautelare degli arresti domiciliari a cui era sottoposto, lo stesso si recava più volte presso l'esercizio commerciale per sollecitare con ripetute minacce il pagamento della somma pattuita.

Così come disposto dall'ordinanza del GIP presso il Tribunale di Messina i due fratelli sono stati, il primo associato alla casa circondariale di Messina, il secondo riaccompagnato presso la propria abitazione per ivi rimanervi al regime degli arresti domiciliari. Il cognato dei due, al momento dell'esecuzione dell'ordinanza, si trovava già ristretto presso la locale casa circondariale.


05/01/2012

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