Durante lo scorso fine settimana, il personale del Commissariato di P.S. di Patti ha eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti un cinquantatreenne, ritenuto responsabile del reato di atti persecutori nei confronti di una donna e del suo nucleo familiare.
Il provvedimento è l’epilogo di una lunga e articolata attività di indagine svolta dagli agenti del Commissariato di Patti coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale della stessa città.
La condotta criminosa posta in essere dall’arrestato è scaturita dall’interruzione di una relazione sentimentale con una donna, la quale non ha mai smesso di essere per lui oggetto di una vera e propria ossessione. La fine del rapporto, infatti, non è stata accettata dall’uomo, il quale si è così reso protagonista di una serie di episodi che hanno provocato l’insorgere di uno stato di ansia e paura vissuto in primis dalla donna e, poi, da tutta la sua famiglia. Il 53 enne, infatti, non si concentrava solo su di lei ma su tutto il contesto vissuto dalla stessa, come, ad esempio, nei confronti del marito, il quale è stato non solo destinatario di cartucce da fucile ritrovate sul parabrezza del suo veicolo e presumibilmente recapitategli proprio dall’arrestato ma anche nominativamente insultato con scritte ingiuriose apparse sui muri della città. Scritte la cui paternità si è, peraltro, potuta attribuire anche grazie al rinvenimento nell’abitazione dello stalker delle bombolette spray utilizzate, dello stesso colore e delle quali non ha saputo adeguatamente giustificare il possesso.
Pertanto, il 53enne era diventato per le persone offese una presenza costante, inquietante, invadente, che con continui appostamenti e pedinamenti insinuava un’ansia perenne, che a volte aveva richiesto, in particolare per la donna, anche la necessità di interventi medico sanitari.
La forza intimidatoria della sua condotta scaturiva anche da riferimenti che faceva al possesso di un’arma, in verità sequestratagli già nel 2017, ma che faceva finta di portare sempre con sé, minacciando di utilizzarla per vendicarsi e sostenendo che fosse a sua disposizione per l’esercizio della professione di guardia particolare giurata che, a seguito di indagini tutt’ora in corso da parte del Commissariato di Patti, si è scoperto essere svolta in maniera abusiva, in assenza dei requisiti e dell’apposita iscrizione all’albo prefettizio.
Alla luce di tutti questi episodi, ripetutisi in un ampio lasso di tempo (dal 2017 ad oggi) la situazione si è manifestata in tutta la sua gravità, tanto da rendere necessaria da ultimo l’applicazione della misura degli arresti domiciliari ordinata dal G.I.P. del Tribunale di Patti.