Una presunta relazione sentimentale il movente che nel marzo 2016 porta al danneggiamento di un esercizio commerciale contro la cui vetrina vengono esplosi due colpi di arma da fuoco.
Due individui a bordo di un motorino, travisati, vengono immortalati dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona interessata: il passeggero, una volta arrestata la marcia, scende dal mezzo, spara, risale a bordo e si dà alla fuga.
Le immagini non permettono di risalire alla targa né di identificare gli autori.
L’attività d’indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Messina, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, porta ad escludere la riconducibilità del gesto all’attività professionale della vittima. Gli accertamenti balistici sui bossoli sequestrati permettono di individuare il tipo di arma, verosimilmente usata per la consumazione del reato, che coincide con altra uguale sequestrata dagli stessi poliziotti in una precedente operazione conclusa con l’arresto di più soggetti. E lì la svolta: uno di questi, in particolare, detenuto proprio per quei fatti, consumati giusto lo stesso anno, per i quali gli operatori di polizia lo avevano, grazie alla loro attività, assicurato alla giustizia, decide di collaborare.
E’ lui l’autore materiale del delitto ordinatogli da un 63enne dietro il compenso di € 2.000,00. Mandante dell’azione punitiva è invece un 47enne. A completare il quadro un 52enne.
Ulteriori accertamenti sull’arma confermano che i due bossoli rinvenuti nei pressi della vetrina danneggiata sono stati esplosi proprio dalla stessa arma semiautomatica sequestrata cui si faceva cenno sopra.
A riscontrare le dichiarazioni rese, inoltre, la conoscenza tra il collaboratore ed il 63enne appartenenti allo stesso gruppo criminale, dedito a commettere rapine sul territorio di Messina e Provincia.
Infine, a corroborare la veridicità della ricostruzione, la riconducibilità del mezzo usato per la realizzazione del colpo al 52enne, proprietario di un motociclo compatibile per caratteristiche con quello ripreso dalle telecamere.
Un quadro indiziario, dunque, univoco, individualizzante, attendibile che unito alla pericolosità dei soggetti coinvolti, tutti gravati da precedenti ed insensibili alle pregresse esperienze sanzionatorie, porta all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’ordinanza nei confronti dei tre messinesi è stata eseguita, come disposto dall’A.G competente, alle prime luci dell’alba, dai poliziotti della Squadra Mobile.