A seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura della Repubblica e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Matera, è stata data esecuzione all’ordinanza del GIP del Tribunale di Potenza che ha disposto misure cautelari nei confronti di quattro soggetti, per il reato di danneggiamento di immobile aggravato dal c.d. “metodo mafioso” e dall’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.
Due di loro, un 61enne, di nazionalità marocchina, e un 24enne entrambi di Santeramo in Colle (BA) sono destinatari della custodia cautelare in carcere; un terzo, un 19enne di Altamura e un 45enne di Matera, è destinatario invece della misura degli arresti domiciliari presso la propria abitazione e il quarto, un 45enne di Matera, è stato sottoposto al divieto di dimora nel territorio del Comune di Matera.
Le misure sono state eseguite unitamente ad altrettante perquisizioni personali, veicolari e domiciliari.
Nella notte del 29 ottobre 2020 veniva appiccato il fuoco alla vetrata esterna di un’agenzia funebre nel centro di Matera, utilizzando del liquido infiammabile ed allontanandosi subito dopo. A seguito dell’incendio risultavano danneggiate dalle fiamme la vetrata esterna dell’agenzia, parte dell’ingresso e la facciata del palazzo. Le fiamme avevano lambito le finestre dell’abitazione posta al primo piano dell’immobile, al cui interno fortunatamente non vi era nessuno, e avevano interessato la sede stradale, dove solo grazie alla prontezza degli automobilisti di passaggio non si erano registrati ulteriori danni a cose o persone.
Nell’immediatezza dei fatti, agenti della Squadra Mobile di Matera individuavano l’autovettura usata dagli autori dell’incendio e risalivano al proprietario, residente a Santeramo in Colle (BA).
L’immediata perquisizione domiciliare e veicolare consentiva di sequestrare il tappetino dell’abitacolo dell’autovettura, imbevuto di benzina verosimilmente contenuta nella tanica utilizzata dagli autori dell’incendio.
Successivamente, l’analisi delle immagini di molte telecamere, sia pubbliche che private posizionate in Matera, Santeramo in Colle e Altamura (BA), l’escussione di numerose persone informate sui fatti, le acquisizioni documentali presso il Comune di Matera e l’analisi della situazione patrimoniale delle agenzie funebri coinvolte nella vicenda, consentivano, a livello di gravità indiziaria, sia l’individuazione degli autori materiali dell’incendio, sia del mandante, membro di una famiglia che gestisce un’agenzia funebre concorrente a quella della vittima, avente sede sempre in Matera.
Veniva inoltre individuato il probabile movente del reato, da ricercare nella volontà di colpire con una modalità tipicamente mafiosa un’impresa concorrente, in grado di fornire dei servizi funebri con un miglior rapporto qualità/prezzo. Tale movente si rifletteva nelle modalità utilizzate dagli autori del fatto, finalizzate a mandare un chiaro messaggio intimidatorio alla persona offesa, sulla falsariga di quanto avvenuto nel recente passato ad altri imprenditori materani per determinarne assoggettamento e omertà (tra il 2015 e il 2016 a Matera furono compiuti dieci attentati incendiari a cari di altrettante attività commerciali).