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Operazione antimafia in Basilicata, 25 persone arrestate

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Questa mattina, a conclusione di complesse indagini, su disposizione della  Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Potenza, che ha coordinato l’attività investigativa, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare personale in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal Gip Distrettuale del Tribunale di Potenza, nei confronti di 25 indagati, ritenuti responsabili di aver fatto parte, a vario titolo, di un’associazione armata di stampo mafioso con base a Scanzano Jonico denominata “SCHETTINO” e di altro sodalizio criminale denominato gruppo “RUSSO”.

L’associazione armata di stampo mafioso Schettino era dedita principalmente al racket delle estorsioni in danno di imprenditori del metapontino e allo spaccio di stupefacenti. Il gruppo Russo era attivo nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina e hashish. Inizialmente i due gruppi operavano in modo coordinato e, come emerso dalle successive indagini, in seguito si dividevano anche con forti e violenti contrasti.

E’ stata altresì disarticolata un’ulteriore associazione, denominata gruppo “DONADIO”, operante nel comune di Montalbano Jonico (MT), finalizzata al solo traffico e spaccio di stupefacenti, di cui si riforniva anche dai primi due sodalizi.

Il territorio interessato è quello della costiera jonica lucana.

Gli arresti sono stati eseguiti dagli “Agenti” della Squadra Mobile di Matera unitamente a quelli della Squadra Mobile di Potenza, dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Matera, nonché dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Matera.

Tra gli arrestati, 12 sono stati trasferiti a diverse case circondariali e altri 13 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

Nel medesimo contesto sono state eseguite 22 perquisizioni domiciliari nei confronti di ulteriori indagati alla ricerca di armi e droga.

I principali reati contestati sono: associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, incendio e danneggiamento a seguito di incendio, minaccia aggravata dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio aggravato e lesioni personali, trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare il sodalizio mafioso.

L’attività investigativa – svolta da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, mediante intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, sfociati anche in arresti in flagranza di reato – ha evidenziato l’esistenza, sul versante ionico della Basilicata e dunque in Provincia di Matera, di una realtà criminale di eccezionale pericolosità che, non solo si pone in costante collegamento con i sodalizi criminali operanti nei territori delle regioni limitrofe, ma che ha sviluppato una propria autonoma capacità di intimidazione e di “governo” criminale del territorio, inducendo assoggettamento e omertà.

Si tratta di un fenomeno che si è sviluppato per anni e che si è profondamente radicato nel tessuto sociale ed economico dei territori interessati, come i diversi filoni d’indagine – che hanno monitorato un periodo di anni (dal 2011 ad oggi) – hanno consentito di accertare. Proprio in quegli anni viene redatta dalla Squadra Mobile di Matera e dal Commissariato di P.S. di Policoro la prima informativa alla D.I.A. - Direzione Investigativa Antimafia (Operazione Vladimir) che fa luce su detti traffici delittuosi, anche attraverso arresti in flagranza e sequestri di armi, droga e materiale esplodente, costituendo la solida base sulla quale si sono succedute altre investigazioni che hanno portato all’operazione odierna.

Assai preoccupante, e pienamente dimostrativo dell’inquinamento del tessuto socio-economico dei territori in questione, la circostanza che la collaborazione delle vittime di estorsioni, incendi, violenze, sia stata molto scarsa e che solo l’attività investigativa svolta con eccezionale professionalità da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza abbia consentito di ricostruire la dinamica e la causale dei fatti, oltre che l’individuazione dei responsabili.

La mafiosità del gruppo Schettino è emersa in tutta la sua evidenza da circostanze di fatto che pongono le attività del sodalizio in esame nel solco di quelle tradizionalmente svolte dalle associazioni di stampo mafioso calabresi, pugliesi, campane e siciliane.

Imposizione della guardiania, estorsioni in danno di operatori economici, incendi dei beni degli operatori economici riottosi, reinvestimento in attività lecite dei proventi illeciti, controllo di attività economiche, tentativi d’infiltrazione negli appalti pubblici, fittizia intestazione di beni, esistenza di una rigida scala gerarchica che non s’interrompe neanche in presenza dell’arresto dei capi e dirigenti dell’organizzazione, disponibilità di armi da guerra, assistenza agli affiliati in difficoltà o ristretti in carcere, formule rituali di affiliazione, repressione violenta dei dissidi interni, caratterizzano in pieno il programma criminoso del sodalizio.

Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, 7 kg circa di sostanza stupefacente di vario tipo (tra cocaina, hashish, eroina e marijuana) e, soprattutto, si sono individuati – e sul punto le indagini sono in pieno svolgimento – alcuni degli investimenti del clan Schettino (locali, fabbricati, terreni), naturalmente intestati a prestanome che, pure, in data odierna, sono stati sottoposti a sequestro.


04/10/2018

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