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Scoperta e denunciata banda di donne nomadi

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Autrici di numerosi borseggi

Tre donne rom, autrici di alcuni borseggi sono state individuate a seguito di indagini svolte dal Commissariato di Carrara.

L' ultimo "colpo" portato a termine è stato fatale per le tre donne, una trentatreenne, una ventiseienne ed una ventiquattrenne, già note alla Polizia per i loro cospicui precedenti penali, tutti relativi a "furti con destrezza".

Due di loro sono domiciliate al locale campo nomadi del Lavello, mentre una terza in un altro campo nomadi della Toscana.

Le indagini, condotte dalla Squadra Anticrimine, hanno preso spunto dalla denuncia sporta da un derubato, presentatosi negli uffici del Commissariato disperato per il furto appena subito.

L'uomo, un commerciante di origine egiziana, ha raccontato in lacrime agli agenti di essere poco prima stato derubato della cifra di 3100 euro, che lo stesso aveva appena ritirato dalla banca.

L'egiziano, infatti, si era recato in una banca nelle vicinanze della centralissima piazza Matteotti ed aveva prelevato quella ingente cifra in contanti dal suo conto corrente, riponendo le banconote nella tasca dei pantaloni; quindi si era recato verso la sua automobile che si trovava parcheggiata a poche decine di metri, nel parcheggio della piazza.

Nel mentre si accingeva a salire sulla sua automobile era stato avvicinato da tre donne "rom", le quali con insistenza e petulanza, cominciavano a chiedergli l'elemosina ponendo in essere un vero e proprio "accerchiamento", dal momento che una gli si parava davanti e le altre due ai lati.

Tra l'altro le tre nomadi approfittavano delle precarie condizioni di salute della vittima, con limitate capacità di difesa, poiché convalescente da un grave incidente stradale che lo costringeva all'utilizzo di stampelle per camminare.

L'uomo, anche per porre fine a quell' "accerchiamento", estraeva dal portafogli una banconota da 5 euro e la regalava ad una delle tre nomadi, senza immaginare che l'insistenza della richiesta di elemosina era solo una manovra "elusiva" del terzetto per derubare il malcapitato con assoluta destrezza, dal momento che questi non si accorgeva che una delle tre donne era riuscita a sfilargli dalla tasca il rotolo di banconote appena prelevate.

Le tre donne, apparentemente appagate dall'aver ricevuto l'elemosina, si allontanavano frettolosamente proferendo riverenti ringraziamenti al malcapitato, il quale, all'atto di salire in auto, si insospettiva dalla frettolosità con la quale le nomadi si erano dileguate e decideva di controllare se le banconote erano ancora al loro posto, subendo un'amara sorpresa quando si accorgeva che i soldi erano spariti.

All'uomo, disperato, dopo aver cercato inutilmente di rintracciare le nomadi, che nel frattempo avevano fatto perdere le loro tracce, non rimaneva che recarsi al vicino Commissariato e denunciare il fatto.

Tra l'altro, la disperazione del commerciante egiziano nasceva dal fatto che i soldi rubati erano stati ritirati dalla banca per pagare le spese universitarie della figlia, studentessa in un ateneo del nord Italia.

Gli uomini della Squadra Anticrimine attivavano immediatamente le indagini e sulla base della descrizione fornita e dal "modus operandi", calamitavano l'attenzione su un gruppo di donne nomadi conosciute, mostrando una serie di fotografie al denunciante che riconosceva subito una delle componenti del terzetto, vecchia conoscenza della polizia dimorante al campo nomadi del Lavello.

Partendo dalle frequentazioni della donna individuata, gli agenti restringevano ulteriormente il campo, basandosi sulle caratteristiche fisiche descritte dal denunciante, che alcuni giorni dopo, convocato nuovamente in Commissariato e sottoposto ad una nuova ricognizione fotografica di diverse sospettate, individuava anche la seconda componente del terzetto, anch'essa originaria del locale campo nomadi.

Mancando all'appello solo la terza nomade, che tra l'altro, secondo il racconto dell'uomo, aveva avuto il ruolo di maggiore spicco nella vicenda (mostrandosi come la vera e propria "regista" dell'evento), gli agenti decidevano di "pedinare" le due indagate per verificare con quali altre nomadi esse si accompagnassero.

Dopo alcuni giorni in cui le due donne venivano "monitorate" riservatamente dagli agenti dell'Anticrimine, si arrivava alla svolta delle indagini, poiché nella stessa piazza in cui era stato perpetrato il furto, i poliziotti notavano la presenza di una delle due indagate che stava chiedendo l'elemosina assieme ad un'altra donna della stessa etnia, sconosciuta agli operanti poiché dimorante in un altro campo nomadi della Toscana.

Gli agenti notavano inoltre che le caratteristiche fisiche della rom sconosciuta corrispondevano pienamente alla descrizione fornita dal denunciante (che aveva indicato, tra l'altro, una vistosa dentatura in oro), pertanto intervenivano identificando la donna e conducendola presso il Commissariato, ove veniva sottoposta a rilievi foto segnaletici.

Successivamente il commerciante egiziano riconosceva la stessa come la terza ed ultima componente del terzetto.

Le tre donne venivano deferite alla locale Procura per il reato di "furto aggravato" in concorso, con l'aggravante della recidiva, in considerazione dei già menzionati numerosi precedenti specifici per reati contro il patrimonio.

L'intervento degli agenti ha verosimilmente impedito il verificarsi di nuovi borseggi ad opera del terzetto, commessi soprattutto in danno di anziani nelle vicinanze delle poste o di istituti bancari o in occasione del mercato rionale; tra l'altro sono in corso ulteriori accertamenti al fine di verificare altri furti con destrezza, che presentano analoghi "modus operandi", rimasti ad oggi senza colpevole.


01/03/2013

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