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Interprete marocchino raggira imprenditore egiziano del marmo

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Denunciato e condannato

Era stato denunciato dalla Squadra Anticrimine del Commissariato il cittadino marocchino di 46 anni - in regola con la normativa sul soggiorno, coniugato e residente a Carrara - che nel pomeriggio di lunedì scorso è stato condannato dal Tribunale di Massa, Sezione Distaccata di Carrara, in quanto riconosciuto colpevole di una serie di truffe aggravate ed in continuazione tra loro, poste in essere ai danni di un noto e facoltoso imprenditore del marmo di nazionalità egiziana, titolare di una importantissima società di import-export con sede a Shakk El Soban, zona industriale della capitale egiziana Il Cairo.

Le indagini, condotte dalla Squadra Anticrimine del Commissariato a seguito della denuncia dell'imprenditore, hanno portato all'identificazione dell'autore del reato. Quest'ultimo, che in passato era stato titolare a sua volta di una società di import-export lapideo, era stato ingaggiato in qualità di interprete-traduttore in lingua italiana e araba dall'imprenditore egiziano affinché, lo coadiuvasse nella gestione delle trattative inerenti all'acquisto di ingenti partite di marmo da trattare con imprenditori locali ed altri operanti a Orosei, in Sardegna. L'interprete-truffatore ha posto in essere la condotta criminosa approfittando del fatto che l'imprenditore egiziano comprendeva e parlava solo la lingua araba e che all'epoca versava in precarie condizioni di salute, a causa delle quali si sarebbe dovuto assentare dal lavoro per un lungo periodo per recarsi a Il Cairo e sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico al cuore.

Le complesse ed articolate indagini, rese difficoltose dal fatto che l'imprenditore nella denuncia aveva comunicato agli investigatori solo il soprannome arabo dell'autore del reato, sconoscendone le generalità complete, hanno consentito di identificarlo e di scoprire che l'interprete infedele, durante le trattative (aventi ad oggetto la compravendita di blocchi di marmo, marmette, marmo "rouge peroi" ed altri materiali utilizzati in cava per la lavorazione del lapideo), traduceva agli ignari venditori, in modo contrario, fraudolento e favorevole unicamente per sé stesso, il contenuto delle disposizioni commerciali impartite dall'egiziano per ciò che riguardava la consegna e il ritiro delle partite di marmo.

In pratica, gli affari venivano conclusi regolarmente, con il pagamento anticipato del materiale acquistato da parte della società facente capo all'egiziano, ma gli imprenditori locali e quelli sardi, in buona fede, spedivano la merce in un luogo indicato dall'interprete marocchino, che era diverso da quello richiesto dall'imprenditore egiziano.

L'interprete, infatti, nel corso delle trattative, comunicava fraudolentemente ai venditori che durante l'annunciata assenza dell'imprenditore egiziano per i suoi problemi di salute, la trattativa per quanto riguarda il recapito della merce sarebbe stata condotta direttamente da lui.

In questo modo il truffatore faceva imbarcare dai porti di La Spezia e di Olbia, sempre passando per il porto di Carrara, gli ingenti quantitativi di marmo, del valore di circa 100.000 euro, che, caricati su motonavi battenti bandiera maltese, sbarcavano al porto di Tangeri, in Marocco, ove se ne perdeva ogni traccia, finendo nelle sue disponibilità, e procurandogli quindi un cospicuo illecito guadagno.

Il malcapitato imprenditore egiziano, quindi, dopo essersi rimesso dall'interevento chirurgico si era accorto che la merce acquistata non era stata mai recapitata, secondo le sue disposizioni, presso la sede della propria società a Il Cairo.

Dopo avere atteso invano le spedizioni, chiedeva spiegazioni agli ignari venditori, sentendosi rispondere che loro si erano attenuti alle indicazioni fornite dall'interprete, così come tradotte dallo stesso: solo allora, quindi, l'imprenditore si era reso conto dei plurimi raggiri operati ai suoi danni da quello che riteneva un interprete fidato, e che invece si era rivelato una sorta di "avvoltoio", in quanto aveva approfittato della precarietà del suo stato di salute, oltre che del fatto che lui non conoscesse la lingua italiana, in tal modo tradendo l'estrema fiducia riposta in lui dallo sventurato commerciante.

Purtroppo, però, l'aver realizzato tardivamente, con grande incredulità, di essere stato vittima della mala fede dell'interprete, gli impediva di potergli rivolgere le sue legittime rimostranze, dal momento che l'uomo aveva, nel frattempo, fatto perdere le sue tracce e lui ne conosceva soltanto il soprannome.

Non gli rimaneva, pertanto, che rivolgersi, sconsolato, al Commissariato per presentare denuncia.

L'attività di indagine della Squadra Anticrimine, effettuata anche presso gli spedizionieri e le autorità portuali operanti, oltre che a Carrara, anche a La Spezia, Olbia e Tangeri, ha consentito di ricostruire interamente l'iter delle spedizioni effettuate in Marocco dall'interprete-truffatore, che ieri - come già evidenziato - è stato condannato alla pena di 10 mesi di reclusione, con sospensione della stessa subordinata al pagamento di una provvisionale di 10.000 euro in favore dell'imprenditore egiziano, tutelato dall' avvocato Nicoletta Cervia.

Le disavventure giudiziarie per l'interprete-truffatore non sono però finite, dal momento che dovrà presentarsi ancora dinnanzi al Tribunale per rispondere anche del furto della somma di 30.000 dollari che aveva sottratto, in contanti, allo stesso imprenditore egiziano all'interno di una cabina del traghetto "Moby Lines" in navigazione verso la Sardegna, durante uno dei viaggi di lavoro, approfittando dello stato soporifero della sua vittima, causato dai medicinali ingeriti in massicce dosi dalla stessa, assunti come terapia propedeutica all'intervento chirurgico cui avrebbe dovuto sottoporsi a distanza di alcuni giorni.


24/01/2013

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