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Barricato in casa

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Barricato in casa

Personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Lodi ha svenato il proposito suicidario di un uomo, italiano di 42 anni, che si era barricato all’interno della propria abitazione, minacciando, alla presenza della moglie e dei due figli minorenni, di togliersi la vita.

La vicenda trae le mosse dalla richiesta di aiuto della compagna dell’uomo che, alle ore 20.15 circa di sabato sera, segnalava alla locale Centrale Operativa le intenzioni auto lesive del marito, il quale, a seguito di alcuni litigi con il figlio maggiore, di 15 anni, avvenuti nei giorni precedenti, era stato colto da un improvviso impeto di disperazione. Giova precisare che, alcuni giorni prima dei fatti in argomento, proprio all’esito di una lite con il primogenito, l’uomo si era allontanato dalla casa famigliare, facendo perdere le proprie tracce e determinando l’attivazione delle procedure di ricerca delle persone scomparse, coinvolgenti tutti gli attori della security provinciale, poi risultate non necessarie a seguito del suo ritorno spontaneo.

A fronte dei vani tentativi della famiglia di ricondurlo ad uno stato di quiete, l’uomo aveva afferrato un coltello, minacciando di uccidersi. La donna e i due figli, allora, erano rapidamente usciti dall’appartamento, trovando riparo all’interno dell’autovettura in uso alla famiglia, dalla quale avevano allertato le forze dell’ordine.

 Ricevuta la chiamata d’emergenza, immediatamente due pattuglie dell’U.P.G.S.P. della Questura si recavano presso lo stabile, di 7 piani, situato in un più ampio contesto immobiliare costituito da altri 4 edifici.

Saliti al 5° piano, i poliziotti tentavano di accedere all’appartamento usando le chiavi consegnate loro dal figlio maggiore della coppia, non riuscendovi a causa dell’accorgimento adottato dall’uomo che aveva appositamente lasciato nella serratura un’altra chiave, in modo da vanificare ogni proposito di ingresso.

A quel punto, i poliziotti optavano per un approccio dialogico, avviando un’interlocuzione tanto allo scopo di ridurre l’uomo a più miti consigli quanto al fine di acquisire un patrimonio informativo il più possibile completo sullo scenario operativo, in maniera tale da scegliere la strategia d’intervento più efficace e idonea a ridurre i rischi al minimo. Ciò nonostante, l’uomo non recedeva dal proposito suicidario, seguitando a minacciare, dapprima di tagliarsi le vene con il coltello, e poi, allo scopo di indurre alla desistenza gli operanti, di far esplodere il palazzo con il gas. A fronte del contegno dell’uomo, i poliziotti, intenzionati a salvaguardare l’incolumità non solo dell’uomo ma, soprattutto, dell’elevato numero di condomini, sia della palazzina interessata che di quelle limitrofe, contattavano, tramite la Centrale Operativa, i Vigili del Fuoco e personale sanitario, così da mettere in sicurezza l’intera area.

Giunto in loco, personale dei Vigili del Fuoco provvedeva ad interrompere il flusso di gas dell’intero complesso condominiale. A quel punto, rassicurati in ordine all’eventualità che un potenziale gesto autolesivo dell’uomo potesse avere riverberi drammatici su una moltitudine di persone, i poliziotti proseguivano nel dialogo, cercano di indurre una resa pacifica. Tuttavia, l’uomo continuava ad essere esplicitamente minaccioso. Percependo il rumore di vetri in frantumi e, al contempo, il progressivo affievolirsi della sua voce, gli operanti, preoccupati che potesse essersi procurato delle ferite gravi, decidevano di fare irruzione all’interno dell’appartamento.

Per garantire la massima efficacia all’intervento, i poliziotti optavano per un ingresso congiunto da più lati: dal balcone e della porta principale dell’appartamento.

Due poliziotti, pertanto, salivano sul “cestello” dell’auto scala dei Vigili del Fuoco e, unitamente a due di essi, raggiugevano il balcone, posto a circa 20 metri dal manto stradale. Non senza fatica, riuscivano ad arrampicarsi ed a posizionarsi in corrispondenza della porta finestra. In quel medesimo frangente, altri due operatori della Polizia di Stato facevano irruzione dalla porta principale. A quel punto, l’uomo, ancora deciso a portare a compimento il proprio proposito, li affrontava, brandendo cocci di vetro appuntiti, già usati per auto infliggersi ferite alla fronte. I poliziotti, vista la non domabile aggressività dell’uomo, che rappresentava un grave pericolo per sé stesso e per i presenti, decidevano di usare il taser in dotazione. Uno degli operatori, estratta l’arma ad impulsi elettrici, come da protocollo operativo, tentava di far desistere l’uomo dal proprio contegno violento azionando l’ARK, ossia una scarica elettrica “a salve”, utile a far comprendere il pieno funzionamento del dispositivo e, quindi, il pronto utilizzo del medesimo al soggetto fronteggiato.

Nonostante ciò, l’uomo proseguiva a minacciare i poliziotti, senza deporre i cocci di vetro in suo possesso, e, pertanto, l’operatore azionava il taser, attingendolo, in piena aderenza alle norme vigenti, nella zona dell’addome, al fine di garantirne l’efficacia e allo stesso tempo contenere i rischi per l’integrità fisica dell’attinto. Il soggetto cadeva sul pavimento e i poliziotti riuscivano ad ammanettarlo.

Successivamente, i poliziotti consentivano il primo soccorso del personale sanitario presente e l’uomo veniva trasportato in pronto soccorso per essere sottoposto ai necessari accertamenti medico-sanitari.

L’uomo, che nelle fasi più concitate dell’intervento aveva minacciato gravemente i poliziotti, cercando strenuamente di resistere a qualsiasi loro approccio operativo, sarà, per la condotta tenuta, perseguito ai sensi delle norme vigenti.


29/10/2024

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