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OPERAZIONE “PONY DRUG”

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L’attività di indagine che ha portato nelle prime ore della mattina di ieri all’esecuzione di 15 provvedimenti restrittivi a carico di altrettanti indagati

L'attività di indagine che ha portato nelle prime ore della mattina di ieri all'esecuzione di 15 provvedimenti restrittivi a carico di altrettanti indagati e che ha consentito di smantellare una rete di malaffare che trovava nello spaccio di stupefacente un'attività redditizia ma anche una forma di finanziamento per altre attività illecite. L'indagine parte dal furto consumato verso la fine dello scorso anno di sette autovetture del Gruppo FCA, modello JEEP GRAND CHEROKEE, ancora da immatricolare, sparite da un piazzale dove ne risultavano stoccate alcune centinaia. Il numero delle auto corrispondeva al carico di una intera bisarca, per cui veniva immediatamente ipotizzata la possibilità che uno dei tanti complessi veicolari destinati al trasporto dei veicoli, eludendo i controlli, si fosse immesso nella circolazione stradale esterna per raggiungere una ignota destinazione. L'attività di ricerca documentale e di analisi dei filmati tratti dai sistemi di videoregistrazione nelle aree interessate al transito,ovvero zona portuale, consentiva di individuare una bisarca che risultava trasportare effettivamente sette veicoli come quelli trafugati e la cui documentazione, rinvenuta presso gli uffici, presentava alcune anomalie. Si appurava così che la bisarca, dopo aver lasciato il terminal, ed aver percorso alcuni chilometri lungo la viabilità ordinaria, si era diretta verso nord lungo le direttrici autostradali lasciando poche ore dopo il territorio nazionale verso la Francia. Venivano presi immediati contatti tramite i collaterali Organi di Collegamento, segnalando la possibilità che l'intero carico di autovetture fosse stato depositato presso qualche commerciante di veicoli nuovi ed usati nel sud della Francia, indicando anche la "Costa Azzurra" come possibile punto di commercializzazione di detti mezzi. Dopo poche settimane, nel decorso mese di gennaio, la Polizia francese, nell'effettuare i richiesti controlli a tappeto in tutte le concessionarie dell'area indicate da questo Ufficio, rinveniva quattro delle auto rubate, occultate in un garage interno e traeva in arresto due commercianti franco/tunisini del luogo responsabili della custodia dei mezzi. Risultavano mancare all'appello tre veicoli e, stante la collaborazione fornita dai due arrestati, veniva individuato un altro garage di un'altra località della riviera francese dove venivano sequestrate le altre vetture provenienti dal Porto di Livorno. L'attività di indagine svolta in collaborazione con la Polizia Francese consentiva l'arresto, da parte di quelle autorità, di altre due persone ritenute complici nella ricettazione delle vetture fatte sparite nel porto di Livorno. L'operazione posta in essere grazie alla collaborazione internazionale dalla Polmare di Livorno con la Polizia francese, oltre all'arresto dei ricettatori, permetteva soprattutto di recuperare quasi tutto il carico, di elevatissimo valore commerciale (tra i 50.000 ed i 60.000 euro a vettura), già restituito ai responsabili commerciali del traffico di auto nuove. Per quei fatti, in Italia, le indagini sono proseguite per individuare i responsabili del reato di furto e riciclaggio di veicoli Nei giorni scorsi sono stati deferiti all'A.G. tra gli altri N.S. C. M. e sono ancora in atto le indagini per individuare i loro complici. Nel corso dell' attività di indaigne si è potuto appurare come i due indagati ricoressero al sistematico spaccio di stupefacente per strumento per finanziare l'illecito riciclaggio di autovetture nuove che intendevano trafugare dai piazzali di stoccaggio del porto di Livorno. In particolare, N.S. - lo spacciatore inserito negli ambienti "bene" - acquistava sostanza stupefacente del tipo cocaina da un cittadino straniero identificato in E.O., nato in Marocco l'1.01.1981- incensurato. Quest'Ufficio riusciva a ricostruire l'intera filiera dell'attività illecita di E.O, individuando uno dei suoi "fornitori" di cocaina in J.M. detto "Samir" nato in Marocco il 1.01.1991. N.S., poi, utilizzava per lo spaccio al munito la sua compagna M.L. F.I. e P.L., C. M. Tanto fiorente e importante per il finanziamento delle altre attività illecite dell'uomo, è l'attività di spaccio che nel momento in cui E.O- si recava in Marocco, il N.S.reperiva un altro fornitore di cocaina, che veniva individuato nell'albanese X.B. E.O, nei primi giorni di luglio ritornava a Livorno. Per eludere le investigazioni di polizia l'uomo effettuava le consegne di droga direttamente "al domicilio" del "cliente" e per non lasciare tracce al telefono prendeva appumatmenti nei modi più disparati anche con l'utilizzo di smartphone e di internet. Il "modus operandi" di E.O. era ben rodato e questi si sentiva talmente sicuro di poter eludere qualsiasi investigazione di polizia o controllo, a tal punto da trasportare continuamente la droga da una parte all'altra della città, per effettuare le consegne. L'uomo, per sfuggire ai controlli di polizia elaborava un ingegnoso piano criminoso per mantenere viva la sua attività illecita, defilandosi però dal c.d. "lavoro sporco". In particolare E.O.reclutava il suo connazionale E. R., al quale cedeva i suoi clienti italiani e di conseguenza la sua "piazza di spaccio". Costui, benché vivesse a Pontedera (PI) unitamente alla moglie decideva di trasferirsi a Livorno dove iniziava l'attività di spaccio, per conto di E.O. E.R. risultava avere precedenti specifici in materia di stupefacenti, con particolare riferimento al fatto che nell'anno 2010 veniva tratto in arresto dalla Guardia di Finanza di Perugia, per l'illecito possesso di 30 kgdi hashish. E.O., pertanto, si vedeva costretto a riorganizzare la propria attività illecita, coinvolgendo nrlgi affari illeciti un giovane ragazzo italiano V. M.. I due il 29 agosto veniuvano tratti in arresto mentre tornavano a Livorno dopo aver acquistato un certo quantitativo di cocaina a Migliarino Pisano. Allontanatosi E.O. dal territorio nazionale il nuovo fornitore di droga del N.S., veniva individuato nell'albanese X. B. nato in Albania il 6.12.1986, con precedenti specifici in materia di stupefacenti perché già indagato nell'operazione denominata "Metello", svolta dai Carabinieri di Pontedera nell'anno 2008, nonché di essere stato tratto in arrestato nell'anno 2012, poiché trovato in possesso di gr. 32,6 di cocaina. Nel momento in cui N. S. entrava in contatto con X.B., quest'ultimo risultava ristretto agli arresti domiciliari in Livorno, via Roma nr.62, come da ordinanza di custodia a cautelare nr.1288/15 R.g.n.r. e 845/15 G.i.p. emessa dal G.i.p. di Pistoia, a seguito della perpetrazione del reato di rapina aggravata e pertanto, utilizzava come pusher, la sua fidanzata K. N., nata in Estonia il 31.8.1990ed il suo connazionale D.Y., a Shqiptare (Albania) il 21.03.1984. Dal 16 giugno la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di X.B. veniva sostituita con quella dell'obbligo di presentazione alla p.g. e da quel momento riprendeva in prima persona la sua attività illecita di spaccio, continuando ad ignorare provvedimenti dell'autorità giudiziaria nei suoi confronti. Nel corso dell'attività investigativa, a riscontro degli illeciti posti in essere da X.B., veniva sottoposto a controllo P.L., nato a Livorno il 10.05.1967, domiciliato a Livorno in Via Bengasi , acquirente/spacciatore di X.B., dopo che lo stesso si era incontrato con l'albanese. Il predetto controllo dava esito positivo in quanto veniva trovato in possesso di gr. 6,21 di cocaina, acquistata poco prima dall'albanese. Dall' attività di indagine a carico di X:B venivano individuati altri acquirenti spacciatori di quest'ultimo ed in particolare P.D., nato a Pisa il 27.12.1984 e la sua compagna R.S., nata a Pisa il 7.07.1988, entrambi con precedenti specifici in materia di stupefacenti, alcuni dei quali commessi proprio in concorso tra di loro. Il regolamento di conti D.Y. risultava è correo del connazionale X.B. nella sua attività illecita di spaccio, effettuando per suo conto, soprattutto nel momento in cui lo stesso si trovava ristretto agli arresti domiciliari, le consegne di droga ai suoi acquirenti, con particolare riferimento al N.S.. È persona particolarmante incline a delinquere se è vero che per regolare una questione di droga non ha esitato ad accoltellare al volto il tunisino B.G, noto per i suoi precedenti specifici in materia di stupefacenti.. Questi, è stato ferito al volto dal predetto, attraverso l'utilizzo di un coltello. Il gesto era scaturito a seguito di un litigio per fatti di droga, tesi confermata nel prosieguo dell'indagine, allorquando emergeva che B.G.aveva contratto un debito con X. B., dovuto a forniture di stupefacenti acquistate e non pagate. Proprio per tale motivo veniva riorganizzata una spedizione punitiva nei confronti di B.G. Ma chi è N.S.? È l'uomo che in concorso con C. M. ha organizzato e portato a terine il furto della autro dal piazzale di stoccaggio del porto di Livorno; intrattiene ogni genere di contatti con il mondo del crimine toscano e come detto, per finanziare le sue illecite attività di imprenditore del crimine ricorre allo spaccio sisitemtatico di stupefacento. Ma la sua non è un' attività al minuto, o meglio lo è, ma per massimizzare i profitti il N:S. sceglie con attenzione i suoi clienti che non sono giovanissimi e che potrebbero definirsi clienti abbienti. Così, da un lato realizza più facili guadagni e dall'altro limita il rischio di finire nella rete della forze dell'ordine. È stata ricostruita nel corso dell'indagine la sua rete di spaccio. N.S.appare uno spacciatore di cocaina di ottimo livello. Ben inserito nell'ambiente, con canali di approvvigionamento diversificati, alfine di non rimanere mai sprovvisto di stupefacente, facendo così fronte alle quotidiane e numerose richieste di droga, da parte dei suoi acquirenti. Il N.S. aveva un gruppo selezionato di "clienti", ai quali cedeva lo stupefacente nei pressi della propria abitazione o direttamente all'interno. Appariva altresì singolare che in alcuni casi, alfine di evitare di far salire gli acquirenti sino al quarto piano, calava lo stupefacente dalla finestra, tramite un cestino assicurato ad un filo, dove i clienti prendevano la droga, mettendo all'interno il corrispettivo in denaro. Per altri acquirenti, quelli di riguardo appartenti alla cd."società bene", invece, generalmente le consegne di droga avvenivano direttamente presso il loro domicilio, ad opera dello stesso N.S.o del di lui correo C. M.
03/11/2015

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