Ricercato da due anni, doveva scontare una pena di 11 mesi.
Al termine di laboriose ricerche svolte da Personale della Polizia di Stato - Squadra Mobile di Livorno, in data 21.11.2013 è stato catturato, a Livorno un cittadino nato in Malawi, già residente a Torino, latitante, ricercato dal Tribunale di Torino, che, nell'aprile del 2011, aveva emesso a suo carico un ordine di carcerazione per l'espiazione di mesi 11 di reclusione, a seguito di condanna, in via definitiva, nel dicembre 2009, della Corte d'Appello di Torino, perché coinvolto in un traffico di stupefacenti.
L'uomo, durante la latitanza (durata circa due anni), sfruttando i dati anagrafici del padre.
Questi, nel mese di settembre 2013, aveva contratto, a Livorno, matrimonio con una cittadina brasiliana naturalizzata italiana, usando il nominativo diverso da quello per cui era pendente il provvedimento di esecuzione della misura carceraria.
Sempre con il nominativo del padre presentava, subito dopo le nozze, richiesta di permesso di soggiorno all'Ufficio Immigrazione della Questura di Livorno.
Il personale del predetto Ufficio rilevava immediatamente delle anomalie nei dati comunicati dallo straniero, e quindi, richiedeva l'intervento di questa Squadra Mobile.
Nel seguito degli accertamenti dei due Uffici sul nominativo fornito, emergeva la vera identità del soggetto, ricercato in campo nazionale.
Venivano quindi effettuati, da parte della Squadra Mobile, specializzata nella ricerca dei latitanti, numerosi servizi di ricerca, nonchè appostamenti nei luoghi frequentati da stranieri della medesima etnia. Tali ricerche facevano emergere la sistematica adozione, da parte dello straniero, di accorgimenti al fine di renderne difficile l'individuazione.
Ciò nonostante le attività svolte consentivano l'individuazione e cattura del ricercato.
Lo stesso, comunque, convinto che la copertura usata potesse trarre in inganno i Poliziotti, al momento del fermo e della contestazione della pena da espiare negava di essere l'uomo ricercato. Solo la prova delle impronte digitali (confrontate con quelle che rilevate al nominato in occasione di un suo precedente arresto a Torino), confermava la sua vera identità.
Veniva quindi tradotto presso il carcere Le sughere di Livorno, per scontare la pena residua di 11 mesi e 4 giorni, nonché per il recupero dell'ammenda di euro 4000 ancora a suo carico