Aveva messo in scena una rapina in abitazione.
Domenica 03.11.2013, alle ore 13.15, personale dipendente del Commissariato P.S. Cecina, in servizio di Volante, a seguito di segnalazione su
linea 113, effettuava un sopralluogo presso un'abitazione per un furto avvenuto tra le ore 11.00 e le ore 12.30, in assenza dei residenti.
Gli Agenti constavano che gli ignoti ladri, dopo essere saliti da una tettoia, avevano infranto un vetro di una porta finestra del terrazzino
dell'appartamento.
Introdottisi all'interno aveva messo, in parte, a soqquadro l'appartamento, impossessandosi : di alcuni monili in oro, di denaro ( euro 930 circa)
, di un monitor e di una tastiera di un computer.
Alle successive ore 19.30 circa, sempre a seguito di segnalazione su linea 113, personale di questa Squadra Mobile e della Squadra di P.G. del
Commissariato P.S. di Cecina interveniva nuovamente presso la stessa abitazione, in quanto il suocero ed ospite del proprietario della suddetta
abitazione, aveva riferito di aver subito una rapina a mano armata, ad opera di due individui incappucciati.
Raccontava al personale intervenuto che verso le ore 18.30, mentre si trovava all'interno dell'abitazione, aveva sentito suonare il campanello
d'ingresso. Avvicinatosi alla porta d'ingresso l'aveva aperta convinto che fosse una persona che conosceva il genero. Si era però trovato di
fronte un uomo che calzava un passamontagna e gli puntava una pistola.
Subito dietro era sopraggiunto un secondo uomo, sempre con passamontagna ed anche lui con in mano una pistola, che lo minacciava di morte,
dicendogli: "STAI FERMO, CHE NON TI SUCCEDE NIENTE E METTITI QUA E NON TI MUOVERE", SIAMO RITORNATI A RIPRENDERE QUELLO CHE ABBIAMO LASCIATO
STAMANI MATTINA".
I due rapinatori si erano poi diretti verso il computer di casa, ed aperti due sacchi, di colore scuro (forse in tela ), che avevano ciascuno al
seguito, vi avevano messo la stampante e il precitato computer. I due erano poi usciti dall'appartamento chiudendo la porta.
Il suocero si era quindi recato sul balcone per vedere se vi fosse qualche autovettura in fuga, ed aveva notato partire subito, a forte
velocità un'auto, forse un monovolume Chrysler , di colore scuro, che aveva preso direzione Cecina Mare.
L'anomalo furto in appartamento e la successiva rapina ad esso collegata, facevano immediatamente sorgere dei dubbi sul reale accadimento dei fatti
denunciati, dubbi poi confermati nel prosieguo delle indagini di questa Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Cecina.
Dalle indagini, infatti, emergeva la totale invenzione sia del furto che della rapina.
La ricostruzione dei fatti permetteva infatti di appurare che mentre visitava un sito vietato ai minori, aveva letto una schermata in cui veniva
avvisato che il sito era vietato e che il computer in uso sarebbe stato segnalato alla Polizia e all'Interpol; spaventato da tale avviso aveva
deciso di simulare il furto in casa, per far sparire il computer.
Nel contesto aveva fatto sparire anche soldi e l'oro, ma, ignorando che la parte principale del computer fosse il case che si trovava sotto al
tavolo, aveva fatto sparire solo il video e la tastiera del computer. Appreso poi, parlando con i familiari, che il "vero computer" era il case
rimasto sotto il tavolo, aveva deciso, una volta rimasto solo in casa, nel pomeriggio della domenica, di inscenare la rapina denunciata, per
disfarsi dell'oggetto.
Successivamente resosi conto che i due reati denunciati non avevano convinto né gli investigatori della Polizia nè i parenti, si
allontanava da casa, facendo perdere le proprie tracce.
Nei giorni successivi, telefonicamente, confessava al genero quanto simulato, facendo in modo di fargli ritrovare sia il denaro che i monili in oro
asportati durante il simulato furto.
Non è stato possibile, viceversa, recuperare il computer, gettato nei bidoni dell'immondizia e le relative ricerche hanno dato esito
negativo.
Il genero, che è stato verbalizzato a lungo presso questi Uffici, ha dettagliatamente confermato quanto accertato, in ordine alla
simulazione dei reati da parte del suocero il quale veniva quindi indagato in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il
Tribunale di Livorno per simulazione di reato e procurato allarme alle autorità.