La ragazza ha confessato di essersi inventata tutto: dal coltello puntato alla gola della figlia ai soldi rubati dalla cassaforte
"Non c'è stata alcuna rapina, mi sono inventata tutto quanto". E' la dichiarazione resa durante l'interrogatorio della ragazza livornese di 23 anni che lo scorso 29 luglio aveva fatto credere di essere stata rapinata in casa da due uomini che minacciarono con un coltello lei e la figlia di 9 mesi per farsi indicare dov'era la cassaforte.
Il motivo della simulazione è stato quello di non dire alla famiglia che suo marito aveva contratto un debito di due mila euro con alcuni presunti amici.
Per far sembrare reale il suo racconto si era autoinferta alcune ferite al braccio sinistro e al sopracciglio destro oltre a strapparsi i vestiti per simulare la violenza sessuale.
Nel racconto aveva dichiarato che queste persone si erano presentate alla porta dicendo che erano impiegati del Comune prima di tirar fuori un coltello di 30 centimetri.
Ma fin da subito gli uomini della Squadra Mobile, diretti dal Dirigente della Polizia Anticrimine della Questura con il coordinamento del Sostituto Procuratore Luca Masini avevano capito che quel racconto non poteva reggere date le numerose incongruenze e contraddizioni.
E' stata quindi denunciata per simulazione di reato aggravato, calunnie aggravate e procurato allarme.