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La Squadra Mobile livornese, sotto la direzione della Procura, esegue 5 misure cautelari e indaga numerose persone tra medici e infermieri per corruzione.

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Importante risultati per l'attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Livorno e condotta dai poliziotti della Squadra Mobile livornese .

La Polizia di Stato di Livorno ha eseguito cinque misure cautelari e indagato numerose persone tra medici e infermieri per corruzione.

Sono questi  i risultati di un’articolata attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Livorno e condotta dai poliziotti della Squadra Mobile, avviata nell’estate scorsa e le cui risultanze hanno determinato il G.I.P. presso il Tribunale di Livorno ad emettere un’ordinanza con l’applicazione di misure cautelari coercitive ed interdittive nei confronti di alcuni medici ed infermieri in servizio presso la sede livornese del S.A.S.N. (“Servizio Assistenza Sanitaria Naviganti”), organo sanitario dell’U.S.M.A.F. (“Ufficio di Assistenza Sanitaria al personale navigante, marittimo e di frontiera”).

I reati contestati ad alcuni medici e infermieri in servizio presso il S.A.S.N. di Livorno, alla luce di quanto emerso dalle indagini, sono quelli di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa, aggravata ai danni di enti pubblici, falsità in atti e false attestazioni o certificazioni.

In particolare, con riferimento ai reati di “corruzione”, un infermiere è gravemente indiziato di una serie di episodi corruttivi: secondo la tesi accusatoria, avrebbe ricevuto da marittimi, somme di denaro, ogni volta comprese tra i 50 ed i 100 Euro, o altre utilità, per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio; atti consistiti nella redazione di false certificazioni mediche, che non poteva rilasciare in quanto infermiere, utilizzando le credenziali di medici del S.A.S.N. e falsificandone altresì la firma. Solo da novembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati nr. 27 episodi.

Anche un medico è gravemente indiziato di alcuni episodi corruttivi: sempre secondo la tesi accusatoria avrebbe ricevuto, in qualità di pubblico ufficiale, per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio – consistiti nella redazione di certificazioni mediche per malattie non accertate – una somma di denaro ed altre utilità. Da dicembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati nr. 5 episodi da parte di nr. 3 marittimi.

Con riferimento ai reati di “falsità in atti”, poi, l’infermiere accusato di corruzione e due medici, sono indagati per avere, in concorso tra loro, a favore di diversi marittimi, falsificato numerosi certificati di malattia. In particolare, i due medici, in qualità di pubblici ufficiali, avrebbero formato certificati di malattia falsi in quanto attestanti visite mediche in realtà non effettuate e attestato, conseguentemente, malattie non verificate; mentre l’infermiere avrebbe redatto materialmente le certificazioni. Con tali condotte, secondo la contestazione preliminare, sarebbe stato anche commesso il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il reato di truffa è ipotizzato anche con riferimento a vari episodi di cosiddetto assenteismo, riguardanti alcuni medici e alcuni infermieri. In particolare gli indagati avrebbero fatto ricorso a vari artifici consistenti nell’inserire manualmente, nel portale di rilevamento della presenza, un orario di entrata e di uscita diverso da quello effettivo; nel consegnare il proprio “badge” a colleghi per far risultare falsamente in servizio soggetti che invece erano assenti; nello scambiarsi reciprocamente i propri badge personali, di talché ciascuno avrebbe registrato in ingresso o in uscita non solo il proprio badge, ma anche quello di altri colleghi. Per tali condotte viene anche prospettata la violazione dell’art. 55 quinquies D. Lgs. 165/2001 (Testo Unico sul Pubblico Impiego).

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Livorno, ritenendo sussistenti gravi indizi dei reati  contestati e per i quali il Pubblico Ministero aveva richiesto l’applicazione di misure cautelari, nonché il pericolo di reiterazione dei reati, ha emesso, l’ordinanza cautelare  con cui ha disposto nei confronti di un infermiere, le cui condotte sono state ritenute dal G.I.P. espressione di una “prassi illecita ormai consolidata”, la misura coercitiva degli arresti domiciliari e la misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio e del divieto di esercitare l’attività professionale di infermiere, per la durata di 12 mesi. Inoltre, il Gip ha disposto la misura coercitiva dell’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G. per altri infermieri.

Tale misura è stata applicata anche per i medici indagati; per essi il Gip ha pure disposto la sospensione dal pubblico ufficio e il divieto di esercitare l’attività professionale di medico per la durata di 6 mesi. Va precisato che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, le contestazioni dovranno essere ulteriormente verificate nell’eventuale giudizio.

Solo una sentenza definitiva di condanna potrà far ritenere colpevoli gli indagati.

 

Livorno, 17 APRILE 2023


17/04/2023
(modificato il 19/04/2023)

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