Questura di Latina

Disarticolato il gruppo camorristico dei Bardellino

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Operazione “golfo” della Questura di Latina e della Guardia di Finanza di Roma

I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Latina e i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma della Guardia di Finanza hanno eseguito un'imponente operazione di polizia, coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di un gruppo camorristico operante nel basso Lazio, diretta espressione del clan "dei casalesi" - frangia Schiavone, e facente capo alla nota famiglia Bardellino, originaria di San Cipriano d'Aversa (CE) e da anni insediata nel comune di Formia (LT).

In particolare, sono stati eseguiti 8 arresti e numerose perquisizioni disposte dall'autorità giudiziaria partenopea e sono stati sequestrati 12 immobili, 5 società tra cui un concessionario di autoveicoli ed un'attività di ristorazione ubicata sull'isola di Ponza (LT), 2 ditte individuali, partecipazioni societarie, un'autovettura di grossa cilindrata ed un'imbarcazione da diporto, oltre a conti correnti bancari e rapporti finanziari intestati agli indagati ed alle società loro riconducibili.

Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro è stimato in circa 8.500.000 di euro.

Nella rete degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Latina e del G.I.C.O. di Roma della Guardia di Finanza sono caduti nomi eccellenti e "storici" della camorra casalese.

Sono stati infatti tratti in arresto per associazione di stampo camorristico ed estorsione aggravata dal metodo mafioso Angelo e Calisto Bardellino, nipoti dello storico boss "dei casalesi" Antonio Bardellino ucciso in Brasile nel 1988, e figli di Ernesto, già sindaco di San Cipriano d'Aversa (CE).

Fra gli arrestati figura anche Iovine Carmine, cugino di Antonio Iovine detto "'o ninno", boss casalese catturato nel 2010 dopo 14 anni di latitanza, e Tonziello Vincenzo, legato da vincoli di parentela a Nicola Schiavone, che aveva assunto la reggenza del clan di Casal di Principe dopo l'arresto del padre Francesco detto "Sandokan" avvenuto nel 1998.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal G.I.P. del Tribunale di Napoli ha colpito anche i fratelli Pasquale e Raffaele Carbone di Formia (LT) ), i quali hanno coadiuvato il gruppo Bardellino nel reimpiegare proventi illeciti in attività commerciali, ed Marcantonio Abbate, avvocato originario di Aversa (CE) autore, per conto di Angelo Bardellino di condotte estorsive in danno di operatori economici del sud pontino.

L'operazione, denominata dagli investigatori "golfo" in quanto incentrata sulle attività delittuose perpetrate dal gruppo Bardellino nel territorio del golfo di Gaeta (LT), riveste assoluta importanza non solo per l'elevata caratura criminale dei soggetti colpiti dalle misure restrittive, ma anche perché delinea in maniera netta e precisa i nuovi equilibri e le nuove alleanze che si sono determinate nei tempi più recenti in seno al clan "dei casalesi" anche a seguito dei plurimi successi investigativi conseguiti dagli organi inquirenti.

Come descritto nella sentenza del processo "spartacus", recentemente passata in giudicato, l'ascesa del gruppo facente capo a Francesco Schiavone detto "sandokan" ed a Francesco Bidognetti detto "cicciotto 'e mezzanotte" aveva preso avvio proprio con l'eliminazione fisica di Antonio Bardellino, indiscusso capo "dei casalesi" sino al 1988, e con la conseguente "cacciata" dal territorio casalese dei residui componenti della famiglia Bardellino, costretti ad esiliare a Formia.

Più di recente, la carcerazione di numerosi esponenti di spicco dei "casalesi" e l'emergere di nuove figure di comando, quale Schiavone Nicola (figlio di "sandokan"), ha determinato una radicale rinegoziazione dei vecchi equilibri in seno alla consorteria camorristica.

Infatti, come emerso nel corso delle indagini dell'operazione "golfo", l'antica contrapposizione tra i Bardellino e gli Schiavone è stata del tutto superata.

Appianati i vecchi contrasti, la famiglia Bardellino, riorganizzatasi a Formia, è di fatto divenuta il punto di riferimento del clan "dei casalesi" nel basso Lazio ed, in particolare, nel sud pontino.

In tale area il gruppo Bardellino, pur dotato di una propria autonoma sfera di operatività, si presenta infatti come una vera e propria articolazione del clan "dei casalesi" - frangia Schiavone, nel cui interesse e con il cui consenso agisce, compiendo estorsioni e reinvestimenti di capitali illeciti nel tessuto imprenditoriale legale.

Le investigazioni hanno messo in luce come i fratelli Bardellino e Iovine Carmine esercitino una considerevole capacità di intimidazione, grazie alla quale il gruppo criminale ha compiuto svariate estorsioni in danno di imprenditori ed operatori commerciali, non solo con la finalità di incrementare le "casse" del clan, ma anche e soprattutto con lo scopo di affermare il proprio dominio sul territorio pontino.

In particolare, le indagini hanno dimostrato come il noto complesso alberghiero "Aeneas Landing" di Gaeta fosse soggiogato dalla forza intimidatrice dei Bardellino e di Iovine Carmine. Questi ultimi, infatti, grazie alla condizione di assoggettamento che avevano determinato, non solo potevano fruire liberamente dei servizi della struttura, ma erano anche giunti ad imporre quale responsabile della vigilanza della discoteca annessa al complesso ricettivo il proprio sodale Tonziello Vincenzo, affiliato al clan "dei casalesi" nonché cugino di Nicola Schiavone.

La riconosciuta forza intimidatrice del gruppo Bardellino ed il loro penetrante controllo del territorio ha consentito al clan "dei casalesi" di reimpiegare nel basso Lazio disponibilità finanziarie illecite in attività economiche, soprattutto nel settore delle concessionarie, della ristorazione e della rivendita di generi di cartoleria.


05/12/2011
(modificato il 04/01/2019)

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