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Truffe agli anziani col metodo del “finto incidente”:altri due arresti della Polizia di Stato sull’asse Imperia-Napoli.

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Imperia. 46enne imperiese finisce in carcere perché adescava minorenni sui social e deteneva materiale pedopornografico.

Sono già quattro, dall’inizio dell’anno, i pregiudicati napoletani arrestati nel capoluogo partenopeo, all’esito delle indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Imperia, per truffe poste in essere ai danni di anziani con la tecnica “del finto incidente” (o “del falso carabiniere” o “del falso avvocato”).

            Nella mattinata di ieri, grazie al prezioso contributo dei colleghi dell’omologo ufficio investigativo napoletano, sono state eseguite, in quel capoluogo, due misure cautelari domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Imperia a carico, rispettivamente, di A.R., classe 1977 e di R.C., classe 1957, entrambi pluripregiudicati con precedenti specifici nel “settore”.

 

            Entrambi sono gravemente indiziati di una truffa consumata a San Lorenzo al Mare (IM) alla fine del mese di novembre 2019, allorquando un’anziana donna era stata contattata telefonicamente da un sedicente “maresciallo dei Carabinieri” che l’aveva informata che la figlia era stata arrestata per avere provocato un incidente stradale e che rischiava due anni di carcere, ma che ciò si sarebbe potuto evitare con il versamento di una cauzione di oltre 5.000 euro. Il sedicente Sottufficiale dei Carabinieri si era fatto fornire il numero di cellulare dell’anziana, che poco dopo aveva ricevuto su quell’utenza la chiamata dell’ “avvocato della figlia”, che l’aveva invitava a scendere in strada, dove avrebbe incontrato un “carabiniere” al quale consegnare il denaro.

            In effetti, la donna aveva consegnato la busta con la somma richiesta ad uno dei due complici, ma poco dopo era stata nuovamente contattata dai truffatori, che le avevano riferito che le condizioni della persona investita dalla figlia si erano aggravate e l’avevano convinta a “versare” un’ulteriore “cauzione”, di oltre 6.000 euro, cosa che la povera vittima aveva fatto, mossa dal forte legame affettivo con la figlia.

            Il giudice imperiese ha valutato gravi gli elementi indiziari a carico di entrambi gli indagati e ravvisato il pericolo di reiterazione di truffe commesse secondo il sopra descritto schema, evidentemente bel collaudato; ha quindi evidenziato come il meticoloso coordinamento con gli autori delle telefonate ed il verosimile pregresso studio della vittima siano elementi che rivelano significative abilità ed esperienza criminale.

            Alla luce di ciò ha applicato agli indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari, considerata sufficiente a contenere il pericolo che i predetti possano nuovamente commettere analoghe truffe, potendo essere lì controllati, così impedendo loro di allontanarsi dal territorio di Napoli per recarsi in località lontane, secondo il loro abituale modus operandi, che li aveva “spinti” fino al ponente ligure, ove peraltro uno di loro si era “registrato” in una struttura alberghiera con false generalità, chiaro sintomo della volontà di non lasciare traccia della sua “trasferta” in Liguria.


23/03/2020

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