La Questura di Imperia è una delle poche in Italia (26 per l’esattezza, insieme ad esempio a Roma, Milano, Torino, Napoli) in cui è prevista, presso l’Ufficio Immigrazione, la presenza di personale tecnico dipendente di EASO.
La ragione è da rinvenirsi nella forte pressione migratoria cui questa Provincia da anni è soggetta e nella conseguente imponente mole di lavoro che il predetto Ufficio quotidianamente gestisce.
L’EASO (European Asylum Support Office) è un’agenzia dell’Unione Europea incaricata di fornire supporto ai singoli Stati membri soggetti ad una pressione migratoria straordinaria al fine di garantire che i singoli casi di asilo vengano trattati in maniera coerente da parte di tutti gli Stati membri onde attuare un sistema europeo comune di asilo (CEAS).
Il personale della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Imperia è supportato, nell’attività che riguarda i richiedenti protezione internazionale, da una operatrice Easo e due mediatori culturali.
L’attività svolta da questo personale tecnico consiste sostanzialmente nel dare supporto agli stranieri durante le fasi dello sportello e del foto segnalamento, nonché nell’insaturazione con gli stessi di un rapporto di fiducia, funzionale al momento cruciale dell’intera procedura che è rappresentato dall’intervista, durante la quale si deve ricostruire l’identità del richiedente, il suo percorso migratorio, le motivazioni che lo hanno spinto a lasciare il proprio Paese e a non voler farvi ritorno, oltre che informarlo di cosa significa e cosa comporta l’asilo e della procedura amministrativa cui va incontro.
Per i poliziotti la presenza di questi operatori specializzati è fondamentale nella misura in cui consente la comprensione reciproca e smaltisce parte del carico di lavoro di acquisizione e inoltro delle richieste alle Autorità competenti a decidere nel merito.
La IV sezione dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Imperia formalizza dal lunedì al venerdì 4/6 richieste di protezione internazionale al giorno.
Dal 1° marzo 2019 al 31 ottobre 2019 sono state acquisite 385 domande di protezione internazionale, di cui 89 solo nel mese di ottobre.
Le nazionalità prevalenti risultano essere: Bangladesh, Pakistan, Egitto e Perù, a cui deve aggiungersi una percentuale di donne nigeriane vittime di tratta.
Le storie di vita che i poliziotti, gli interpreti, i mediatori, i caseworker Easo si trovano ad ascoltare e a gestire ogni giorno sono spesso drammatiche. Ognuna è diversa dalle altre, anche se non di rado la provenienza geografica rende accomunabili casi e/o problematiche.
Dall’Afghanistan l’istante, prevalentemente di sesso maschile, manifesta la volontà di protezione internazionale in quanto nel Paese d'origine è costretto ad un reclutamento militare forzato al fine di compiere attività terroristiche o di danneggiare il governo centrale, pena in caso di rifiuto tortura e/o minacce di morte, entrambe spesso già subite. Queste persone raggiungono l'Italia dopo aver attraversato svariati Paesi, a piedi o in auto, affidandosi a trafficanti e contraendo un ingente debito.
Anche dal Pakistan il richiedente, per lo più di sesso maschile, è motivato, a seconda della zona di provenienza, dal fatto del controllo del Paese d'origine da parte dei talebani, oppure perché vittima di persecuzione per motivi religiosi (se appartenente ad una minoranza religiosa in un paese a maggioranza musulmana), oppure per l'impossibilità di accedere alla giustizia in caso di false accuse o di faide familiari che sfociano in violenze e minacce di morte. I soggetti provenienti dal Pakistan riferiscono frequentemente di essere stati sottoposti a tortura, violenze psicologiche e fisiche e minacce di morte e di aver raggiunto l'Italia dopo aver attraversato svariati Paesi, a piedi o in auto, affidandosi a trafficanti e contraendo un ingente debito.
Dal Marocco, invece, le richiedenti sono prevalentemente di sesso femminile, non di rado ripudiate dalla propria famiglia dopo aver divorziato dal marito. In un caso particolare, una ragazza giovanissima era stata costretta a contrarre matrimonio dalla famiglia: dopo anni costellati da violenze tra le mura di casa, chiedeva il divorzio, ma una volta tornata a casa dai genitori veniva accusata di aver danneggiato l'onore della famiglia e minacciata di morte laddove avesse rifiutato di contrarre il nuovo matrimonio già concordato; quindi decideva di fuggire e di chiedere protezione internazionale in Italia.
Per lo più di sesso maschile e spesso minorenni i richiedenti provenienti dalla Libia, dopo essere fuggiti dal proprio Paese a causa della guerra e dopo aver perso familiari, conoscenti, coetanei.
Dal Bangladesh giungono richiedenti di sesso maschile, arrivati in Italia attraverso la Libia o il confine italo-sloveno, in quanto sostenitori di partiti politici di opposizione al governo oppure per l'impossibilità di accedere alla giustizia.
Dalla Tunisia molte richiedenti sono di sesso femminile, anche in questo caso spesso costrette a contrarre matrimonio in giovane età e obbligate ad assolvere agli obblighi coniugali, pena il disonore e il ripudio da parte della famiglia del marito e di quella di origine.