Interessante nuovo epilogo nell’indagine “Baby Squillo” condotta dagli Agenti del Commissariato di Ventimiglia; nuovi ed insospettabili indagati infatti sono stati iscritti nel registro degli indagati.
Il fatto:
In questi giorni gli agenti delta Polizia di Stato del Commissariato di Ventimiglia hanno chiuso la seconda parte dell'indagine relativa alle
già note vicende di
cronaca delle cd. "Baby - Squillo", che hanno consentito alla Procura della
Repubblica di Genova di iscrivere altre nove persone dai venti ai cinquant'anni
nel registro degli indagati per aver tentato di approfittare dei favori sessuali delle
due minorenni la cui "attività" era nel frattempo stata fermata dall'intervento
degli investigatori.
Dall'esame delle centinaia di pagine dei tabulati telefonici, dall'analisi dei computer portatili e dei cellulari delle due ragazzine, compiuta in
collaborazione con la Squadra Mobile di Imperia, nei mesi scorsi erano infatti emersi centinaia di
nominativi che, con successivi accertamenti, sono stati accuratamente vagliati
fino a fare emergere il pieno coinvolgimento di alcuni di loro, di varia provenienza ed estrazione sociale.
La maggior parte degli indagati risulta residente in provincia di Imperia, ma sono
state compiute anche perquisizioni a Alassio, Vercelli e Como, con il sequestro,
in molti casi, di materiale informatico utile sia per confermare gli elementi finora
acquisiti e per il prosieguo di ulteriori attività di indagine.
I reati contestati fino ad oggi sono tentativo di prostituzione minorile aggravato dalla circostanza che gli indagati fossero a conoscenza della
reale età delle due
giovanissime e in qualche caso è stato anche ravvisato il reato di detenzione di
materiale pedo-pornografico e possesso di sostanze stupefacenti:
come nel caso della precedente fase delle investigazioni, si tratta di persone
"normali" ed "insospettabili" che custodivano i loro segreti in hard disk
removibili e cellulari della cui esistenza - spesso - non erano al corrente nemmeno
i loro familiari più stretti, come nel caso di un giovane di Imperia che viveva con
la madre, rimasta dapprima incredula davanti alle contestazioni dei poliziotti e poi
esterrefatta davanti alle immagini inequivocabili che il ragazzo custodiva ancora
nel proprio cellulare e ricevute in cambio di ricariche telefoniche.
In un caso, invece, la buona fede è stata confermata: un uomo di circa quaranta
anni, residente in provincia di Como, dopo aver letto il decreto del magistrato della Procura della Repubblica di Genova che autorizzava la
perquisizione, si è limitato ad aprire la porta di casa facendo osservare che non soltanto non aveva nè
cellulare nè computer, ma che, a causa del suo perdurante stato di disoccupazione,
non aveva nemmeno l'allaccio della corrente elettrica, tagliata per morosità; è poi
risultato in effetti che un suo vecchio cellulare era stato donato e la sua identità utilizzata per contattare le minorenni e da queste
circostanze è scaturito un nuovo filone di indagine.
In un altro caso, invece, la buona fede non basterà a giustificare e ragioni per le quali nell'abitazione di un uomo di Sanremo è
stato trovare dello stupefacente (hascisc) che, durante i colloqui telefonici con le due ragazzine, era stato proposto come merce di scambio per le
prestazioni sessuali.