Una nuova operazione degli Agenti della Polizia di Frontiera di Ventimiglia che, grazie ad intuito e ad una minuziosa indagine, hanno recuperato gioielli per un valore di oltre70 mila euro, rubati da due donne rom alcuni mesi addietro.
Il fatto:
Lieto fine per una giovane donna di Bordighera che, per merito della Polizia di Frontiera di Ventimiglia, può finalmente rientrare in
possesso dei gioielli di famiglia di ingente valore materiale ed affettivo.
E' davvero difficile recuperare ciò che viene indebitamente sottratto, ancor più difficile se si tratta di gioielli rubati da nomadi
senza scrupoli ma, come dimostra la vicenda, non impossibile quando indagini ed un pizzico di fortuna trovano un perfetto connubio.
E' quanto accaduto ad una giovane e benestante donna lombarda, da tempo residente nella città delle palme, che aveva subito un furto nella
sua abitazione la scorsa primavera; rientrata a casa dopo un'assenza di appena mezz'ora, aveva trovato l'amara sorpresa: la casa a soqquadro e
tutti i gioielli asportati. Un grande dolore perché, oltre all'indubbio pregio dei monili (successivamente stimati in oltre settantamila
euro), gran parte degli stessi erano ricordi di famiglia, il cui valore affettivo, si sa, non è quantificabile.
Le due giovanissime rom, incrociate sul portone di casa dall'ignara derubata, erano state successivamente fermate dalla Polizia di Frontiera di
Ventimiglia nei pressi della stazione ferroviaria mentre si accingevano a prendere un treno. Condotte in Ufficio in quanto prive di documenti, sul
loro conto era stato così scoperto che, sebbene appena diciottenni, entrambe erano già conosciute alle Forze dell'Ordine laziali e
venete per la loro propensione ai furti in appartamento; una era anche ricercata perché colpita da un ordine di carcerazione, emesso quando
era ancora minorenne, dovendo espiare oltre un anno e mezzo di reclusione proprio per furto aggravato.
Gli Agenti della Frontiera erano stati colpiti dalla grossa fede al dito di una delle due, che aveva dichiarato essere il dono dell'uomo dal quale
stava aspettando un
figlio; non convinti, ma non sussistendo adeguate prove, avevano deciso di proseguire gli accertamenti che avevano permesso di stabilirne la
provenienza furtiva, inducendoli ad ulteriori perquisizioni che avevano consentito di rinvenire i gioielli in seguito riconosciuti dalla legittima
proprietaria.
Per la prima dunque si aprivano le porte del carcere mentre la seconda veniva accompagnata presso un centro di identificazione di Roma.
Minuziose indagini e lunghe comparazioni con denunce di furto, hanno infine portato all'esatta individuazione della donna derubata.