Agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Ventimiglia, nei giorni scorsi, hanno indagato un’intera famiglia italiana per i reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di una giovane ragazza albanese
Il fatto:
Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Ventimiglia nei giorni scorsi hanno individuato in Vallecrosia una casa di prostituzione"
già attiva dalla scorsa estate ed hanno sottoposto ad indagine giudiziaria un'intera famiglia per i reati di induzione,favoreggiamento e
sfruttamento della prostituzione.
Due coniugi italiani,un uomo di 60 anni,la moglie di 45 anni e la figlia, una giovane di soltanto 19 anni, domiciliati in una casa ubicata nel
centro di Vallecrosia, sono ritenuti responsabili di avere indotto a prostituirsi una diciannovenne di nazionalità albanese, ma da molti
anni residente in Italia, e di averla sottoposta a continuo sfruttamento facendosi regolarmente consegnare i guadagni derivanti dal meretricio
svolta nella loro abitazione e,saltuariamente, nel domicilio dei clienti.
La giovane donna albanese, in gravi difficoltà economiche dopo la carcerazione dei parenti conviventi avvenuta alla fine del 2012, per
alcuni mesi era sopravvissuta arrangiandosi alla giornata priva com'era di qualsiasi regolare entrata economica e aveva dormito per mesi in
ricoveri improvvisati o addirittura all'addiaccio.
Tormentata da una situazione di grave e profondo disagio pensava finalmente di avere trovato conforto e aiuto nell'inaspettata amicizia nata con
una coetanea,conosciuta grazie a facebook, che le aveva generosamente offerto sostegno e ospitalità.
Un'amicizia che dopo poche settimane si dimostrava tuttavia meno generosa e davvero poco disinteressata quando proprio colei che l'aveva tolta
dalla strada e i suoi genitori conviventi la convincevano a cominciare un'attività di vera e propria prostituzione.
La richiesta formalmente era riferita alla necessità di contribuire alle spese di accoglienza per l'ospitalità fornita ma non era
difficile capire che le intenzioni erano ben più malevoli considerando che,fin dall'inizio,tutto il denaro guadagnato da "Xhandra", questo
il soprannome pubblicizzato sui siti internet dedicati,doveva essere consegnato al padre (padrone) di quella che era stata ritenuta inizialmente
un'amica affettuosa e altruista.
Lo stesso uomo si impegnava a procacciare clienti anche per tramite di siti internet specializzati.
Ad intorbidare ulteriormente la squallida vicenda le indagini dei poliziotti hanno svelato che anche la madre della ex amica di "Xhandra" si
prostituiva e anzi, non di rado, lo faceva in coppia insieme alla giovane albanese, esibendosi in rapporti a tre nell'abitazione di Vallecrosia ma
anche a domicilio, nella zona compresa tra Ventimiglia e Sanremo.
La giovane donna albanese è riuscita infine a ribellarsi alla situazione di sfruttamento e degradazione fisica e morale e, con l'aiuto di un
amico, questa volta si spera sincero, ha collaborato con la Polizia e si è trasferita altrove per ricominciare a vivere liberamente ed in
modo per se più dignitoso.
Gli agenti del Commissariato di Polizia della città di confine ritengono di avere raccolto sufficienti elementi a carico di tutti e tre i
componenti della famiglia italiana di origine piemontese.
Nell'abitazione,di piccole dimensioni e in pessime condizioni igieniche, i poliziotti hanno trovato numerosi preservativi già utilizzati,un
PC e telefoni cellulari,al cui interno sono poi stati trovati dati inerenti l'attività di prostituzione, quaderni e block notes contenenti
espliciti riferimenti a nominativi di presumibili clienti correlati a cifre espresse in euro.
Le richieste ai clienti oscillavano, in riferimento al tipo e alla durata delle prestazioni,tra i 50 e 200 euro.