La Sezione Polizia Stradale di Grosseto sgomina una banda dedita al riciclaggio di parti di veicoli rubati.
A seguito di attività di indagine delegata dalla locale Procura della Repubblica, su disposizione del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Grosseto, nei giorni scorsi sono stati eseguiti nel territorio italiano sette provvedimenti di misura cautelare nei confronti di n.7 soggetti per i reati di associazione a delinquere finalizzata, a vario titolo, a organizzare il reperimento, il trasporto, lo smontaggio e la illecita commercializzazione in favore di terzi di veicoli oggetto di furto in Lombardia, Veneto e Calabria , nonché la soppressione e distruzione di targhe automobilistiche, telai e di documenti di circolazione.
I soggetti :
Ludovico. Stefano . 49 anni, nativo di Milano residente a Milano domiciliato a Gavorrano
Diaco .Salvatore . 46 anni, nativo di Crotone residente a Milano domiciliato a Gavorrano
Alfano .Giuseppe. 46 anni nativo di Palermo e residente a Milano
Callipari .Salvatore. 47 anni nativo di Reggio Calabria e domiciliato a Trezzano sul Naviglio;
Cacace .Rino. 42 anni, nativo di Milano e residente a Cilavenga (PV)
Mereu . Giovanni. 44 anni nativo di Milano
Ludovico.Federica. 24 anni nativa di Milano.
L'attività di esecuzione delle misure si è concretata in Milano, Treviso, Isola delle Femmine (Pa),Careri (RC), Ciro' Marina (Kr) con il supporto del Compartimento Polstrada Lombardia, il Commissariato di Bovalino, e le Stazioni dei Carabinieri di Ciro' Marina (Kr) e dell'Isola delle Femmine (Pa).
L'indagine effettuata dalla Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione Polizia Stradale di Grosseto con il contributo di personale qualificato dei distaccamenti di Arcidosso e Massa Marittima è scaturita, a seguito di un controllo amministrativo effettuato qualche tempo fa da personale dipendente il distaccamento di Massa Marittima, presso l'attività di autodemolizioni denominata "F & M" sita in località "Merlina", territorio del Comune di Gavorrano..
La ditta "F & M" , risulta rappresentata da L F, nata a Milano in data 19.01.1990 , di proprietà della stessa unitamente a tale D M, 21 enne di Milano
L'esercizio commerciale in premessa,in realtà, era gestito di fatto da LUDOVICO Stefano, e DIACO Salvatore, entrambi pluripregiudicati per reati specifici e reati contro la persona. Al momento del controllo, erano presenti all'interno dell'area i due gestori precedentemente indicati, la figlia del LUDOVICO Stefano, L.F. e altro soggetto , in qualità di operaio con contratto c.d. a "chiamata".
A seguito del controllo, verificata la presenza di parti di veicolo di recente/recentissima costruzione, privi di danni apparenti veniva intrapresa info investigativa basata su appostamenti e pedimenti il cui risultato faceva presupporre di una illecità attività posta in essere dai soggetti summenzionati. In particolare veniva rilevata parte di una targa accuratamente sezionata in realtà abbinabile ad un veicolo oggetto di furto in quel di Milano. Avuta contezza che il sito veniva usato anche per presumibili attività di riciclaggio, veniva inviata informativa alla locale AG che autorizzava una attività captativa delle utenze telefoniche, nonche video riprese del sito effettuate da personale specializzato con apposite strumentazioni tecniche.
L'attività captativa posta in essere dagli investigatori della Polizia Stradale di Grosseto ha fatto emergere un complesso criminale dedito in via continuativa, con professionalità e alta competenza alla realizzazione delle attività criminose summenzionate.
In particolare è da evidenziarsi che i soggetti appartenenti all'associazione criminale summenzionata risultano provenire dall'hinterland milanese.
Tutti i soggetti, ad eccezione di una donna risultano avere pregiudizi per reati specifici anche commessi in concorso tra loro in Lombardia.
Si evidenzia che risultano avere precedenti per attività di clonazione di auto, riciclaggio, truffe ad Assicurazioni,ricettazione, furto aggravato e uno di essi per associazione di stampo mafioso.
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Il duo Ludovico e Diaco da Agosto 2014 si era trasferito in Maremma per esercitare l'attività apparentemente lecita di autodemolizione, ma in realtà per continuare l'attività di riciclaggio di veicoli che già veniva effettuata in Lombardia.
Il ripiegamento in Toscana è stato senz'altro effettuato per trapiantare un metodo già ampiamente "collaudato" nel milanese ove però non poteva essere lungamente reiterato a causa delle indagini in essere e dell'emissione di plurime ordinanze cautelari.
Un ruolo dirigenziale dell'associazione era tenuto dai due titolari di fatto della autodemolizioni "F & M" con sede in Grosseto L. S. e D.S., il primo nativo di Milano l'altro di Crotone che sono stati individuai come capi
Sono questi due soggetti che hanno competenza, disponibilità economica, capacità/possibilità di "trasformazione del prodotto".
Gli altri appartenenti al vincolo associativo, sedenti in Lombardia in qualità di "operai", di provata esperienza , affidabilità e competenza, hanno il compito di reperire i veicoli richiesti da sottoporre a smembramento, condurli in Maremma, in Gavorrano, presso l'Autodemolizione citata per le successive operazioni.
MODUS OPERANDI
Attraverso i soggetti residenti in Lombardia (Alfano, Callipari, Mereu e Cacace) venivano reperiti veicoli oggetto di furto .
Il reperimento dei mezzi avveniva a seconda delle richieste di "mercato",riguardava generalmente veicoli di piccola/media cilindrata, di grande diffusione nel panorama nazionale, in buono/ottimo stato con percorrenze chilometriche irrisorie.
I predetti operai, per mezzo di una apposita chiave forgiata su un pezzo di acciaio temperato in origine punzone marca USAG, duplicavano il calco della chiave madre creando di fatto un passepartout .Tale utensile inserito nel blocchetto di accensione permetteva di rompere la protezione passiva del blocca sterzo e di avere quindi la possibilità di condurre il veicolo che veniva messo in moto grazie ad una centralina vergine che andava a bypassare quella originale permettendo così l'accensione.
Il veicolo veniva trasportato in Toscana e lasciato in sosta come da accordi tra le parti in strade pubbliche ubicate nel raggio di ¾ km dal sito.
Successivamente, i due capi dell'organizzazione le conducevano nel sito dell'autodemolizione per procedere allo smontaggio.
Qui il Sabato pomeriggio, quando l'azienda era chiusa al pubblico, anche con l'ausilio di soggetti esterni al sodalizio criminale, ma consapevoli dell'illecita provenienza dei mezzi , i veicoli venivano posizionati sul ponte sollevatore, sottoposti a smontaggio, ad asportazione delle parti contraddistinte da numeri identificativi, al fine della successiva commercializzazione dei singoli pezzi.
Lo smontaggio avveniva in tempi rapidissimi, grazie alla provata e collaudata sinergia tra i soggetti facenti parte dell'associazione malavitosa, ove ognuno rispettando il preciso compito assegnato si muove mostrando sicurezza nei gesti e provata esperienza.
In particolare, i veicoli dopo essere stati ridotti a carcasse venivano condotti con il muletto nell'area a cielo aperto antistante l'officina in attesa dello smaltimento.
I due "capi" della Autodemolizione, nella fase finale provvedevano poi all'imballaggio, ed alla successiva vendita delle parti meccaniche, dopo averle rese non identificabili a mezzo molatura dei numeri seriali .
I partecipanti all'associazione criminale, al fine di eludere eventuali attività intercettative, nella necessità di scambiarsi telefonicamente e in apparente sicurezza informazioni e notizie utili per l'attività illecita, utilizzavano un preciso codice di comunicazione che, grazie all'acume investigativo, è stato prontamente decodificato.
Gli stessi, infatti , durante le conversazioni finalizzate a programmare l'attività illecita, erano soliti usare termini preventivamente scelti al fine di indicare la disponibilità o meno di veicoli o parte di essi da "trattare" senza mai usare il termine proprio.
L'utilizzo di una codifica preordinata è la dimostrazione inequivocabile dell'esistenza di una puntuale e collaudata rete organizzativa e dell'esistenza di un accordo tacito e di un sodalizio che si è andato affinando nel tempo.
Gli incontri tra i due soggetti titolari di fatto dell'autodemolizione e i soggetti dimoranti in Lombardia avvenivano con cadenza a volte pianificata, a volte no.
Sostanzialmente gli incontri avvenivano per la consegna di veicoli di provenienza delittuosa e per la riscossione di quanto dovuto per le consegne già effettuate.
La corrispondenza telefonica e di sms tra i soggetti coinvolti nell'attività di trasporto e i due capi dell'autodemolizione sita in Gavorrano avveniva affinchè nulla fosse lasciato al caso e la consegna avvenisse in modo puntuale e preciso.
Una particolarità dei rapporti telefonici era data dal fatto che l'uso del telefono avveniva in modo asciutto e sintetico al fine di scongiurare possibilità di intercettazione
Le parti programmavano minuziosamente i viaggi, evidenziando in anticipo e con precisione gli orari degli spostamenti e informandosi anche in ordine alle modalità di rientro.
Da parte dei capi vi e'l'interessamento a conoscere che nessuno abbia avuto problemi di sorta durante il rientro dalle "spedizioni".
In alcuni casi i capi sedenti in Gavorrano, con sms, inviano ai soggetti in Milano un prospetto preciso con l'orario dei treni per la tratta di ritorno.
Tutti erano a conoscenza di tutto circa i viaggi effettuati per la consegna dei mezzi da "cannibalizzare"anche coloro che non partecipavano personalmente alle singole "trasferte".
E' utile evidenziare che la professionalità dei soggetti coinvolti nel vincolo associativo era di alto livello tecnico; dalle attività infoinvestigative effettuate è risultato che in alcune occasioni, il veicolo reperito non aveva le caratteristiche richieste (es.diverso anno di immatricolazione) e, in alcune occasioni , i capi avevano rifiutato il mezzo individuato.
Nell'area oggetto del sequestro venivano rinvenuto una impressionante mole di materiale costituito da numerosissime parti elettroniche, di carrozzeria, di interni e meccaniche riferibili a veicoli delle più svariate marche.
Molti dei pezzi trovati nell'area della F & M Autodemolizioni come (airbag,cambio, organo propulsore, scatola di cambio di velocità, ) risultavano avere i numeri di identificazione abrasi. Per molti di essi si è potuta appurare l'appartenenza a veicoli oggetto di furto, prevalentemente a Milano.
Anche dopo il sequestro dell'area e l'arresto dei due Capi ,i restanti soggetti non hanno cessato di mantenere in piedi il sodalizio da oggi raso a zero grazie alla summenzionata operazione di P.G.
In alcune intercettazioni telefoniche risulta chiaro che , nonostante la piena conoscenza dell'avvenuta chiusura del sito in Gavoranno, gli stessi meditavano di reiterare l'attività in altre parti d'Italia, ricercando quindi soggetto idonei economicamente e strutturalmente al riciclaggio di veicoli.
FURTO COSTRUITO A TAVOLINO
Tra i veicoli reperiti per effettuare le attività illecite summenzionate ve n'è uno che è stato oggetto di furto costruito "a tavolino".
A fine Gennaio 2015 viene reperito un veicolo Volkswagen Transporter nero condotto all'interno dell'autodemolitore.(il veicolo non è più uscito dal sito)
Gli investigatori, attraverso i sistemi infoinvestigativi esistenti ricercavano documentazioni attestanti l'avvenuto furto del mezzo ,ma invano.
Solo circa due settimane dopo dall'ingresso del mezzo nell'Autodemolitore, il veicolo risultava denunciato come provento di furto dal proprietario, il quale in sede di denuncia attestava falsamente di aver subito il furto il 6 Febbraio.
L'escamotage, oltre a permettere al proprietario di ottenere un "sicuro ristoro economico" dall'organizzazione, permetteva alla stessa di effettuare un trasferimento tranquillo. Qualora, infatti, fosse stato fermato dalle forze dell'Ordine durante il tragitto dalla Lombardia alla Maremma, lo stesso sarebbe risultato pulito.
Aspetti salienti dell'indagine
L'aspetto saliente dell'indagine è il seguente: la Polizia Stradale di Grosseto, in tempi rapidi, è riuscita a smantellare una organizzazione criminale che per anni ha svolto attività di riciclaggio in Lombardia e in altre parti d'Italia e che, spostandosi in Toscana , in Maremma, riteneva di poter creare, magari fidando sulla possibilità di essere oggetto di meno pressioni delle forze dell'Ordine, lo stesso metodo lavorativo realizzato prevalentemente al Nord.
L'impresa criminale aveva assunto un alto livello di competenze anche in campo informatico e di marketing.
La F & M si avvaleva infatti anche di un sito internet ove pubblicizzava l'attività "di superficie" svolta, offrendo alla clientela la possibilità di acquisto "on line" di una vasta gamma di ricambi usati e soprattutto di organi motore.
Opportunamente è stato richiesto l'oscuramento del sito.
Il consistente numero di veicoli (circa 12) ordinati dai capi in soli tre mesi evidenzia la portata criminale dell'organizzazione la quale aveva sicuro interesse di implementare le proprie potenzialità attraverso il reinvestimento del capitale ottenuto con la vendita di pezzi provento di furto.
La vendita dei pezzi doveva portare ad un lucro ed un guadagno almeno quattro volte superiore rispetto al veicolo reperito.
Di facile intuizione è il danno creato alla collettività e alle Compagnie assicurative in considerazione dei luoghi di residenza dei soggetti derubati nonchè tenuto conto dell'anno di immatricolazione dei mezzi tutti assicurati contro il furto.