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Ripresa una massiccia attività di spamming a scopo estorsivo

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Negli ultimi giorni, diverse decine di cittadini hanno contattato la Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Gorizia segnalando la ricezione di un messaggio di posta elettronica, apparentemente spedito dal proprio account, con un contenuto simile a questo: “Siamo un gruppo internazionale di hacker che come vedi ha violato il tuo account di posta elettronica. Ti abbiamo anche installato un virus sul tuo computer mentre visitavi i siti porno, e quindi ti abbiamo filmato con la webcam e siamo entrati in possesso di tuoi dati personali e di navigazione! Se non paghi 216€ in bitcoin divulgheremo i tuoi dati, le tue foto imbarazzanti e la lista dei siti che visiti a tutti i tuoi amici e parenti. la prossima volta fai più attenzione a quali siti internet visiti!

Attenzione, nulla di tutto ciò è reale: si tratta di una nuova massiccia attività di spamming, verificatasi già lo scorso autunno, che rappresenta un’invenzione dell’autore del reato, elaborata al solo scopo di gettarci nel panico ed indurci illecitamente a pagare la somma.

Utilizzano dei software in grado di modificare a piacimento l’indirizzo di posta elettronica del mittente, ed impostandolo uguale a quello del destinatario lo inducono a pensare che il suo account sia stato violato.

Se il destinatario si convince della veridicità di questo primo step, perché magari non conosce questi “trucchi” tecnico/informatici, entra nel panico e sarà indotto a pensare che tutto il resto della e-mail sia vera.

In realtà utilizzano questo trucco psicologico che innesca l’emozione della paura, mettendo l’utente nella condizione emotiva di accettare qualunque cosa pur di non subire l’onta della divulgazione dei propri dati personali e/o sensibili.

Ecco dunque che la Polizia di Stato consiglia di:

  • mantenere la calma: il criminale, in realtà, non ha violato il nostro account di posta elettronica e non dispone di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi né, con tutta probabilità, delle password dei profili social da cui ricavare la lista di nostri amici o parenti;
  • non pagare assolutamente alcun riscatto: l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose (come #sextortion e #ransomware) dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro;

ed in ogni caso:

  • proteggere adeguatamente la nostra email (ed in generale i nostri account virtuali):
    • cambiare, se non si è già provveduto a farlo, la password, impostando password complesse;
    • non utilizzare mai la stessa password per più profili;
    • abilitare, ove possibile, meccanismi di autenticazione “forte” ai nostri spazi virtuali, che associno all’inserimento della password, l’immissione di un codice di sicurezza ricevuto sul nostro telefono cellulare.

Tenere presente che l’inoculazione (quella vera) di virus informatici capaci di assumere il controllo dei nostri dispositivi può avvenire soltanto se i criminali informatici abbiano avuto disponibilità materiale dei dispositivi stessi, oppure qualora siano riusciti a consumare, ai nostri danni, episodi di phishing informatico: è buona norma quindi non lasciare mai i nostri dispositivi incustoditi (e non protetti) e guardarsi dal cliccare su link o allegati di posta elettronica sospetti.


25/01/2019

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