Polizia di Stato e Guardia di Finanza eseguono il sequestro dei beni nei confronti del principale indagato dell’indagine
Nei giorni scorsi a conclusione delle indagini protrattesi per oltre un anno è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Frosinone e dal Nucleo
Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Frosinone il sequestro di beni per un amontare di 200.000 Euro, in particolare si tratta di un
immobile del centro storico di Roma.
La misura patrimoniale va ad aggiungersi alle 18 ordinanze di custodia cautelare già eseguite nei mesi scorsi quando era stata individuata e
smantellata un'associazione criminale che a fronte di erogazione di tangenti cancellava, per centinaia di migliaia di euro, debiti che lo Stato
vantava nei confronti dei contribuenti.
Destinatario del sequestro odierno l'impiegato infedele, dipendente dell'Agenzia delle Entrate che all'epoca dei fatti operava alla sede di Roma,
che materialmente accedeva nel sistema informatico per manomettere le cartelle.
In particolare l'impiegato, su indicazione dell'altro dipendente precedentemente arrestato, entrava nel sistema informatico, in uso all'Agenzia
delle Entrate, e provvedeva allo sgravio delle cartelle in "autotutela" o inseriva l'esistenza di un ricorso che sospendeva la pretesa
erariale.
Il sequestro patrimoniale operato ha inflitto l'ultimo e decisivo colpo all'associazione a delinquere nella quale hanno avuto un ruolo preminente
un quarantenne di origine calabrese, impiegato dell'Agenzia delle Entrate che apprfittando della sua posizione riusciva ad acquisire, mediante
l'illegittimo accesso al sistema informatico, i dati di debiti erariali dei "clienti" dell'organizzazione per poi preparare la falsa documentazione
con timbro a secco e carta intestata dell'Agenzia delle Entrate attestante lo sgravio o la cancellazione del debito erariale.
Mente dell'organizzazione, un cinquantatreenne napoletano che manteneva le fila di tutta l'illecita attività, con il compito di procacciare
imprenditori con debiti tributati ed erariali ai quali prometteva la cancellazione a fronte di pagamenti di somme di gran lunga inferiori a quelle
dovute.
Decisivi per il sequestro patrimoniale sono stati gli interrogatori eseguiti dal GIP di Roma a seguito dell'esecuzione delle ordinanze di custodia
cautelare in carcere e gli approfondimenti investigativi effettuati.
L'intera indagine ha permesso di accertare che la percentuale da corrispondere si aggirava intorno al 20/30 percento degli importi contestati: in
un caso per una cartella esattoriale di 200.000 euro è stato richiesto un corrispettivo di 40.000 euro.
Sempre quest'ultimo stabiliva le modalità di spartizione tra i vari complici delle somme indebitamente percepite.
L'organizzazione smantellata si avvaleva di una rete di procacciatori piuttosto fitta ed articolata e coinvolgeva anche studi di commercialisti
oltre ad imprenditori e commercianti di varie regioni d'Italia, situate per lo più nel Lazio, Umbria ed Abruzzo.
L'operazione, nel suo complesso, ha registrato l'effettuazione di 71 perquisizioni nei confronti di altrettanti complici, tutti debitori, che hanno
illecitamente richiesto e/o ottenuto la cancellazione o lo sgravio delle loro pendenze debitorie, nei cui confronti pende l'accusa di
corruzione.
Le 45 persone indagate dovranno rispondere davanti al Tribunale di Roma di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, concussione,
falso ed accesso abusivo a sistema informatico.