Questura di Forlì Cesena

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Operazione "COLLEGE"

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Questura Forlì-Cesena

All’esito di indagini condotte dal novembre 2015 dalla Squadra Mobile, sono stati deferiti alle competenti Autorità Giudiziarie 41 adulti, tutti di nazionalità albanese (genitori e/o accompagnatori delegati) imputando loro, a vario titolo, i delitti di favoreggiamento all’immigrazione clandestina aggravato e truffa aggravata in danno di ente pubblico e abbandono di minore aggravato nonchè 25 minori albanesi, parimenti indagati per truffa aggravata in concorso con i maggiorenni.

 

L’attività di p.g. è originata dall’incremento sospetto del flusso di minori non accompagnati di nazionalità albanese accolti e collocati presso strutture pubbliche del comprensorio sino al compimento della maggiore età; in tale contesto, con l’opportuno raccordo con i Servizi SocioAssistenziali del Comune di Forlì, è risultato che questi ragazzi (tra i tredici e diciassette anni), sono giunti in Italia accompagnati da maggiorenni (spesso i genitori o altri parenti, talvolta semplici conoscenti muniti di dichiarazione di affidamento da parte della famiglia) varcando le frontiere marittime di Bari e Brindisi, con l’apparente motivazione turistica, per poi presentarsi alle forze dell’ordine, ovvero ai  servizi sociali della località prescelta, adducendo di essere stati abbandonati o di essere  sfuggiti al controllo degli affidatari, così da essere presi in carico ed affidati alle strutture presenti sul territorio in quanto gli stessi negavano alcun legame parentale sul territorio nazionale e negavano l’assenso necessario per l’attivazione delle procedure di rimpatrio assistito.

Tale “illecito stratagemma avrebbe permesso di ottenere, a costo zero per la famiglia, il mantenimento ed un elevato standard educativo sino al compimento della maggiore età, oltre che facilitazioni nel conseguimento del titolo di soggiorno e nell’ingresso al lavoro.

Le indagini hanno evidenziato che i  minori sono transitati alla frontiera accompagnati dai genitori o da connazionali dimoranti in Italia (muniti di atto notarile di affidamento) che immediatamente dopo l’abbandono sono rispettivamente rientrati in madre patria o al loro domicilio italiano, elemento che unitamente alla assoluta mancanza di denuncia di “scomparsa” del ragazzo, ha palesato come il viaggio fosse stato programmato per simulare una condizione di abbandono, al fine di ottenere l’ingiusto profitto derivante dal mantenimento presso una struttura pubblica italiana; ne è conseguita l’ulteriore contestazione di ingresso illegale nel territorio nazionale poiché non fondato sui presupposti normativi che l’hanno consentito (turismo), traendo così in inganno il pubblico ufficiale addetto al controllo alla frontiera.

Il meccanismo avrebbe comportato per l’Ente Pubblico un elevato aggravio economico , in ragione della normativa attuale che rende inespellibili i minori in queste apparenti condizioni, attesa la assoluta reticenza degli interessati nell’indicare le vere circostanze dell’ingresso e la presenza sul territorio nazionale di familiari , che invece le indagini hanno consentito di identificare promuovendo di conseguenza, all’esito delle notifiche di iniziative giudiziarie, la dimissione dalle strutture assistenziali per il ricollocamento presso un ambiente domestico, quando non anche il rientro volontario in madre patria.

Ciò ha comportato l’interruzione del flusso in questa provincia nel 2016, la dimissione di 25 ragazzi prima del compimento della maggiore età, con risparmio stimabile in circa 955.000 euro, di cui il 50% in carico al Comune di Forlì ed il restante 50% a carico del sistema di accoglienza nazionale dei M.S.N.A.

 

 


30/09/2016

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