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"HABEMUS PAPAM”: IN CARCERE GLI EREDI DEL “PAPA DI FOGGIA"

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Nella mattinata odierna è stata eseguita la.....(continua)

Nella mattinata odierna è stata eseguita la fase finale dell'operazione denominata "Habemus Papam", con l'arresto, nell'ambito di due distinte indagini, di 7(sette) persone, per il reato di estorsione aggravata in concorso.

Il provvedimento riguarda due distinti gruppi criminali, uno riconducibile al "Papa di Foggia" e già vittima di omicidio il 10 gennaio u.s. e l'altro che annovera tra gli esponenti principali una 40enne foggiana figlia di un famoso boss della malavita locale.

Il predetto "Papa di Foggia", così definito da un noto collaboratore di giustizia è stato l'indiscusso capo della mafia foggiana sin dagli anni 80 ed era tornato in libertà nel novembre 2010, dopo aver scontato una pena a 26(ventisei) anni di detenzione perché ritenuto autore della cosiddetta strage del Bacardi. Riacquistata la libertà, l'inossidabile boss aveva immediatamente chiamato al suo fianco alcuni fedelissimi quali gli odierni arrestati per gestire in autonomia il racket delle estorsioni.

Nel breve lasso temporale tra l'inizio dell'azione investigativa ed il suo omicidio, il predetto "papa", sempre attorniato dai già citati accoliti, si è reso autore di numerosi episodi estorsivi in danno di esercizi commerciali, non esitando ad agire in prima persona in caso di reticenza da parte delle vittime.

Proprio da un episodio in cui è stato protagonista il "papa" è scaturita l'indagine, con l'acquisizione di immagini video, riprese all'esterno di un noto negozio di abbigliamento del centro di Foggia, in cui venivano registrate le percosse inferte dal capo della mafia locale, spalleggiato dai suoi fiancheggiatori, nei confronti del titolare dell'attività commerciale in parola.

Analogo reato veniva contestato, inoltre, alla figlia del boss e del suo convivente ed un altro affiliato, che, avvalendosi della forza intimidatrice del gruppo capeggiano dal di lei padre, estorcevano denaro dai commercianti foggiani.

Alla donna, infatti, bastava minacciare le vittime di effettuare delazioni ad altro capomafia per ottenere ingiuste somme di denaro; singolare il caso di alcune vittime, titolari di un negozio di abbigliamento, che hanno versato denaro alla malvivente perché da questa minacciate di riferire ad altro notissimo boss locale che queste(le vittime stesse n.d.r.) erano solite riferirsi a lui chiamandolo "cornuto", con ovvio riferimento alla sedicente relazione extra coniugale della moglie del boss.

Ad una delle vittime, inoltre, era stato quasi completamente devastato il locale, con alcuni ordigni esplosivi.


12/10/2012

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