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Squadra Mobile - Smantellata un’organizzazione criminale radicata in Toscana

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Maxi operazione della Squadra Mobile di Firenze: 31 persone indagate, 7 provvedimenti cautelari. Sequestrati beni per 9 milioni di euro. Contestata dalla Procura la natura camorristica del gruppo criminale.

A conclusione della complessa ed articolata indagine della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile fiorentina la DDA dispone l'esecuzione di 7 misure cautelari emesse dal GIP di Firenze. L'operazione interrompe l'attività criminale avente i connotati dell'aggravante mafiosa di un gruppo capeggiato da campani legati a noti clan di camorra. Sequestrati beni per oltre 9 milioni di euro. Estorsioni, tentate corruzioni, riciclaggi e reati societari posti in essere mediante il sistematico uso della forza e dell'intimidazione, sono solo alcuni dei reati contestati alle 31 persone indagate a vario titolo nell'ambito del procedimento per il quale il Tribunale di Firenze ha emesso l'ordinanza cautelare e i sequestri preventivi eseguiti nella giornata di ieri. Le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze hanno fatto luce su una ben radicata associazione per delinquere principalmente dedita all'acquisizione di società in crisi. Dopo l'offerta iniziale di aiuti e sostegni economici alle malcapitate aziende, il clan ne assorbiva completamente la gestione con contabilità principalmente gestite a "nero", mediante violenze e minacce tipiche degli appartenenti alle organizzazione mafiose. Queste losche manovre, che assicuravano agli appartenenti un elevato tenore di vita acquisendo proprietà regolarmente intestate a terzi, venivano finanziate con cospicui capitali prelevati di volta in volta da conti esteri. Fori di proiettile sulle portiere delle macchine, minacce a mano armata fino ad intimidazioni messe in atto mostrando la pistola infilata nella cinta dei pantaloni, sono solo alcuni dei metodi adottati nel corso degli anni da questa associazione criminale insediata in Toscana dalla metà degli anni '80. A dare il via alle indagini nell'ottobre del 2009 fu la testimonianza di un imprenditore che trovò il coraggio di denunciare alla polizia, un colpo d'arma da fuoco esploso sulla portiera della sua autovettura, da sicari riconducibili alle persone inquisite. Durante la deposizione emerse che l'uomo in affari, titolare di una ditta di giardinaggio di Castelfiorentino, proprio all'inizio del 2009 per fronteggiare un'improvvisa crisi finanziaria, accettò "l'aiuto" di un imprenditore campano, il principale indagato. Ma col passare del tempo il denunciate si accorse che il nuovo socio lo stava di fatto estromettendo da tutte le attività della propria impresa con mirate manovre aziendali. A queste sono seguite minacce e sistematiche aggressioni mafiose fino allo spoglio completo dei beni immobiliari della società. Oltre ad una lunga serie di estorsioni, tra gli episodi contestati all'organizzazione criminale spiccano anche altre analoghe azioni in danno di aziende dislocate tra le province di Firenze, Pisa e Prato. Una in particolare era stata assorbita dal clan per gestire le corse automobilistiche di rally al quale il capoclan e il figlio partecipavano come semiprofessionisti. Questa mattina la Sezione Criminalità Organizzata della Mobile fiorentina ha eseguito i provvedimenti cautelari e i sequestri preventivi emessi dal Gip presso il Tribunale di Firenze Dr. Antonio Angelo Pezzuti, su richiesta del P.M. titolare delle indagini Dr. Pietro Suchan, nei confronti dei soggetti che, con ruoli diversi e ben definiti, sono ritenuti i principali membri dell'organizzazione. All'operazione hanno collaborato anche i finanzieri del Gruppo di Formia che hanno concorso nell'esecuzione delle misure patrimoniali. I militari avevano messo in luce i complessi meccanismi fraudolenti posti in essere dai sodali, abilmente orchestrati da un noto professionista del sud pontino. L'imponente evasione fiscale (si stima un danno per le casse dello stato di circa 20 milioni di euro dal 2002 ad oggi), perpetrata dal gruppo criminale veniva infatti attuata mediante la mirata costituzione di società "cartiere" che emettevano fatture false a beneficio di società effettivamente operanti nel settore tessile che, attraverso la sistematica contabilizzazione, generavano fittizi crediti d'imposta impiegati poi il pagamento dei tributi attraverso l'istituto della "compensazione". Tale meccanismo permetteva dunque di svolgere una normale attività imprenditoriale ma "a costo zero", ossia senza versare imposte , il tutto ai danni dell'erario. Le società, che avevano una vita media di due/tre anni decorsi i quali venivano messe in liquidazione e sostituite con altrettante identiche, venivano intestate a "teste di legno" compiacenti che percepivano, per tale incombenza, una somma mensile variabile da 800 a 1500 euro. Il sistema truffaldino ha consentito al gruppo criminale di ottenere considerevoli vantaggi economici che venivano poi reinvestiti nell'acquisto di autovetture di lusso e proprietà immobiliari in Toscana, Sardegna e Campania.
13/12/2011

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