La Polizia di Stato fiorentina celebra il suo Santo Patrono San Michele Arcangelo con una Santa Messa officiata questa mattina nella Basilica fiorentina di San Lorenzo dall’Arcivescovo di Firenze Monsignor Gherardo Gambelli, concelebrata insieme al Cappellano provinciale Monsignor Luigi Innocenti, alla presenza delle autorità civili e militari, dei familiari delle vittime del dovere e dei caduti in servizio, di una rappresentanza dell’ANPS, nonché degli amici della grande famiglia della Polizia di Stato fiorentina.
“Carissimi fratelli e sorelle, un saluto ad ognuno di voi, alle autorità presenti, civili e militari. Un saluto soprattutto alla famiglia della Polizia di Stato, dal Signore Questore fino all’ultimo arrivato dei giovani agenti in prova. Saluto i familiari delle “Vittime del Dovere” e dei “Caduti in servizio”. Un saluto ai poliziotti in congedo, membri della sezione fiorentina dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato e al vostro Assistente Spirituale don Luigi, qui accanto a me nella concelebrazione.
È una gioia per me essere qui tra voi, per la prima volta come Arcivescovo di Firenze, a celebrare la festa del vostro patrono San Michele Arcangelo - Queste le parole di apertura delle celebrazioni di Monsignor Gherardo Gambelli.
La Polizia di Stato ha un Angelo, anzi un Arcangelo come suo patrono. È il principe degli Arcangeli.
Gli angeli sono creature solo spirituali, che vivono ed operano per la gloria di Dio, ed anzi sono suoi messaggeri incaricati della tutela delle singole persone e dei popoli. Per noi, credenti in Cristo, gli angeli sono il segno che Dio è vicino all’uomo e che il cielo di Dio è coinvolto con le vicende della terra e degli uomini. Come dice la lettera agli Ebrei, gli angeli sono “inviati in servizio, a vantaggio di coloro che sono chiamati a salvezza”. Nel cielo di Dio magnificano la sua bontà e lo lodano con il triplice “Santo, Santo, Santo, Signore Dio dell’universo”, come anche noi facciamo nell’inno del Prefazio durante la Messa.
Ho qui sotto gli occhi la preghiera a San Michele che in ogni vostra celebrazione eucaristica ed in ogni rito religioso viene solennemente proclamata.
In questa preghiera, che ogni poliziotto conosce e recita con devozione, ci si rivolge a lui, San Michele Arcangelo nostro celeste patrono.
Fu il Papa Pio XII che nel 1949 proclamò San Michele Patrono della Polizia di Stato, in omaggio alla lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni contro il male al servizio dei cittadini. Nella bolla papale con la quale avvenne tale proclamazione infatti il Papa scriveva: “nessuno mi è sembrato più adatto alla tutela della sicurezza pubblica e più confacente, di quel grande Principe della Corte celeste, per l’appunto l’Arcangelo Michele, essendo dotato di forza divina contro le forze delle tenebre”.
Nella lettera di Giuda, dove si accenna alla contesa tra Michele e il diavolo per il possesso del corpo di Mosè, Michele è nominato come Arcangelo. Tale appellativo, che appare per la prima e unica volta nella Sacra Scrittura, sembra inequivocabilmente ribadire la carica di comandante della milizia celeste.
Nella preghiera ci si rivolge a lui come a colui che ha vinto gli spiriti ribelli nemici della verità e della giustizia. Michele, il cui nome in ebraico significa “Chi è come Dio?” nell'iconografia infatti viene rappresentato proprio come un guerriero, un combattente, con la spada o la lancia nella mano e sotto i suoi piedi il dragone, simbolo di Satana, sconfitto in battaglia.
Michele è presentato nell'Antico Testamento, precisamente nel libro del profeta Daniele, come 'principe grande', ovvero capo supremo, che lotta per la difesa e la protezione del popolo d'Israele minacciato in quel momento dalla potenza persiana. Nel celebre combattimento celeste contro Satana, descritto dal libro dell’Apocalisse, che abbiamo ascoltato poco fa, Michele appare quale capo della schiera angelica fedele a Dio, che respinge sulla Terra il drago insieme a tutti gli angeli ribelli.
A questo grande combattente per la supremazia del bene contro le forze del male, nella preghiera si chiede come prima cosa di rendere forti e generosi i suoi protetti, i suoi poliziotti. Forti e generosi perché, come san Michele, i poliziotti sono chiamati ad essere dei combattenti. Quella di san Michele e dei suoi protetti è una lotta continua, da combattersi senza tregua. La lotta contro il male è una realtà quotidiana, nell’esistenza dell’uomo: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese. Se non si lotta, saremo sconfitti. Il Signore ha dato questo compito e missione principalmente agli angeli e alla loro guida l’arcangelo san Michele: di lottare e vincere. La lotta è dura ma la vittoria è sicura, così come è descritta nel canto finale dell’Apocalisse, innalzato alla fine di questa lotta: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte”.
I protetti di San Michele saranno dunque forti e generosi come lui, e sono coloro che, dice ancora la preghiera, con reverenza e nell’adesione alla legge del Signore, sono stati chiamati dalla Patria ad assicurare tra i suoi cittadini concordia, onestà e pace.
Sì, voi donne e uomini della Polizia siete chiamati, giorno dopo giorno, a un servizio così importante e decisivo per la serenità, la pace, la giustizia e la legalità nel nostro Paese.
È in questo contesto che la Polizia di Stato è chiamata a svolgere il proprio ruolo. Alla luce della parola che abbiamo ascoltato, essa svolge un’autentica missione per garantire e salvaguardare il bene comune. Quando la Polizia interviene, si trova di fronte a persone che spesso hanno ceduto alle lusinghe del male, ma la sua lotta, di fatto, non è solo “contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male” come scrive San paolo nella lettera agli Efesini.
E tutto questo avviene, come recita la preghiera, affinché, nel rispetto di ogni legge, sia alimentato lo spirito di umana fraternità. Il vostro lavoro infatti deve essere vissuto come “missione” al servizio degli altri. Per quello spirito di umana fraternità, specialmente a difesa dei più deboli e indifesi.
Garantire la legalità non è un lavoro qualsiasi, è una vocazione e una missione.
La vostra missione, tuttavia, non è quella di combattere le persone, ma di contrastare gli sbagli e i crimini compiuti dalle persone. Siete chiamati a distinguere sempre tra il male e l’uomo che compie il male: la persona, la sua dignità, merita di essere sempre rispettata, qualunque cosa abbia commesso. Il peccato e il reato invece no, non possono essere accettati, devono essere sempre combattuti con tutto l’impegno. Molte volte non è facile distinguere tra il peccato e il peccatore, tra il reato o l’illecito e colui che lo compie, però è necessario combattere il male e l’ingiustizia, mettendo quanti sbagliano nella condizione di non sbagliare più, con adeguate misure, che a sua volta necessitano di essere messe in atto senza secondo la legge. Dovete agire sempre proprio come gli angeli, cioè con lo spirito di chi è mandato per l’edificazione del bene. Non a caso tra la gente a volte si sente parlare di voi come degli “angeli” a motivo del valore di cura e custodia che caratterizza la vostra missione.
Proprio perché il vostro, più che un lavoro è una missione, allora, nell’ultima parte della preghiera a San Michele, si dice: imploriamo dal tuo Patrocinio rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri voleri, onestà agli affetti nostri.
Questo è un invito alla custodia prioritaria, quella di sé stessi, condizione essenziale per custodire al meglio chi e quanto ci circonda.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù, rivolgendosi a Natanaele, che diventerà poi uno degli Apostoli, dice: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Gesù dimostra di apprezzare le persone schiette, veraci, anche se peccatori, mentre non riesce a toccare la vita di coloro che, come tanti scribi e dottori della Legge, si presumono giusti e si mostrano impeccabili all’esterno, ma dentro sono falsi e incoerenti. Il «bene comune» va perseguito, ma anzitutto scelto personalmente: non può servirlo chi non lo viva!
Una missione, dunque, la vostra, da svolgere senza falsità. Si tratta di vigilare costantemente sulla propria vita, perché all’integrità dell’operato esterno corrisponda la trasparenza interiore. In questo l’azione e la presenza del vostro Cappellano vi è di supporto, nella cura della vostra vita personale e familiare, e nella custodia della vostra vita interiore.
E tutto questo, conclude la preghiera al Patrono: per la serenità delle nostre case, per la dignità della nostra terra.
La gente si aspetta questo da voi: la garanzia della serenità sociale e l’assicurazione dell’affermazione della dignità delle persone. Siate dunque orgogliosi di quanto fate e mantenete alta la qualità del vostro servizio e la capillarità della vostra presenza vicino alla gente, soprattutto alle famiglie che oggi sono quelle che soffrono di più della crisi in atto.
“Esserci sempre” è il motto che la Polizia di Stato mette in campo ogni giorno.
Vi ringrazio personalmente: grazie per esserci, per esserci sempre, e grazie per quanto fate con tanta passione e abnegazione.
Voglia San Michele benedire il vostro lavoro, rendere efficaci i vostri sforzi e sostenere i vostri affetti.
Vi affido tutti, insieme alle vostre famiglie e alle persone che vi sono care, alla materna protezione di Maria, la Regina degli Angeli e degli Arcangeli.
Amen”
Con queste parole l’Arcivescovo ha concluso il suo bellissimo messaggio di ringraziamento alle donne agli uomini della Polizia di Stato, dopo averne esaltato i valori e, naturalmente, i doveri.
Ringraziamenti alla Polizia di Stato fiorentina non sono poi mancati, nel corso delle celebrazioni, dal Questore Maurizio Auriemma che ha rivolto un saluto a tutti i presenti che con tanto entusiasmo hanno espresso, con la loro sentita partecipazione, l’apprezzamento per il lavoro svolto quotidianamente dall’istituzione che rappresenta con orgoglio in tutta la provincia di Firenze.
A rendere omaggio all’impegno di tutti i poliziotti che lavorano nella provincia di Firenze anche il Prefetto Francesca Ferrandino che, non essendo potuta essere presente oggi, ha rivolto le sue parole di apprezzamento alla Polizia di Stato lo scorso mercoledì nel corso di un saluto in via Zara.
Ultimata la cerimonia in San Lorenzo il Questore della provincia di Firenze e Monsignor Gherardo Gambelli hanno consegnato, nella caserma Dionisi in Lungarno della Zecca Vecchia, attestati e riconoscimenti premiali al personale della Polizia di Stato (anche in quiescenza) che si è particolarmente distinto in operazioni di polizia giudiziaria o soccorso pubblico. Alla cerimonia di consegna, oltre ai familiari dei premiati, erano presenti le vittime del dovere e i comandanti provinciali dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, nonché delle Forze Armate.